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Fnsi 14 Dic 2003

Ddl Gasparri, Siddi: "E' la crisi di un sistema che ha perso i valori la causa del calo di vendite dei giornali" La preoccupazione del Corecom per il futuro delle emittenti locali Il ministro 'corregge' Berlusconi: "I giornali n

Ddl Gasparri, Siddi:"E' la crisi di un sistemache ha perso i valorila causa del calo di vendite dei giornali"La preoccupazione del Corecomper il futuro delle emittenti localiIl ministro 'corregge' Berlusconi:"I giornali non sono uno strumento obsoleto, ma le vendite sono ferme a quelle del 1938"

Ddl Gasparri, Siddi:
"E' la crisi di un sistema
che ha perso i valori
la causa del calo di vendite dei giornali"
La preoccupazione del Corecom
per il futuro delle emittenti locali
Il ministro 'corregge' Berlusconi:
"I giornali non sono uno strumento obsoleto, ma le vendite sono ferme a quelle del 1938"

Il calo di vendite dei giornali italiani e' dovuto alla ''crisi di un sistema capitalistico che ha perso i valori su cui era fondato''. Lo ha detto il presidente della Fnsi, Franco Siddi, a proposito delle affermazioni sul tema, nei giorni scorsi, del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. ''C'e' la tendenza - ha detto Siddi, intervenendo a Venezia, ad un incontro dell'Ussi - a considerare i giornali una merce qualsiasi da far viaggiare e, possibilmente, da vendere, magari insieme alla pubblicita'. La visione imprenditoriale e' quella di 'insaccare' parole, senza curare la ricerca e la testimonianza diretta''. Secondo Siddi, ''gli editori pensano che ogni problema di azienda, siano gli scontri tra soci o investimenti finanziari sbagliati, deve essere pagato attraverso l'espulsione dei giornalisti o il ricorso ai precari; alla fine quello che si offre e' un giornale cattivo, che il lettore non ritiene piu' utile''. ''Tanti giornalisti - ha concluso il presidente Fnsi - sono sottoposti ad attivita' di pressione e intimidazione, non tanto se vogliono esprimere dissenso, ma anche una semplice opinione sulle linee editoriali. E' l'esercizio libero della professione che e' messo sempre piu' a rischio''. (ANSA). Preoccupazione per il futuro delle emittenti locali (oltre 700 televisioni e 1.200 radio), strette tra il duopolio Rai/Mediaset dopo la legge 'Gasparri' e' stata espressa a Trento nell'incontro di insediamento della Presidenza della Conferenza Nazionale dei Corecom, i Comitati regionali per le comunicazioni. Questi organismi, che alle funzioni di consulenza per le Regioni aggiungono quella di ''organi funzionali'' dell'Autorita' per le Garanzie nelle Comunicazioni, hanno eletto di recente la nuova presidenza. All'incontro di insediamento erano presenti il presidente, Giuseppe Scarcia, Enrico Viola, Luigi Scaglione, il presidente e vicepresidente dell'organismo trentino, Aldo Pedrotti e Riccardo Ghepardi, e il segretario generale della Conferenza, Enrico Paissan. Nel corso dei lavori, informa una nota della segreteria, si e' discusso del percorso tecnologico che nei prossimi anni dovrebbe portare alla rivoluzione digitale e che, secondo i Corecom, ''si scontra con una ristrettezza delle risorse economiche a disposizione delle emittenti locali, visto che circa il 92% delle risorse pubblicitarie e' drenato dal due soggetti dominanti del mercato, con grave pregiudizio per il futuro sviluppo tecnologico dell'emittenza locale''. Di qui l'esigenza, prosegue la nota, ''che il sistema delle autonomie scenda in campo rivendicando con decisione un proprio ruolo, soprattutto dopo la riforma del Titolo V della Costituzione che ha assegnato alle Regioni e Province autonome precise competenze in materia di comunicazione''. La Conferenza dei Corecom ha quindi deciso di attivarsi presso i soggetti a vario titolo coinvolti nella materia, dal Ministero all'Autorita' per le Comunicazioni, alle competente commissioni parlamentari, alle Associazioni rappresentative del settore e alle Giunte e Consigli regionali. (ANSA). ''Piu' che l'allarme dell'Ocse, mi preoccupano le affermazioni fatte dal direttore generale della Rai secondo cui se la legge sul riordino del sistema radiotelevisivo non entrasse in vigore il taglio della pubblicita' su Raitre potrebbe provocare gravi squilibri e perdita di occupazione all' interno dell' azienda''. Lo ha detto il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, intervenuto a Taurianova ad un'iniziativa per la presentazione del Codice per la tutela dei minori. ''Le affermazioni di Cattaneo, comunque - ha aggiunto Gasparri - dimostrano che la legge e' importante anche per garantire alla Rai stabilita' e sviluppo. Per quanto riguarda le altre osservazioni, compresa quella del rappresentante dell'Ocse, non sono da prendere in considerazione perche' fatte da persone che in realta' non conoscono la legge''. ''Non direi che i giornali sono un prodotto obsoleto. Non c'e' dubbio, pero', che nel nostro Paese c'e' un problema che riguarda la diffusione dei giornali, visto che la vendita e' ferma ancora a cinque milioni di copie, come nel 1938'': ha aggiunto il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri. ''Credo dunque che gli editori - ha aggiunto Gasparri - debbano fare degli sforzi per andare maggiormente incontro ai gusti del pubblico. La mia e' una constatazione di mercato riguardo una situazione in cui c'e' la televisione, c'e' Internet e ci sono tanti mezzi di comunicazione. Gli editori di giornali si stanno sforzando di promuovere il loro prodotto con iniziative promozionali che da anni ormai accompagnano la diffusione. Io pero' mi auguro che siano capaci di trovare delle idee per ottenere un favore maggiore da parte del pubblico. Non voglio assegnare patenti di qualita' o mettere aggettivi. Sono un giornalista e mi dispiace che in Italia i giornali vendano cosi' poco''. Secondo Gasparri, ''il problema con cui occorre fare i conti non e' quello della pubblicita', ma della qualita' del prodotto. Per esempio in altri Paesi europei ci sono i cosiddetti giornali popolari che hanno una larga diffusione e che in Italia non esistono. Io non faccio l'editore, ma se lo fossi constaterei che nel nostro Paese non si riesce ad aumentare la diffusione dei giornali. E' questa la questione da affrontare e non si puo' attribuire la colpa di questa situazione soltanto alla pubblicita', che rappresenta soltanto un aspetto del problema. Personalmente sono dispiaciuto di questa situazione perche' i giornali consentono una riflessione piu' matura ed attenta di quanto non faccia la televisione''. (ANSA).

@fnsisocial

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