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Fnsi 02 Dic 2002

Fnsi, legge e codici su comunicazione, minori e par condicio Giornalisti esclusi da consultazioni

Fnsi, legge e codici su comunicazione, minori e par condicio Giornalisti esclusi da consultazioni

Fnsi, legge e codici
su comunicazione,
minori e par condicio
Giornalisti esclusi
da consultazioni

Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Paolo Serventi Longhi, ha inviato al Ministro delle Comunicazioni, On.le Maurizio Gasparri, e all’Autorità Garante per le Comunicazioni, Prof. Enzo Cheli, la seguente lettera: “Appare davvero singolare e preoccupante la decisione del Ministero delle Comunicazioni di escludere gli organismi rappresentativi del mondo del lavoro, ed in particolare dei giornalisti, da tutte le iniziative, legislative e sociali, che negli ultimi tempi sono state assunte dallo stesso dicastero in materia di comunicazione. La Federazione della Stampa, nelle scorse settimane, ha avuto modo di sottolineare come, dopo una riunione collegiale di tutti i soggetti interessati, i rappresentanti della categoria non abbiano potuto intervenire con proposte e suggerimenti sulla riforma della comunicazione proposta dal Ministro Gasparri e trasmessa in Parlamento. Domani la Fnsi, così come il Consiglio Nazionale dell’Ordine e le altre organizzazioni sindacali del settore, sarà ascoltata dalle Commissioni riunite Cultura e Trasporti della Camera. Si tratterà, però, di una utile consultazione parlamentare che viene, però, a valle di una proposta governativa assunta senza rispettare l’impegno ad un coinvolgimento fattivo delle organizzazioni dei giornalisti. Particolarmente grave, inoltre, è la realizzazione, formalizzata venerdì scorso, di un codice di autoregolamentazione sulla Tv e i minori senza alcuna partecipazione dell’Ordine e del Sindacato dei Giornalisti. La Fnsi ricorda il grande lavoro delle organizzazioni di categoria per la realizzazione della Carta di Treviso e di tutte le forme dell’autoregolamentazione giornalistica su una materia tanto delicata. In altre epoche fummo invitati e partecipammo attivamente a tavoli di confronto sull’informazione e i minori. Stavolta proprio nulla: il codice contiene un ampio capitolo dedicato all’informazione, prevede sanzioni, costituisce un comitato di verifica ed affida all’Autorità Garante poteri importanti. Delle responsabilità e del ruolo dei direttori responsabili, dei dirigenti giornalistici e di migliaia di colleghe e colleghi sembra non interessi nessuno, quando poi il codice può applicarsi a tutte le testate giornalistiche televisive. Ciò chiama in causa direttamente noi giornalisti ed il nostro lavoro, giudicati da comitati dei quali non facciamo parte e verificati dall’Autorità che rispettiamo ma nella quale non abbiamo ovviamente ruolo. Proprio nei giorni scorsi, inoltre, il Ministro Gasparri ha annunciato un altro codice di autoregolamentazione delle aziende dell’emittenza per quanto riguarda la par condicio. Una legge, questa, che non va abolita ma profondamente modificata nel senso di rispettare alcuni principi rigorosi di pluralismo e di rispetto delle diverse opinioni. E’ quindi positivo enfatizzare l’autoregolamentazione, ma soltanto che se questa può effettivamente riguardare tutti i soggetti, e non solo le imprese ma anche coloro che l’informazione politica la fanno sul campo, anche nei periodi preelettorali. Occorre quindi che anche questa autoregolamentazione investa direttamente il ruolo e le responsabilità dei giornalisti, che tanto per cambiare, sono stati esclusi da qualunque consultazione o coinvolgimento”. Roma, 29 novembre 2002 Codice autoregolamentazione Tv: Siddi, luci, ombre e comitato monco Il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, ha dichiarato: Il nuovo Comitato, previsto dal “codice di autoregolamentazione sulle Tv”, presentato oggi dal Ministro Gasparri, nasce come un organismo ''monco''. I giornalisti, infatti, ne sono totalmente esclusi, quasi che oggi questa materia riguardasse solo il problema della fascia oraria e i programmi. E’ ciò è paradossale se si pensa al fatto che il “Codice” che il Comitato, peraltro senza “sede” e senza “risorse”, dovrà far applicare contiene espliciti riferimenti alle Carte dei giornalisti (Treviso, Doveri, Codice deontologico sulla riservatezza), e contiene anche un lungo paragrafo di regolamentazione dei “Programmi di informazione”. Se il Governo, il Parlamento Italiano, i cittadini italiani hanno realmente consapevolezza che la televisione è anche un “problema” per i loro figli, che è una baby sitter comoda ma che nello stesso tempo può essere nociva, la via c’è e passa per una più forte responsabilizzazione degli operatori e attraverso un serio, indipendente ed efficace organismo di valutazione e dei reclami e di sanzionamento. Per i giornalisti e l’informazione delle televisioni, è fermissimo auspicio che il Giurì, contenuto nella proposta che l’Ordine dei Giornalisti ha presentato, sia anch’esso posto nelle condizioni di autorevolezza, autonomia e possibilità anche tecniche per esercitare realmente le funzioni di vigilanza e controllo rispetto alle segnalazioni dei cittadini e degli utenti. Il nuovo Codice contiene la positiva previsione, in via generale, di sanzioni per le violazioni nei programmi. Ma appare ambiguo sul resto, non esplicitando chiaramente il suo riferimento ai telegiornali, che rappresentano la massima espressione dell’informazione televisiva, giacché attribuisce ai soli editori televisivi responsabilità e poteri che sono, come bene sappiamo, anche dei direttori, a norma della Legge sulla stampa ed a norma del Contratto nazionale di lavoro, appare ambiguo. Come giornalisti, da qui non si può prescindere. Siamo comunque chiamati al rispetto della deontologia, ai principi che - definendoci “amici dei bambini”- ci siamo dati. E questo anche sapendo che non svolgiamo e non siamo chiamati a svolgere una funzione pedagogica. Il rispetto della deontologia e la salvaguardia del diritto di cronaca debbono trovare delle sintesi intelligenti e convincenti nella professionalità.

@fnsisocial

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