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Vertenze 29 Feb 2020

Gazzetta del Mezzogiorno, Fnsi e Assostampa Puglia e Basilicata: «È tempo di prendere decisioni»

Il sindacato al fianco dei lavoratori del quotidiano e del Cdr, impegnato a denunciare la crisi del giornale informando i lettori di quello che sta accadendo da quando, oltre un anno fa, all'azionista di maggioranza, l'editore Mario Ciancio Sanfilippo, sono state poste sotto sequestro con confisca le quote societarie della Edisud.

«È tempo di prendere decisioni sul futuro della Gazzetta del Mezzogiorno, principale organo di informazione di Puglia e Basilicata. Il Tribunale di Catania e il socio di minoranza di Edisud, Valter Mainetti, hanno il dovere di esprimersi con chiarezza sul destino del giornale e di tutti i lavoratori che sino ad oggi hanno consentito ai pugliesi e lucani di avere un giornale di riferimento che vanta 133 anni di storia». Così la Federazione nazionale della Stampa italiana e le Associazioni regionali di Stampa di Puglia e Basilicata sulla vicenda kafkiana in cui si trovano da oltre un anno i giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno, dopo che all'azionista di maggioranza, l'editore Mario Ciancio Sanfilippo, sono state poste sotto sequestro con confisca le quote societarie della Edisud, nell'ambito di un'inchiesta della Procura della Repubblica di Catania per presunto concorso esterno in associazione mafiosa.

«Dal 24 settembre 2018 lo Stato, attraverso il Tribunale e gli amministratori giudiziari nominati, ha assunto la gestione del giornale. L'obiettivo di avviare un processo di risanamento ha già comportato enormi sacrifici per tutti i lavoratori, ai quali non sono nemmeno state versate, in alcune mensilità, le retribuzioni. Ora, con il ritiro della domanda di concordato presso il Tribunale di Bari – prosegue il sindacato dei giornalisti – si mandano per aria tutte le misure che avrebbero dovuto garantire un futuro alla testata, ai giornalisti e a tutti coloro che vi lavorano. È dunque responsabilità dello Stato rispondere quanto prima a questa paradossale inversione di rotta, così come è dovere della società Denver, che fa capo all'imprenditore Mainetti, chiarire una volta per tutte se intende proseguire nella procedura annunciata tramite investimenti e garanzie finanziarie. Diversamente, si aprano le strade ad altre possibili offerte di acquisto, che pure sono in campo, in modo da consentire quell'operazione di salvataggio che la gestione commissariale non è stata in grado di svolgere».

«Il tempo è scaduto – ribadiscono Fnsi e Associazioni regionali di Stampa –. In questi mesi, nonostante gli accordi sindacali subito raggiunti con il Comitato di redazione per la tutela dei posti di lavoro dei giornalisti, si è temporeggiato sin troppo nella presentazione del piano concordatario rendendo vana la possibilità di sostegno da parte della Banca Popolare di Bari, perché nel frattempo l'istituto di credito è stato commissariato. Inoltre, insieme agli ulteriori sacrifici richiesti ai lavoratori, è stato avviato un discutibile e affrettato piano editoriale che ha comportato la chiusura di altre redazioni e la riduzione dell'informazione nei territori pugliesi e lucani tramite l'accorpamento delle edizioni. Si aggiunga lo stallo delle attività in cui sembra versare la società di raccolta pubblicitaria, Mediterranea, in attesa di un annunciato passaggio di consegne. Così facendo, in assenza di iniziative serie e immediate da parte dei custodi giudiziari di Catania e dei responsabili amministrativi, il rischio del fallimento è alle porte. I giornalisti hanno il diritto, una volta per tutte, di sapere se è questo il destino che li aspetta o se – entro le scadenze indicate dal Tribunale di Bari – saranno messe in campo altre misure».

PER APPROFONDIRE
Di seguito il comunicato del Comitato di redazione pubblicato oggi anche sul sito web del quotidiano.

«Cari Lettori, non c'è più tempo. E lo abbiamo spiegato a coloro che in queste ore si stanno interessando e anche appassionando alle vicende che potrebbero portare la "Gazzetta" a una chiusura. Ipotesi contro la quale lotteremo con tutte le nostre forze e con quelle di chi vorrà condividere questa difficile prova». Questo l'incipit della terza lettera di denuncia del giornalisti del quotidiano di Puglia e Basilicata. «Nell'ultimo anno e mezzo – spiega il Cdr – abbiamo accettato responsabilmente (insieme ai poligrafici) di fare la nostra parte per contribuire all'equilibrio dei conti e alla sostenibilità dell'Edisud, la società editrice. Abbiamo accettato sacrifici economici importanti, anche se inspiegabilmente alcuni quadri amministrativi godevano di una condizione di miglior favore e alcuni manager e consulenti ritiravano lo stipendio pieno spostandosi in auto di lusso con rimborsi a pie' di lista, a spese di una azienda descritta come in difficoltà. Raccontiamo questi dettagli solo per offrire un quadro completo della situazione, non per vittimismo. Ma nell'ultimo anno e mezzo abbiamo anche fatto altro, e lo rivendichiamo con orgoglio: ci siamo opposti, finché abbiamo potuto, a tutte le scelte gestionali che si sono rivelate puntualmente scellerate. Alcune delle quali sono state anche segnalate alle autorità giudiziarie».
Nell'ultimo anno e mezzo, incalzano i giornalisti, «l'Edisud è stata affidata, dal Tribunale di Catania, in forma commissariale ai consulenti siciliani Angelo Bonomo e Luciano Modica che da subito hanno continuato ad avvalersi di Franco Capparelli, direttore generale nominato fin dal 2014 da Mario Ciancio Sanfilippo, il cui pacchetto azionario di maggioranza della società è sottoposto dal 24 settembre 2018 a sequestro-confisca per effetto di una imputazione per concorso esterno in associazione mafiosa (inchiesta nella quale la "Gazzetta" è totalmente estranea). Il peso dei debiti pregressi ha portato la società a chiedere un concordato prenotativo, poi ritirato il 19 febbraio scorso al Tribunale fallimentare di Bari. Per evitare il fallimento serve un impegno concreto del socio di minoranza Valter Mainetti: venuto meno il sostegno finanziario della Banca Popolare di Bari, Mainetti deve decidere nelle prossime settimane se garantire una nuova procedura con proprie sostanze o rinunciare definitivamente. L'alternativa sarebbe l'ingresso nella procedura di nuovi imprenditori, in sostegno o in concorrenza con Mainetti. Ma il tempo stringe. L'imprenditore ed editore Giampaolo Angelucci ha formulato una proposta di acquisto di ramo di azienda (vuole comprare con 5 milioni testata, sito web e archivio storico) che assorbe solo 30 giornalisti, proposta che scade il 17 marzo prossimo. Se qualcuno è interessato, è il momento di farsi avanti: troverà una redazione viva, agguerrita e con una esperienza invidiabile, ancora protagonista e leader sul territorio».
Prosegue il Comitato di redazione: «Il quadro si completa con la complessa vicenda della raccolta pubblicitaria, linfa vitale per qualunque giornale. Ne è incaricata la società Mediterranea, controllata dalla Edisud. Inspiegabilmente la Mediterranea ha sempre promosso la raccolta pubblicitaria locale anche per i concorrenti del Corriere del Mezzogiorno. Ha deciso di chiudere lo sportello al pubblico per annunci, inserzioni e necrologie, notevoli fonti di guadagni certi in un settore commerciale dove la "Gazzetta" è monopolista sul territorio. Infine, ha stretto accordi con il gruppo editoriale Riffeser-Monti (di quell'Andrea Riffeser presidente della Federazione editori) per cedere l'incarico della raccolta pubblicitaria. A condurre la Mediterranea è Franco Capparelli, lasciato alla presidenza della società da Bonomo e Modica anche dopo che il Tribunale di Catania, su insistenza dei giornalisti della "Gazzetta" ha rimosso Capparelli dai suoi incarichi in Edisud. Scelta incomprensibile, poiché gli ha consentito di continuare a gestire i flussi di cassa indispensabili alla vita del giornale».
Il futuro di Mediterranea, conclude il Cdr, «è strategico per il futuro della "Gazzetta": detiene la proprietà del marchio "La Gazzetta Del Mezzogiorno" e del palazzo di via Scipione l'Africano, abbandonato dal 2014 per occupare due piani in affitto in piazza Moro a 200mila euro l'anno. Nel frattempo per la sede storica, sottoposta a due ipoteche, è stato firmato un contratto preliminare di vendita, concluso il quale, Edisud e Mediterranea potrebbero fondersi. Il futuro di queste due società sembra indissolubilmente legato alla sopravvivenza del giornale, che non può morire in un'aula di tribunale dopo 133 anni di storia».

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