Corriere della Sera: l'assemblea proclama una giornata di sciopero Montezemolo: "E' un'iniziativa che mi lascia molto perplesso". Roidi: "L'Ordine inviti i colleghi a riflettere su quanto è accaduto". Siddi: "Troppe invadenze dietro le dimissioni di De Bortoli". Pannella: "Sciopero politico anticostituzionale"
L'assemblea dei giornalisti del Corriere della Sera ha proclamato una giornata di sciopero. Il quotidiano non sarà in edicola domenica 1 giugno. Lo sciopero dei giornalisti del Corriere della Sera è stato approvato dall'assemblea a larghissima maggioranza, con 104 voti a favore, 31 contrari e 4 astenuti. «Uno sciopero - ha spiegato al termine dell'assemblea Raffaele Fiengo, uno dei componenti del Cdr - deciso contro i metodi attraverso i quali si è giunti a un cambio di direzione e non contro il direttore uscente nè contro il direttore designato». Questo è il testo del comunicato del Comitato di Redazione del Corriere della Sera, diramato al termine dell'assemblea che ha proclamato lo sciopero: «L'assemblea dei giornalisti del Corriere della Sera ha deciso un giorno di sciopero per protestare contro le ambiguità nella Proprietà che hanno portato all'avvicendamento al vertice del più importante quotidiano italiano con un 'metodo' privo di chiarezza. «Senza aver ancora ascoltato le motivazioni del direttore dimissionario, nè il programma del collega designato dall'Editore a sostituirlo - non essendo entrambi coinvolti in alcun modo in questa iniziativa e meritando eguale rispetto - i giornalisti del Corriere contestano la convinzione di chi pensa che l'informazione in Italia possa essere realizzata non in base al riscontro obiettivo dei fatti e dal libero confronto delle opinioni, ma pilotata e condizionata da accordi sommersi di composizione degli equilibri tra poteri economici e politici. L'assemblea ha manifestato le sue preoccupazioni per questo metodo leggendolo come un ulteriore segnale del difficile momento della libertà di stampa in Italia. Ma ha espresso anche la sua irritazione verso chi strumentalmente, da una parte o dall'altra, ha già dato per scontate la conquista del Corriere e la sua capitolazione davanti a poteri orientati a stravolgere sempre di più i principi fondamentali su cui vive un quotidiano indipendente. Tutti i giornalisti riaffermano il loro rifiuto di essere schiacciati in schemi di appartenenza politica, economica o istituzionale. Si scusano per l'assenza nelle edicole del loro quotidiano a causa dello sciopero deciso dall'assemblea a larga maggioranza (con la concentrazione del dissenso nella redazione romana), dopo una lunga discussione, in cui l'elemento unificante è stato sempre l'orgoglio di appartenenza. E tutti insieme rinnovano pertanto ai lettori il loro impegno a garantire l'indipendenza, la completezza e la qualità dell'informazione che sempre devono caratterizzare il Corriere della Sera». (ANSA). Lo sciopero dei giornalisti del Corriere della Sera «è uno sciopero che mi lascia molto perplesso». Lo ha detto Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Federazione Italiana Editori, parlando a margine delle considerazioni finali del governatore della Banca d'Italia. «Lo dissi in epoca non sospetta al segretario nazionale della Fnsi Serventi Longhi - ha proseguito Montezemolo - e glielo dico ora in assoluta serenità. In momenti così difficili non andiamo a creare problemi che non ci sono». «L'autonomia della stampa italiana - ha spiegato Montezemolo - è data dal numero delle testate, da un panorama di interpretazioni da parte delle varie testate che non ha rivali al mondo». «Non andiamo a fare degli scioperi in momenti difficili per l'andamento economico dei giornali e quindi per la loro autonomia. Facciamo sistema anche qui di fronte a tutta una serie di problemi - ha concluso il presidente degli editori - che l'editoria sta affrontando e che per molti giornali possono diventare gravi». (ANSA). Azionisti e giornalisti del Corriere della Sera «hanno il dovere di spiegare ai lettori le ragioni che hanno portato Ferruccio De Bortoli a lasciare un incarico che, a detta di molti, aveva svolto con distacco, maturità politica e non comune sensibilità giornalistica». Lo sostiene Vittorio Roidi, segretario nazionale dell'Ordine dei giornalisti. Roidi aggiunge: «l'avvicendamento sulla poltrona del più autorevole giornale italiano non è cosa che possa riguardare solo le persone che vi sono coinvolte». L'Ordine dei giornalisti, aggiunge Roidi, «deve invitare tutti i colleghi a riflettere sulle modalità in cui una grande azienda editoriale decide il cambiamento del vertice della redazione. Il destino e la direzione di un grande giornale, per le implicazioni culturali, politiche e morali, non possono essere trattati alla stregua di ciò che accade in una qualsiasi fabbrica e fabbrichetta». (ANSA). Sul cambio di direzione al Corriere della Sera il presidente dalla Fnsi, Franco Siddi ha detto all'Ap.Biscom che "come tutte le grandi istituzioni il Corriere pare poter trovare il filo di una tela che si può slabbrare ma non rompere". "L'indicazione di un editorialista interno e autorevole come Stefano Folli è auspicabile possa giovarsi del patrimonio ideale del Corriere. Tuttavia rimangono le grandi preoccupazioni per l'intreccio di invadenze che si scorgono dietro le dimissioni di De Bortoli, non solo un gentiluomo sino alla fine ma l'ultimo grande direttore garante dell'articolo 6 del contratto dei giornalisti". "A lui - ha concluso Siddi - va un omaggio non rituale. La sua esperienza, magistrale, è fonte di un rinnovato impegno per il rispetto della funzione del giornalista in un sistema di informazione attaccato dal virus del potere e fortemente squilibrato". Successivamente il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, ha diffuso una dichiarazione ufficiale nella quale afferma: "Come tutte le grandi istituzioni, il Corriere della Sera pare poter trovare il filo di una tela che si può slabbrare ma non spezzare". "L'indicazione, per la Direzione, di un editorialista interno e autorevole come Stefano Folli potrà giovarsi del patrimonio ideale del Corriere. Le regole contrattuali e gli statuti interni dell’autonomia della redazione Corsera sono ancora pilastri di garanzia democratica e di civiltà. Rimangono le grandi preoccupazioni per l'intreccio di invadenze che si scorgono dietro le dimissioni di De Bortoli, non solo un gentiluomo rigoroso ed immagine viva e prestigiosa del decoro professionale del giornalista sino alla fine ma grande direttore garante dell'articolo 6 del contratto dei giornalisti e, quindi, della loro indipendenza". "A lui va un omaggio non rituale. La sua esperienza, magistrale ancor più delle giornate amare della sua carriera, è fonte di un rinnovato impegno civile e sociale per il rispetto della funzione del giornalista in un sistema di informazione attaccato dal virus del potere e fortemente squilibrato". (AP.BISCOM) «Sciopero politico, anticostituzionale, illegale, voluto da una banda politica di sopraffattori, che da trent'anni occupa il Corriere per contiguità politica con la P2 ed il Pci, da quando editori puri, come i Perrone e i Crespi, scomparvero per aver tenuto all'inizio degli anni '70 un atteggiamento troppo laico». Così Marco Pannella, nella consueta conversazione settimanale del lunedì a Radio Radicale, definisce lo sciopero di sabato al Corriere della Sera chiedendosi «a cosa mirasse». Pannella ha anche ricordato "l'emendamento 'ammazzadebiti' che lo stesso 'blocco' volle a sostegno dell'editoria italiana, ma che uccise piccole testate e salvò grandi giornali come il Corriere. Voglio sentire - conclude Pannella - cosa ne pensa l'organismo che governa il diritto di sciopero". (AGI).