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Fnsi 22 Lug 2003

Ddl Gasparri, Serventi: “Complimenti a Berlusconi e Fede” Siddi: “Lo squilibrio elevato a sistema” Protesta l'Assostampa Subapina

Ddl Gasparri, Serventi: “Complimenti a Berlusconi e Fede” Siddi: “Lo squilibrio elevato a sistema”Protesta l'Assostampa Subapina

Ddl Gasparri, Serventi:
“Complimenti a Berlusconi e Fede”
Siddi: “Lo squilibrio
elevato a sistema”
Protesta l'Assostampa Subapina

Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Paolo Serventi Longhi, ha dichiarato: "Complimenti a Emilio Fede che, con l'aiuto di bagnini provetti e di opportune ciambelle di salvataggio, resta sulla terra e non vola sul satellite. Complimenti a Silvio Berlusconi che aumenta tariffe e cespiti pubblicitari, arricchiti da televendite e telepromozioni, a danno della Rai e della carta stampata. Complimenti al Presidente del Consiglio, il cui conflitto di interessi viene risolto tutelando il suo "diritto" a mantenere la proprietà di Mediaset. Con tanti saluti al pluralismo, alla libertà di informazione ed alle sentenze della Corte Costituzionale. La maggioranza alla Camera ed al Senato sta svolgendo il proprio compito con dedizione e rigore. Come recita il titolo di un quotidiano bolognese vicino alla maggioranza di Governo: "Legge Gasparri, licenza alle tv di uccidere i giornali". Il Presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Franco Siddi, comunica: “Il Ddl Gasparri, lungi dal diventare legge di sistema e di garanzie, eleva a sistema solo gli squilibri del settore. Il servizio pubblico RAI è privato d’anima e d’identità da un disegno che metterà azioni sul mercato senza privatizzarla ma anche senza esaltarne, come necessario, il carattere pubblico e di garanzia. La carta stampata è punita da una eliminazione dei tetti antitrust e dalla presa d’atto del primato delle concentrazioni delle risorse intorno alle televisioni. Non si trattava di cancellare una rete Mediaset ma di affermare il diritto di esistere di più soggetti nel mercato dell’informazione e, quindi, di assicurare un reale pluralismo quale condizione dell’esercizio dei diritti della cittadinanza democratica, come chiesto dal Presidente Ciampi. Qui invece crescono le concentrazioni, i giornali sono destinati a finire sotto la stretta di un sistema di controllo delle risorse che ne ridurrà le possibilità di sviluppo, i livelli di autonomia e metterà a serio rischio la salute delle imprese e la stessa libertà economica. A questo punto la speranza di una risposta positiva all’appello del Presidente Ciampi per il pluralismo e l’imparzialità dell’informazione diventa quasi nulla. Se solo si volesse, sarebbe tuttavia possibile ancora sottrarre allo scontro tutti gli aspetti relativi alle regole del sistema e non subordinarli alla pura ingegneria dello sviluppo tecnologico. Occorrerebbe un sussulto di responsabilità – ma in queste ore appare assai difficile crederci – e riaprire un ragionamento serio sulle regole della libera informazione e del mercato di stampa e Tv. E nessuno dovrebbe considerarsi sconfitto se per far questo occorre arrivare ad una quarta lettura, o, meglio, ad una legge delle regole. In caso contrario lo scontro di merito si farà sempre più anche politico, senza che per questo nessuno debba provare motivo di scandalo. Le scelte di campo in materia di diritti e libertà sono inevitabili per ogni cittadino e ogni soggetto sociale.” La Subalpina denuncia i criteri ispiratori del decreto Gasparri L'Associazione Stampa Subalpina, sindacato unitario dei gornalisti piemontesi, comunica: In queste ore il Senato si prepara a varare il Decreto Gasparri di riforma del sistema radiotelevisivo in Italia e, di conseguenza, del sistema informativo del nostro paese. La maggioranza di governo, guidata dal presidente del Consiglio, proprietario del polo televisivo privato e commerciale, non ha mai smesso di perseguire l'intento di assicurare con queste norme una posizione di privilegio alle emittenti di Silvio Berlusconi. L'Associazione Stampa Subalpina denuncia i criteri ispiratori del Decreto Gasparri, i quali hanno l'effetto mirato ed evidente di costituire e ampliare "ex lege" un controllo dell'informazione e una precisa disparità di trattamento e di condizioni, che violano la Costituzione e i recenti appelli su tale materia del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e dell'Autorità per l'Antitrust. In particolare, appaiono confermato le posizioni dominanti di Mediaset; la violazione della giurisprudenza della Corte Costituzionale del 1994, che denunciava le carenze di pluralismo identificate dall'attuale assetto del sistema Rai-Mediaset, e del 2002 che indicava nel 31 dicembre 2003 la scadenza perentoria per il trasferimento di Rete 4 sul satellite al fine di consentire l'ingresso nell'emittenza di altri e nuovi imprenditori; il trasferimento dei poteri sulla Rai dal Parlamento alla presidenza del Consiglio, con la conseguente esclusione dei diritti della minoranza. Il sistema che il Decreto Gasparri intende attuare in Italia, infine, realizza e consolida il predominio televisivo, e soprattutto del gruppo Mediaset, nel settore pubblicitario, a scapito dell'informazione stampata, accompagnandosi alle recenti disposizioni di legge approvate dalla Commissione Lavori Pubblici del Senato proprio in materia di pubblicità. Un risultato gravissimo denunciato nei giorni scorsi dalla stessa Federazione degli Editori e che, in Piemonte, danneggia non solo le grandi testate, ma anche la piccola editoria locale, vero e proprio tessuto diffuso dell'informazione regionale, con le conseguenze già rese evidenti dai numerosi stati di crisi e dalle vertenze che l'Associazione Stampa Subalpina è stata chiamata ad affrontare negli ultimi mesi. Gli stessi editori locali piemontesi, nel comunicare il dissesto dei propri gruppi (peraltro al vaglio della Fnsi e dell'Associazione Stampa Subalpina secondo i precisi criteri indicati dal CCNL), indicano nelle attuali disparità esistenti all'interno del comparto pubblicitario, nel monopolio della tv commerciale e nelle azioni di "dumping pubblicitario", che tale situazione impone alle grandi testate della carta stampata nei confronti delle piccole imprese editoriali sul terreno della pubblicità locale, la principale causa delle difficoltà economiche delle proprie aziende, tentando poi di scaricarle sul costo dei lavoro e sull'occupazione giornalistica e/o poligrafica. Una realtà all'interno della quale diventano, quindi, strategiche le commesse pubblicitarie, tanto alle grandi quanto alle piccole testate, da parte delle istituzioni amministrative locali, le quali sono a loro volta portatrici di precisi interessi politici. L'attacco, il ridimensionamento e il condizionamento della libertà d'informazione si fanno così concreti e drammatici in Italia e in Piemonte, come il recente sciopero dei giornalisti italiani aveva indicato e denunciato a tutti i cittadini.

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