Sindacato giornalisti Marchigiani e Associazione Stampa Toscana al fianco dei colleghi dei Comitati di redazione dei quotidiani il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno, Qn e Quotidiano.net contro la decisione del gruppo Editoriale Nazionale, di proprietà del presidente degli editori Fieg Andrea Riffeser Monti, di accorpare alcune edizioni locali a partire da gennaio 2023.
«Il Sigim – si legge in una nota del Sindacato Giornalisti Marchigiani – è e sarà al fianco delle colleghe e dei colleghi del Resto del Carlino per contrastare la sciagurata iniziativa dell'Editoriale Nazionale di non stampare più dal 1° gennaio nello stabilimento di Loreto, accentrando questa attività a Bologna, con conseguenze pesanti sulla qualità dell'informazione nelle Marche. Tutto ciò significa una vera e propria smobilitazione del Carlino nella nostra Regione. Un impoverimento che si tradurrà nella cancellazione delle edizioni di Ancona e Macerata, unite in un unico giornale a 24 pagine, divise a metà tra le 2 realtà, che comporterà il dimezzamento della foliazione. Insomma un salto all'indietro di decenni».
L'auspicio dell'Assostampa, prosegue la nota, è «di avere al nostro fianco in questa battaglia di civiltà il presidente della Regione Francesco Acquaroli, i sindaci dei 2 capoluoghi, Valeria Mancinelli e Sandro Parcaroli e tutte le altre istituzioni interessate per scongiurare questa demolizione del patrimonio del Carlino, bloccando gli accorpamenti e salvando così la presenza e l'identità del quotidiano nelle zone di riferimento».
Altro aspetto della vicenda denunciato dai Cdr è che alla riduzione dell'informazione cartacea non corrisponde una valorizzazione di quella online, «considerato che i progetti per i portali cittadini sono ancora da definire e in ritardo. A tutti i giornalisti del Gruppo Riffeser, intanto, è stata avanzata una nuova e pesante richiesta di ammortizzatori sociali per il 2023», riporta ancora il Sigim.
Dello stesso tenore l'intervento dell'Associazione Stampa Toscana, «schierata al fianco del Cdr e dei colleghi, sia de La Nazione che de Il Resto del Carlino, che si sono visti presentare dall'editore, per l'ennesima volta, un piano che prevede il taglio degli stipendi, già falcidiati da una pesante cassa integrazione, e accorpamenti delle edizioni locali che finiranno per impoverire i giornali e rendere assai più complicato l'impegno di chi ci lavora. Tutto questo – scrive il sindacato toscano – mirato alla ricerca di un rilancio che, inseguito da tanti anni, non ha mai sortito effetti tranne quello di rendere sempre vano il sacrificio economico dei giornalisti».
Dal primo gennaio 2023, ricorda anche l'Ast, i lettori de La Nazione di Grosseto, Livorno e Pisa troveranno in edicola una miscellanea di notizie di tre province diverse. «Il timore dei Cdr, condiviso in pieno dall'Associazione Stampa Toscana, è che l'informazione omologata di territori diversi possa provocare un tracollo delle vendite, con pesanti ricadute sui posti di lavoro e soprattutto sul diritto dei cittadini ad essere informati. Mentre l'editore presidente degli editori, Andrea Monti Riffeser, sta chiedendo nuovi aiuti governativi al sottosegretario Alberto Barachini, promettendo invece un'informazione di qualità», conclude il sindacato regionale, che si unisce all'appello dei Cdr alle istituzioni «affinché intervengano per evitare che questo devastante piano veda la luce».
Intanto i Comitati di redazione delle testate del gruppo hanno scritto al sottosegretario Alberto Barachini, al presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli e all'imprenditore Diego Della Valle per illustrare la vicenda e spiegare le proprie ragioni, chiedendo un loro intervento per «scongiurare questa ennesima operazione autolesionista».
I Cdr sottolineano, fra l'altro, che «al momento il Gruppo garantisce il mantenimento dei posti di lavoro, ma tutto questo si ripercuoterà in maniera irreversibile sulle vendite di copie e sugli introiti pubblicitari provocando quindi danni inestimabili anche all'occupazione e alle nostre buste paga».
Ricordando che «da decenni Riffeser attinge a piena mani a fondi statali, ricorrendo a contratti di solidarietà, cassa integrazione e prepensionamenti», i rappresentanti sindacali rilevano, infine, che «questo ennesimo taglio, che segue quelli che negli anni hanno interessato le edizioni del Giorno, con conseguenze drammatiche sulle vendite, decreterà una riduzione sostanziale dell'informazione in questi territori non garantendo quindi ai cittadini il diritto di essere informati».