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Vertenze 10 Mag 2016

Crisi a "L'Opinione", Stampa Romana: «I contributi pubblici tutelino le colleghe in cassa integrazione»

In cassa integrazione da tre anni, le giornaliste de “L'Opinione” che attendono di ottenere soddisfazione delle loro richieste con i 400mila euro riconosciuti alla cooperativa editrice per il 2014 dal dipartimento per l'Editoria scoprono invece che l'azienda ha ceduto il contributo a due società  televisive. «Le autorità  giudiziaria e amministrativa blocchino il tentativo di creare scatole cinesi scavalcando il corretto uso del contributo pubblico», protesta Stampa Romana.

Cade una nuova tegola sulla già difficile situazione delle giornaliste del quotidiano “L’Opinione delle libertà”, in passato socie della cooperativa “Amici de L’Opinione”. A raccontare la loro storia è l’Associazione stampa romana che, in una nota, ripercorre le tappe salienti della vicenda.
«Le colleghe – scrive il segretario dell’Asr, Lazzaro Pappagallo – si trovano in cassa integrazione da tre anni dopo una lunga vicenda relativa a licenziamenti ed esclusioni della cooperativa ritenuti illegittimi dai giudici e a una serie di mancati pagamenti di stipendi ed emolumenti, mentre lavoravano. Per recuperare le somme non corrisposte hanno pignorato il contributo che la presidenza del Consiglio eroga in favore della cooperativa e ora attendono di ottenere soddisfazione delle loro richieste con i 400mila euro riconosciuti dal dipartimento per il 2014 alla cooperativa editrice de “L'Opinione”. Scoprono invece che l'azienda ha ceduto il contributo a due società televisive, fatturando somme ingenti anche per servizi che non hanno spiegazioni in base a quanto vediamo pubblicato online. La presidenza del Consiglio ha accantonato i fondi per i crediti delle colleghe, ma le società Toptel srl e Centro Produzione Servizi srl si oppongono in giudizio e vogliono recuperare i fondi del contributo 2014».
Una situazione complicata, «paradossale – secondo il sindacato regionale – considerato che uno dei protagonisti è Arturo Diaconale, consigliere di amministrazione della Rai, impegnato, tra le altre cose, in dichiarazioni pubbliche per ridurre le controversie di lavoro dei dipendenti di viale Mazzini e per la linearità delle loro storie professionali».
Nel rivendicare, quindi, la correttezza dell’azione delle colleghe, Stampa Romana chiede «all'autorità giudiziaria e amministrativa di bloccare il tentativo di creare scatole cinesi, scavalcando il corretto uso del contributo pubblico». E di tutelare così i diritti delle giornaliste.

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