La Federazione nazionale della Stampa e l'Associazione lombarda dei giornalisti sono a fianco dei colleghi omosessuali del gruppo Hearst Magazines Italia e Hearst Marie Claire che stanno subendo, se non nelle intenzioni nei fatti, un trattamento discriminatorio.
Tutto ha avuto inizio dopo la richiesta di congedo
matrimoniale da parte di un collega che si è sposato a New York (sede, tra l’altro,
della casa madre di Hearst). Dopo un iniziale rifiuto, motivato dal fatto che
la legge italiana non ammette l'unione tra persone dello stesso sesso,
l’azienda, a seguito della trascrizione del matrimonio per mano del sindaco di
Milano nei registri di Stato civile, ha deciso di concedere al collega il
congedo. Tuttavia, Hearst ne ha arbitrariamente stabilito in 15 giorni la
durata, mentre il contratto nazionale di lavoro giornalistico ne prevede 20.
L’azienda ha così sancito una discriminazione tra giornalisti eterosessuali e
giornalisti omosessuali, laddove l'intento sarebbe stato quello di appianare
una differenza.
Inutili sono state le proteste dei CdR, dell’Associazione lombarda dei
giornalisti e della Federazione nazionale della Stampa, che hanno chiesto
all'azienda di tornare sulla sua decisione perché, se si decide di riconoscere
un diritto, si deve farlo in toto e non solo parzialmente.
La Fnsi e l'Alg affermano con forza la loro opposizione alle discriminazioni
nei confronti dei lavoratori omosessuali, un'opposizione che viene da lontano:
ricordiamo che la Casagit, oltre dieci anni fa, equiparò i conviventi more
uxorio dello stesso sesso ai coniugi per quanto riguarda l'assistenza sanitaria
integrativa ai giornalisti.
Fnsi e Alg, assieme ai Cdr del gruppo Hearst Magazines Italia e Hearst Marie
Claire, chiedono all'azienda, questa volta pubblicamente, di riconoscere ai
colleghi omosessuali congedo identico a quello dei giornalisti eterosessuali. E
ribadiscono, pur plaudendo ai principi dell'iniziativa, che non è accettabile
l'idea di "modulare" un diritto sulla base dell'orientamento sessuale
di un individuo.