Ddl Gasparri, alla festa nazionale dell'Udeur confronto tra il ministro e il presidente della Fieg. Montezemolo critico: "Un'occasione mancata". La Fnsi chiede di essere ascoltata dalla Commissione Cultura della Camera
Annunziata: "E' una legge che fra tre anni sarà obsoleta, ma non sarà cambiata"
Non si riavvicinano, a parte i complimenti sulla Ferrari del ministro ed i riconoscimenti per l'impegno del presidente della Fieg, le posizioni del ministro Gasparri e di Montezemolo sulla legge di riassetto del sistema radiotelevisivo. Lo scenario della festa nazionale dell'Udeur che li ha messi a confronto, insieme al presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, l'amministratore delegato de La7 Giuseppe Parrello, il direttore generale della Rai Flavio Cattaneo, ed il deputato dell'Uder Maurizio Bertucci, ripropone il giudizio divergente tra editori e ministro delle Comunicazioni sul ddl. «Cosi com'è ora è un'occasione mancata», dice Montezemolo, «che rischia di incrementare l'anomalia italiana di una tv che assorbe più del 50% della pubblicità. E' una legge che rafforza la posizione dominante della tv commerciale. Non soffochiamo gli imprenditori della carta stampata, non consentiamo che aumenti ancora un affollamento pubblicitario che è già parossistico e che fa crescere i nostri bambini a pane e spot». Ma c'è tempo ancora - secondo il presidente della Fieg - per modificare il disegno di legge Gasparri alla Camera, dove giungerà per la terza e forze definitiva lettura il 18 settembre. «La legge apre la possibilità agli editori di entrare nel mercato televisivo - replica il ministro Gasparri - fa crescere i piccoli editori dell'emittenza privata. Quanto alla privatizzazione della Rai, dal 2006 potranno essere ceduti rami d'azienda e allora si troveranno imprenditori disposti ad investire». E il ministro non risparmia una stoccata. «Abbiamo confermato il limite del 20% per le concentrazioni editoriali, ma c'è tra gli editori chi voleva il 25%, per questo è più cattivo con il governo». Se la legge non dovesse passare - dice ancora Gasparri - c'è la prospettiva di una perdita secca per la Rai «la sentenza della Corte Costituzionale che prevede che Rete 4 vada sul satellite impone anche Rai 3 senza pubblicità. Per la Rai ci sarebbero minori introiti per 150 milioni di euro». Per Mediaset Fedele Confalonieri contesta al centrosinistra di aver consentito per cinque anni, quando era al governo, quello che non vuole concedere ora, cioè l'esistenza di tre reti Mediaset, prevista nel ddl Gasparri. «Non c'è logica», dice. Ma sul dibattito incombe l'ombra di Murdoch con la sua Sky Tv, che - dice il direttore generale della Rai Flavio Cattaneo - sembra aver già vinto la partita prima di giocarla. «Murdoch non è un pericolo per l'informazione - assicura Confalonieri - e come si fa poi a criticare il duopolio e contemporaneamente ad opporsi al suo arrivo?». Ma il futuro Sic (Sistema integrato delle comunicazioni) disegnato dalla Gasparri eviterà, secondo il ministro, il nanismo delle imprese televisive italiane consentendo la competizione con il colosso Sky. Sembra crederci anche Giuseppe Parrello, Ad de La7. Creatività, approccio diverso nel modo di porgere il prodotto televisivo, target mirato, come il pubblico giovane di Mtv (15-35 anni) è la ricetta per restare sul mercato. «Cosi com'è la legge Gasparri è una occasione mancata, che rischia di incrementare l'anomalia italiana di una tv che assorbe più del 50 per cento della pubblicità. Speriamo che la Camera apporti modifiche alla legge». Così il presidente della Fieg, Luca Cordero di Montezemolo, ha sintetizzato il suo giudizio sulla legge Gasparri al dibattito organizzato nell'ambito della festa nazionale dell'Udeur su «Televisioni e carta stampata. Due pesi e due misure». Le due misure - secondo Montezemolo - esistono senz'altro nel ddl Gasparri. «L'affollamento pubblicitario è al parossismo. La privatizzazione prevista della Rai difficilmente incontrerà imprenditori che vogliano acquistare l'uno per cento, la situazione del nostro sistema televisivo rischia di rimanere cristallizzata tra Rai e Mediaset». «Ben venga una legge di sistema, l'auspichiamo - ha aggiunto il presidente della Fieg - ma non soffochiamo gli imprenditori dei giornali, non aumentiamo ancora i tetti pubblicitari». C'è ancora un margine, tuttavia, per modificare il ddl Gasparri secondo Montezemolo. «Auspico modifiche alla Camera perchè quella che attualmente è una occasione sprecata diventi una legge di sistema, che garantisca una Rai più servizio pubblico, meno simile a Mediaset ma capace di stare in piedi con le proprie gambe».(ANSA). La Fnsi ha chiesto di essere nuovamente ascoltata dalla Commissione Cultura della Camera sul Ddl Gasparri, dopo le modifiche apportate al testo dal Senato. Lo ricorda il segretario generale del sindacato dei giornalisti, Paolo Serventi Longhi, che si augura che la Fnsi «possa argomentare le sue preoccupazioni». «La Presidenza della Commissione Cultura della Camera sta predisponendo il calendario delle audizioni in vista della ripresa della discussione del DDL Gasparri sulla comunicazione - dice Serventi - ricordiamo che il Sindacato dei Giornalisti, cos come le altre organizzazioni dei lavori del settore dell'informazione, ha chiesto sin dalla fine di luglio di essere nuovamente ascoltato dalla Commissione stessa in relazione alle modifiche apportate dal Senato alla proposta di legge». Per il segretario generale del sindacato dei giornalisti, "sarebbe auspicabile che la Federazione della Stampa possa argomentare le proprie preoccupazioni per una legge destinata ad incidere profondamente nel futuro del sistema della comunicazione, in una situazione che vede ridotti gli spazi di pluralismo". La Commissione Cultura della Camera ascolti - in merito al ddl Gasparri - non solo la Fnsi, ma anche la Fieg, i sindacati di settore, l'Usigrai e le associazioni di piccole e medie emittenti, autori, produttori, audiovisivo e cinema: è la richiesta che arriva da Giuseppe Giulietti (Ds), portavoce dell'associazione Articolo 21. «La richiesta della Fnsi - sottolinea Giulietti in una nota - di essere ascoltata dalle commissioni competenti è assolutamente fondata. Le nuove audizioni, infatti, dovrebbero servire non tanto ad ascoltare quanti dalla proposta troveranno grandi vantaggi, ma anche e soprattutto quelle associazioni che hanno manifestato fortissimi dubbi e critiche per il futuro del sistema editoriale in Italia. Mi riferisco alla Fnsi, ma anche alla Fieg, ai sindacati del settore, all'Usigrai, ad altre associazioni dell'editoria, alle organizzazioni delle piccole e medie emittenti, al coordinamento delle associazioni degli autori, dei produttori, dell'audiovisivo e del cinema». «Il ministro Gasparri e il presidente Confalonieri - continua Giulietti - continuano a ripetere che la legge va bene così com'è. Noi pensiamo, invece, che questa pessima legge dovrebbe almeno accogliere le proposte di modifica che sono state sollevate alle autorità da tanta parte del mondo delle imprese, del lavoro e della stessa maggioranza. Un'eventuale quarta lettura di questa legge non sarebbe certo una tragedia, ma più semplicemente un atto di saggezza». (ANSA). «Il ddl Gasparri è una legge di sistema come quella del '93, ossia ex-post, che fotografa quello c'è, non quello che sta avvenendo». Lo pensa la presidente Rai Lucia Annunziata, convinta che la legge di riforma «fra 3 anni sarà obsoleta». Parlando al convegno della Margherita sulla riforma Tv, con lo stesso ministro Gasparri, il presidente Mediaset Confalonieri, il vice presidente Fieg Carlo Perrone, gli esponenti della Margherita Zanda e Gentiloni e di Forza Italia Grillo, l'Annunziata sostiene che il ddl Gasparri ha alcuni «buchi». Il primo è che «il limite del 20% del sistema integrato delle comunicazioni rende possibile la crescita di Sky e non degli attuali operatori che sono già al limite». «Quanto alla privatizzazione della Rai - ha aggiunto Lucia Annunziata - è una discussione a perdere, perchè la legge non sarà cambiata. E su questo, sono anche in disaccordo con alcune idee della sinistra». La presidente, infatti, metterebbe «sul mercato Raitre e la divisione Due, perchè dentro c'è molta più roba». A suo avviso, poi, «un altro buco del ddl da segnalare è quello che gli enti esterni non hanno nessun ruolo nel Cda che disegna». (ANSA).