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Covid-19, tre casi positivi al Corriere del Veneto
Cdr 14 Mar 2020

Covid-19, tre casi positivi al Corriere del Veneto: il comunicato sindacale

«Da giorni l'azienda ha colpevolmente rimandato gli interventi previsti per mettere in sicurezza la redazione e la fattura del giornale», lamentano Cdr e giornalisti. La pubblicazione viene comunque garantita con lo smart working.

«La notizia che il Coronavirus ha contagiato tre colleghi della redazione centrale di Padova del Corriere del Veneto ha bussato ieri di prima mattina alla nostra porta, cogliendo totalmente impreparata una delle aziende di proprietà del presidente Urbano Cairo». Lo scrivono, in un comunicato pubblicato anche sul sito web del quotidiano sabato 14 marzo, il Comitato di redazione del Corriere del Veneto e del Corriere di Verona e i giornalisti tutti.

«Da giorni – prosegue la nota – prima quando è esplosa l'epidemia, poi da lunedì, quando una collega è rimasta a casa con febbre alta, l'azienda ha colpevolmente rimandato gli interventi previsti per mettere in sicurezza la redazione e la fattura del giornale. Al contrario di quanto detto dallo stesso Cairo pubblicamente e alla faccia di un'azienda che ha più volte annunciato trionfalmente di essere tornata a un vittorioso utile, in questi anni è stata fatta soltanto una politica di riduzione dei costi, rendendo la nostra dotazione tecnologica talmente obsoleta da aver costretto a rinviare il cosiddetto lavoro agile».

Impreparazione totale
Dal principio di questa emergenza, proseguono i giornalisti, «l'azienda ha dimostrato una gestione fallimentare su tutta la linea, nonostante i solleciti dei giornalisti che invitavano ad accelerare sulle misure di sicurezza. Per fare un esempio, ma ce ne sono moltissimi, i dispositivi di protezione individuale (parliamo di semplice disinfettante per le mani, perché di mascherine non ne abbiamo mai viste) sono arrivati solo ieri, mentre dei quasi mitologici computer portatili promessi mesi fa, ne stanno arrivando appena sei per 32 persone in queste ore, a redazione già evacuata. L’impreparazione dei manager di Rcs il cui apporto si riassume in disarmanti "aspettiamo", "vediamo", e il sempre classico e cinico "non è compito dell'azienda" si è definitivamente manifestata ieri mattina nella mancata presa di responsabilità da parte dell'azienda nell'ora in cui si è appreso della positività dei colleghi. Al momento infatti non sappiamo se l'aienda abbia aperto una posizione assicurativa per chi lavora da casa, non sappiamo se abbia attivato sistemi di protezione informatica per chi sta utilizzando i propri mezzi, non sappiamo chi di noi sia positivo e stia mettendo a rischio i propri familiari».

«Noi, lasciati soli»
Non solo. Incalzano Cdr e redazione: «L'azienda non ha nemmeno potenziato il sistema di help desk lasciando alle capacità personali e al nostro unico tecnico (che ringraziamo) la soluzione dei problemi. Se oggi potete leggere il giornale è solo perché il corpo redazionale del Corriere del Veneto e del Corriere di Verona (grazie anche alla disponibilità dei collaboratori) ha stabilito che in questo momento di confusione l'informazione puntuale ha un profondo valore civile e che le nostre giuste rivendicazioni sindacali potranno aspettare la fine di quella che è un'emergenza per l'intero Paese. Ieri mattina ci siamo assunti la responsabilità di caricare vecchi e ingombranti computer e ce li siamo portati a casa – chi in auto, chi a spalla perché abita in zone pedonali o nel centro storico di Venezia – provvedendo nella maggior parte dei casi ad attivarli in piena autonomia e a proprie spese. Al momento della pubblicazione siamo tutti molto preoccupati, non solo per la salute dei colleghi (non può mancare un pensiero anche ai loro familiari), ma anche perché l'azienda ci ha lasciato completamente soli. Noi non lo faremo con i nostri lettori e continueremo a scrivere e pubblicare, se ci sarà consentito, perché questi comportamenti restino agli atti della storia e non si ripetano: le persone non sono centri di spesa».

@fnsisocial

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