Doppia "vendetta" di Massimo D'Alema su La Stampa. Il ministro degli Esteri, in visita di Stato nei Balcani, ha lasciato a terra l'inviato del quotidiano torinese, ospitando sull'areo ministeriale tutti gli altri inviati di quotidiani e tv. Una dimenticanza? No. Una ritorsione decisa a quanto a pare dallo stesso D'Alema per "punire" la testata della famiglia Agnelli, rea di aver pubblicato indiscrezioni su un suo presunto co♠nto corrente segreto in Brasile. A dare notizia dell'atterramento del giornalista de La Stampa, con un commento, "Aerei di Stato", non firmato e dunque attribuibile al direttore Giulio Anselmi
"Venerdì scorso un funzionario del ministero degli Esteri ha informato l'inviato de La Stampa che, contrariamente al solito e a differenza che per gli altri giornalisti, che non c'era posto per lui sull'areo diretto ad Ankara", scrive Anselmi. Il quotidiano precisa che la Farnesina chiariva che l'esclusione non era personalemente diretta al giornalista, ma alla testata per la quale lavora. In quell'occasione la direzione de La Stampa non aveva ritenuto sollevare il caso, ma di fronte alla nuova esclusione ha cambiato linea. "Non è la prima volta che episodi del genere accadono: Cheney in America, Schroeder in Germania e Bettino Craxi in Italia trattarono nello stesso modo giornalisti "colpevoli" di aver scritto cose sgradite o di che appartenevano a un giornale che intendevano punire", ricorda maliziosamente Anselmi. "Un uomo delle istituzioni ha diritto a non far salire persone sgradite sui mezzi che gli appartengono se però dispone dei beni pubblici come fossero suoi si apre una questione"