L'intervista di Bruno Vespa alla vittima di violenza Lucia Panigalli, nella puntata di martedì di Porta a Porta, è ancora oggetto di polemiche. Le Commissioni pari opportunità della Federazione nazionale della Stampa italiana e l'Usigrai, in una nota congiunta sottolineano che «di fronte ai continui episodi di violenza contro le donne la Rai dovrebbe essere promotrice di cambiamento culturale. E invece dobbiamo assistere all'ennesima intervista che mette sotto accusa la vittima. 'Signora, se avesse voluto ucciderla l'avrebbe fatto'. Bruno Vespa lo dice con il sorriso sulle labbra alla donna che gli siede di fronte. La sopravvissuta ad un femminicidio, alle botte e alle coltellate e ora costretta a vivere sotto scorta, visto che il suo aggressore, Mauro Fabbri, è fuori del carcere e vive a pochi chilometri da casa sua. È soltanto una delle frasi che hanno infarcito la morbosa intervista condotta dal noto 'artista' della tv pubblica durante la puntata di martedì 17 settembre, nella quale Lucia Panigalli, questo il nome della donna, invece di poter parlare del motivo della sua presenza nello studio televisivo di Porta a Porta, cioè la richiesta di una proposta di legge, ha dovuto rispondere alle incalzanti e insinuanti domande di Vespa».
Ricordano Cpo Fnsi e Cpo Usigrai che «non è nuovo Vespa a questo tipo di interviste, che si trasformano in interrogatori alle donne invece che in occasioni per raccontare e approfondire un fenomeno strutturale come quello della violenza». Non si tratta di «un caso isolato. Distorta, senza rispetto per la vittima ci è parsa – scrivono – anche la puntata de La vita in diretta del 12 settembre. Si parlava del femminicidio di Piacenza e le parole usate hanno mostrato una totale lontananza dai temi posti dal manifesto di Venezia: l'amore associato alla violenza, il racconto del solo punto di vista dell'omicida, fatto passare per 'ossessionato', attraverso una lunghissima intervista alla sua consulente 'di parte', alla vigilia della richiesta, da parte dei difensori, della perizia psichiatrica. Non è una pagina d'informazione degna del Servizio Pubblico». Ci chiediamo «come sia possibile, alla luce del ruolo che la Rai svolge al servizio delle cittadine e dei cittadini, che possa venire tollerata una tale, distorta, tossica rappresentazione della violenza contro le donne. Diciamo all'amministratore delegato Fabrizio Salini e al Consiglio di amministrazione che quanto abbiamo visto nelle due puntate citate è in palese violazione non soltanto delle norme deontologiche e del Manifesto di Venezia, ma del contratto di servizio». (Ansa)