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Cronaca 11 Nov 2007

Fnsi: "Inaccettabili le modalità della conferenza stampa del questore di Arezzo sulla morte del tifoso laziale: vietate le domande" Gli ultras aggrediscono giornalisti e operatori tv: la solidarietà ai colleghi

Il segretario generale della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, definisce ''inaccettabili'' le modalita' della conferenza stampa svoltasi l'11 novembre in Questura, ad Arezzo, sulla vicenda del tifoso laziale ferito mortalmente da un agente di polizia

Il segretario generale della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, definisce ''inaccettabili'' le modalita' della conferenza stampa svoltasi l'11 novembre in Questura, ad Arezzo, sulla vicenda del tifoso laziale ferito mortalmente da un agente di polizia

''Massimo rispetto, come sempre - dice Serventi Longhi - per il delicatissimo lavoro che le forze di polizia sono chiamate a fare quando, come in queste ore, sono alle prese con le troppe frange violente del tifo calcistico. Ma lo stesso rispetto lo dobbiamo al dolore della famiglia e degli amici di Gabriele Sandri. Per questo il sindacato dei giornalisti - aggiunge - giudica inaccettabile il modo in cui il Questore di Arezzo Vincenzo Giacobbe e il portavoce della Polizia Roberto Sgalla si sono comportati durante la conferenza stampa che si e' svolta nel tardo pomeriggio. Ai giornalisti e' stato impedito di fare domande, mentre il Questore forniva una ricostruzione palesemente priva di credibilita' ''. ''Proprio perche' si tratta di situazioni tanto difficili - dice ancora Serventi Longhi - i cittadini non possono essere privati di un'informazione completa, corretta e veritiera. I giornalisti devono poter continuare a fare il loro mestiere, nel raccontare tanto le indagini su un evento tragico quanto le violenze dei teppisti, che ancora una volta oggi si sono rivolti anche contro gli operatori dell'informazione''. (ANSA) Forte tensione, una sassaiola contro un commissariato di polizia, razzi e fumogeni verso la sede Rai, due giornalisti e due teleoperatori aggrediti. Ma per fortuna, nessun incidente paragonabile ad altre situazioni vissute oggi in seguito all'uccisione del tifoso laziale sull'autostrada. Questo il bilancio di un pomeriggio in cui centinaia di ultras di Inter e Lazio hanno percorso in lungo e in largo una parte di Milano, dopo che la partita Inter-Lazio era stata rinviata a San Siro. Le due tifoserie sono storicamente unite da un gemellaggio che oggi si e' stretto contro due obiettivi: forze dell'ordine e giornalisti. La loro marcia rabbiosa e' iniziata dal piazzale di San Siro, non appena si e' sparsa la notizia che Gabriele Sandri era stato ucciso da un proiettile sparato da un poliziotto. I tifosi comuni, amareggiati per la piega che stava prendendo la loro domenica calcistica, se ne sono andati pacificamente. E, mentre i tifosi dell'Olimpia lasciavano il Forum dove era in corso il derby di basket, Milano-Varese, circa quattrocento sostenitori, nerazzurri e biancocelesti, si sono raccolti dietro due striscioni (''Amato dimettiti'' e ''Per Raciti fermate il campionato, la morte di un tifoso non ha significato'') e hanno cominciato a marciare attorno allo stadio inneggiando al laziale ucciso (''Gabriele uno di noi'') e contro le forze dell'ordine (''Assassini, assassini''). Teste rasate, qualche passamontagna e cappucci tirati sul viso, ragazzi ma anche diverse ragazze. Parte la marcia, e anche la caccia al giornalista. Nei pressi dello stadio Meazza, si staccano dal corteo alcuni violenti che aggrediscono due cronisti della carta stampata, colpevoli di ficcare troppo il naso per fare il proprio lavoro. Ma peggio va a un operatore di Mediaset, costretto ad andare in ospedale per farsi medicare le ferite. Mentre un suo collega della Rai poco dopo si vede distruggere la telecamera e rubare la videocassetta sui cui ha appena registrato le immagini degli ultras che lanciano sassi e bottiglie contro il commissariato San Siro di via Novara, a poche centinaia di metri dallo stadio. Da li' il corteo, a questo punto dimezzato, si muove alla volta della sede Rai di corso Sempione, sempre indisturbato. Infatti la polizia sceglie il profilo piu' basso possibile (monitorando la situazione con gli occhi discreti della Digos), per evitare in ogni modo di offrire agli ultras la scintilla che potrebbe dare il via agli scontri. Solo di fronte alla sede Rai si manifestano una quarantina di divise in tenuta antisommossa. Ma anche da qui, dopo una mezz'ora di insulti, cori provocatori e qualche fumogeno lanciato contro gli agenti schierati davanti all'ingresso, gli ultras se ne vanno, e puntano al cuore della citta'. Verso le sei di sera, ormai ridotto a una cinquantina di sostenitori, il corteo marcia lungo via Dante fino a piazza Duomo, affollata di passanti, dove ad attendere i tifosi ci sono - sempre discretamente appostati - un centinaio tra poliziotti e carabinieri. Dopo un paio d'ore arrivano i 'rinforzi' della curva del Milan e iniziano i conciliaboli sul 'che fare'. Lo striscione resta arrotolato per terra, i cori contro la polizia si sprecano, c'e' un misto di pugni chiusi e saluti romani, ma ormai la vis violenta sembra sopita anche se il 'presidio' va avanti nel corso della serata.(ANSA) CDR RAI MILANO: "SOLIDARIETA' AI COLLEGHI E CONDANNA DEGLI EPISODI DI VIOLENZA" Il CdR della Rai di Milano ''esprime solidarieta' ai colleghi e condanna senza riserve l'ennesimo episodio di violenza e intolleranza verso la liberta' di informazione''. ''Un nostro collega giornalista telecineoperatore della Rai di Milano - spiega in una nota il comitato di redazione - e' stato oggi aggredito e malmenato da ultras dell'Inter durante un corteo di protesta dopo l'uccisione di un tifoso laziale. Gli e' stata rotta la telecamera e sottratta la documentazione visiva. Il collega ha subito delle contusioni e ha una prognosi di dieci giorni. Un'altra aggressione e' avvenuta nei confronti di un collega di Mediaset''. (ANSA) NEGRI (ASSOCIAZIONE LOMBARDA DEI GIORNALISTI): "INTOLLERABILE CHE SI TENTI DI IMBAVAGLIARE L'INFORMAZIONE" L'Associazione lombarda dei giornalisti (Alg) esprime ''solidarieta''' a tutti i giornalisti e agli operatori televisivi e dell'informazione ''vigliaccamente'' aggrediti oggi a Milano dagli ultras di Inter e Lazio e ''profondo cordoglio'' per il tifoso rimasto ucciso. ''E' intollerabile - ha sottolineato Giovanni Negri, presidente dell'Alg - che si tenti di imbavagliare l' informazione con la violenza e le minacce prendendo di mira lavoratori responsabili solo di fare rigorosamente la loro professione. In particolare ai colleghi Alberto Robellino e Carmelo Ferrara va il nostro augurio di tornare presto in attivita''' ''Allo stesso tempo - ha concluso Negri - chiediamo a Prefetto e Questore, a cui va tutta la nostra stima, di garantire l'esercizio della liberta' di informazione''. (ANSA) VERNA (USIGRAI): "E' VILE AGGREDIRE CHI LAVORA" «È vile aggedire, trovandosi in gruppo chiunque, e soprattutto chi sta lavorando.Solidarietà al collega telecineoperatore della Rai di Milano e a tutti i giornalisti e fotografi di altre emittenti , testate e agenzie, che sono stati al centro di aggressioni, avvenute o tentate, o anche di semplici intimidazioni.» Lo detto il segretario dell'Usigrai, Crlo Verna, sottolineando che «Il dovere di raccontare non è stato frenato dalla rabbia cieca, che è violenza ingiustificabile, anche se nasce come reazione ad un grave, tragico fatto, come la morte di un giovane tifoso. Sottolineo in questa giornata nera non solo per lo sport, ma per il Paese, l'impegno profuso da tanti colleghi della radio e della televisione del servizio pubblico, l'edizione straordinaria del Tg Sport e tutti gli sforzi anche per rimontare la mancanza di mezzi adeguati per la diretta dagli stadi, visto che la Rai non ha più i primi diritti televisivi per la serie A.» (AGI) ASSOCIAZIONE STAMPA ROMANA: "SOLIDARIETA' AL FOTOGRAFO DELL'ANSA AGGREDITO DAGLI ULTRAS" Solidarieta' dell'Associazione Stampa Romana al fotografo dell'Ansa aggredito oggi a Roma e ai due cronisti picchiati a Milano. Una nota dell'associazione invita ''tutti i soggetti in campo a stemperare la tensione e a non attaccare la liberta' di stampa, perch‚ i giornalisti, in questo come in altri momenti, hanno il diritto-dovere di raccontare come sono avvenuti i fatti''. (ANSA)

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