CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Fnsi 09 Mag 2010

Chiuso il X Meeting Giornalisti del Mediterraneo e approvata la Carta di Cagliari "Sicurezza, diversità e dialogo: costruire fiducia nel giornalismo" La solidarietà ai colleghi greci

Si è chiuso a Cagliari il Decimo meeting dei giornalisti del Mediterraneo. Dopo quattro giorni di lavori i rappresentanti delle organizzazioni dei giornalisti provenienti dai 30 paesi del Mediterraneo (aderenti alla Ifi e alla Fnsi) hanno approvato la "Carta di Cagliari" che dovrà segnare un percorso per creare nuove forme di solidarietà ed unità.

Si è chiuso a Cagliari il Decimo meeting dei giornalisti del Mediterraneo. Dopo quattro giorni di lavori i rappresentanti delle organizzazioni dei giornalisti provenienti dai 30 paesi del Mediterraneo (aderenti alla Ifi e alla Fnsi) hanno approvato la "Carta di Cagliari" che dovrà segnare un percorso per creare nuove forme di solidarietà ed unità.

La Carta di Cagliari, che ha per titolo
"Sicurezza, Diversità e Dialogo: costruire fiducia nel giornalismo mediterraneo",
dichiara che:
"Noi, rappresentanti dei sindacati dei giornalisti di 30 paesi del bacino del mediterraneo riuniti a Cagliari dal 7 al 9 maggio, avendo esaminato la crisi economica, politica e sociale che affligge i giornalisti di tutte le regioni;
Deplorando le violenze esercitate contro i media, le pressioni sui giornalisti da parte di governi e forze politiche senza scrupoli ed estremiste, e l'indifferenza verso le organizzazioni dei media, tutti fattori che creano un'atmosfera di crescente autocensura;
Credendo che un giornalismo professionale e indipendente, esercitato in condizioni di non-discriminazione e nel rispetto delle norme elementari del lavoro, sia essenziale per difendere il diritto dei cittadini a sapere;
Condannando tutti gli attacchi contro i giornalisti da parte dei governi che utilizzano la legge per intimidazione e fanno pressioni ingiuste al fine di manipolare il lavoro dei media;
Condannando i licenziamenti selvaggi nelle redazioni e le violazioni dei diritti del lavoro giornalistico da parte di datori di lavoro che di fronte alla crisi hanno abbandonato la missione, l'etica e i valori del giornalismo;
Dichiariamo:
Che i giornalisti mediterranei lavoreranno uniti per creare la fiducia del pubblico nel giornalismo e creare nuove forme di dialogo e di solidarietà. In particolare, il meeting rifiuta le politiche di divisione, di manipolazione e d'intolleranza e sostiene un programma d'azione sui seguenti temi:
Il giornalismo per la diversità e la tolleranza
Sostenere il ruolo dei giornalisti nella costruzione di società democratiche e nella promozione della pace, la riconciliazione e lo sviluppo duraturo.
- Il meeting accetta di promuovere lo statuto professionale dei giornalisti, le regole etiche e professionali dei giornalisti in linea con l'Iniziativa per un Giornalismo Etico dell'Ifj;
- il meeting appoggia la partecipazione dei Sindacati mediterranei alla creazione di una Rete Europea per la diversità nel giornalismo al fine di combattere il razzismo e richiamare l'attenzione sulla necessità dei media di rappresentare tutte le opinioni della società comprese le voci delle minoranze".  (ANSA) GIORNALISMO, NASCE LA CARTA DI CAGLIARI
Condanna degli attacchi contro la libertà d'informazione


Un'alleanza forte tra tutti i giornalisti dei Paesi del Mediterraneo per ribadire la condanna degli attacchi al diritto di cronaca.
Sicurezza, diversità e dialogo. Sono le parole chiave della “Carta di Cagliari” firmata ieri al termine del decimo “Meeting dei giornalisti del Mediterraneo”, la tre giorni di incontri a cui hanno partecipato più di cento giornalisti e trenta delegazioni internazionali. Tra questi, anche i cronisti di Israele e Palestina, Iraq e Azerbaijan. Vengono deplorate - si legge in uno dei passi cruciali della Carta - le violenze esercitate contro i media, le pressioni sui giornalisti da parte di governi e forze politiche senza scrupoli ed estremiste, e l'indifferenza verso le organizzazioni dei media, tutti fattori che creano un'atmosfera di crescente autocensura.
DIRITTO DI CRONACA Ma la condanna più forte è arrivata contro gli attacchi al diritto all'informazione, le intimidazioni di alcuni governi ai cronisti: pressioni che puntano a influenzare e manipolare il lavoro dei media. «I giornalisti mediterranei», prosegue il documento, «lavoreranno uniti per creare la fiducia del pubblico nel giornalismo e creare nuove forme di dialogo e solidarietà. In particolare, il meeting rifiuta le politiche di divisione, di manipolazione e d'intolleranza».
LA CITTÀ Un saluto della città alle delegazioni è arrivato anche dal sindaco Emilio Floris che ha sottolineato l'importanza dell'evento che l'anno prossimo, per l'undicesima edizione, verrà ospitato in Marocco. «La nostra città», ha detto il primo cittadino con un riferimento che tutti hanno inteso rivolto alle delegazioni dei Paesi in conflitto, «sia per posizione geografica che per accoglienza e livelli di sicurezza è il luogo perfetto per consentire il dialogo tra tutte le popolazioni del Mediterraneo. Un'opportunità che spero verrà colta per iniziative future».
L'ISOLA Chiusi i lavori del meeting, dopo la firma della Carta siglata all'unanimità dai giornalisti di tutte le delegazioni, i reporter internazionali hanno potuto scoprire il fascino e le bellezze delle popolazioni nuragiche con un'escursione al complesso di Barumini. Padroni di casa, il presidente dell'Associazione della Stampa sarda Francesco Birocchi e quello dell'Ordine regionale dei giornalisti Filippo Peretti, ma anche il Segretario della Federazione nazionale della stampa italiana, Franco Siddi e il presidente Roberto Natale. Alla tre giorni di dibattito hanno partecipato anche il segretario generale della International Federation of Journalists, Aidan White, Jim Boumelha ( presidente dell'Ifj), Suheir Rasul (condirettore del Search for common ground), Olivier Da Lage e Nikos Megrelis (entrambi dell'Ifj Executive Committee).
( di FRANCESCO PINNA da L'UNIONE SARDA del 10 maggio 2010)  DAL X MEETING DEI GIORNALISTI DEL MEDITERRANEO LA SOLIDARIETÀ AI COLLEGHI GRECI
Noi rappresentanti di 30 sindacati dei giornalisti del Mediterraneo, dell’Europa e del Medio Oriente, riuniti a Cagliari l’8 Maggio per discutere su il Futuro del Giornalismo  nel Mediterraneo
Siamo profondamente preoccupati  per gli attacchi all’Euro reiterati dai mercati finanziari che hanno spinto la Grecia sull’orlo della bancarotta e che minacciano anche i paesi europei meridionali, inclusi Spagna e Portogallo.
Esprimiamo la nostra solidarietà con il popolo greco e i giornalisti che oggi devono affrontare misure austere imposte dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale, che stanno  aggravando la crisi del mercato del lavoro, riducendo salari e pensioni e mettendo a rischio i contratti collettivi e altri benefits sociali.
Condanniamo la crescente violenza che ha portato alla morte di tre civili innocenti durante le manifestazioni di Atene del 5 Maggio.
Chiamiamo i giornalisti europei e i loro sindacati e le loro organizzazioni a fare pressione sui leader dell’Unione Europea affinché regolino il mercato finanziario che oggi rappresenta una minaccia per gli Europei e per la stessa Unione Europea.
La crisi è il segnale del fallimento delle politiche economiche e la conseguenza di un’Europa dominata da forze di mercato.  Questo potere si riflette sulla crisi dei media, e molti sono stati costretti a chiudere, e nella minaccia al pluralismo e ai posti di lavoro dei giornalisti e sulla qualità dell’informazione. CAGLIARI, TRA ISRAELE E PALESTINA LA DIPLOMAZIA DELLE NEWS
Al decimo meeting del Giornalismo Mediterraneo i cronisti arabi invitati al congresso della stampa di Eilat

I giornalisti israeliani rientrano nella Federazione Internazionale della stampa e rivolgono ai colleghi arabi uno storico invito al loro congresso. Si terrà a novembre a Eilat, «dove i razzi non arrivano».
È il momento più significativo del decimo meeting dei giornalisti del Mediterraneo, che il sindacato dei giornalisti italiani e quello internazionale (Fnsi e Ifj) hanno organizzato con l'associazione della Stampa Sarda da giovedì a questa mattina a Cagliari, al T Hotel. Ma oltre all'eterno confronto tra la kefiah e la kippah, che tiene banco come nessun altro argomento al mondo, nel lungo dibattito di ieri si è capito quanto il quadro del giornalismo mediterraneo sia vario e complesso. E cupo.
Sulle sponde del nostro vecchio lago salato cresce spesso un'informazione stenta e cagionevole. Per riassumere in pochi slogan una giornata di denunce e analisi affilate, i nemici della stampa indipendente oggi sono innanzitutto la crisi economica e la politica.
LA CRISI Gli effetti del Grande Buco finanziario sono abnormi. Sei anni di lotta sindacale in Slovenia, con un governo inerte e troppi colleghi che restano tiepidi mentre i precari aumentano e i compensi calano. Tremila cronisti spagnoli senza lavoro, con gli stagisti sfruttati per sostituirli. Strapotere degli inserzionisti pubblicitari sull'informazione croata, che può permettersi un'inchiesta su un'azienda solo al costo (a volte insostenibile) di rinunciare ai suoi spot. Sono alcuni brevi flash, quasi dei trailer apparsi prima del vero film dell'orrore. Si incarica di proiettarlo - nel suo italiano emozionato ma impeccabile - la delegata greca Fanny Petralia. È toccante sentirla parlare di «una classe media che è diventata una classe di poveri, mentre chi era già povero deve morire». La catastrofe finanziaria che fa penzolare sul ciglio del baratro Atene - mentre Berlino, Parigi e le altre stanno lì a chiedersi se intervenire, come se non fossero tutte legate a corda doppia - ha effetti anche sulla stampa ellenica. E quindi sulla democrazia, nel Paese che ha inventato questo sostantivo.
LA GRECIA «Il sindacato dei giornalisti greci - ha raccontato la Petralia - aveva scelto di aderire al grande sciopero di mercoledì: questa crisi nasce da un indebitamento che ha arricchito gli affaristi, proprietari dei media e appaltatori dei lavori pubblici, amici dei partiti che si alternano al governo. Volevamo scioperare ma a mezzogiorno ci siamo resi conto che quel che stava accadendo andava per forza raccontato, e per la prima volta nella storia della nostra organizzazione abbiamo fatto marcia indietro, siamo tornati al lavoro». Bisognava raccontare le manifestazioni, i tre morti nella banca in fiamme, gli slogan e le proteste. Ma vanno raccontati anche «i milletrecento giornalisti licenziati dalla tv pubblica, gli stipendi e le pensioni che calano a picco, le testate che chiudono. Il pluralismo che svanisce».
Ma la nostra libertà non muore solo di fame. Anche il potere politico ha colpe gravi. Maria Bologna ha raccontato del Principato di Monaco, che non riconosce il giornalismo come professione e quindi «non esistono giornalisti monegaschi». Olivier Da Lage ha illustrato lo strapotere mediatico di Sarkozy, che «ha voluto un suo amico alla guida di France Press, terza agenzia di informazione al mondo». Uno scenario, quello francese, dove una politica arrogante fa da pendant a gruppi finanziari che acquisiscono i media, li accorpano, «li affidano a chi nulla sa di giornalismo e confonde le notizie con i piselli».
LO STIVALE In Italia, ha scandito il presidente dell'Assostampa sarda Francesco Birocchi, il governo sferra attacchi volgari e avvilenti ai giornalisti rei di raccontare la crisi. E il nostro resta uno scenario informativo deturpato dal precariato che rende i giornalisti meno liberi, dal conflitto di interessi del premier e dagli interessi extraeditoriali di tanti proprietari di mass-media. E un colpo letale alla libertà di informazione - ha spiegato Filippo Peretti, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Sardegna - verrà dalla legge sulle intercettazioni: «Una norma grave e incostituzionale, in base alla quale oggi non sapremmo nulla della vicenda Scajola, e verremmo condannati per aver detto ai cittadini cose vere».
Ma il presidente della Federazione internazionale Jim Boumelha e il segretario generale - il carismatico Aidan White - pur tra tante denunce amare avevano parlato di «reali motivi di speranza», almeno sul fronte mediorientale. E allora ecco Suheir Rasul, la giornalista palestinese condirettore di Search for Common Ground: viaggia tutti i giorni da Ramallah a Gerusalemme, in 11 chilometri percorre la distanza tra due universi lontanissimi. E tutti i giorni li mette in contatto attraverso corsi di formazione per giornalisti, programmi televisivi e fiction ispirate al dialogo.
La frontiera israelo-palestinese la varca spesso anche Atef Abo Al-Rob, giornalista di Gaza: «Devo spogliarmi, le guardie ridono guardando la mia carta di identità, a volte la strappano. Perché i giornalisti israeliani descrivono la loro terra come un esempio di democrazia, se poi discrimina i palestinesi?».
GERUSALEMME Replica Danny Zaken, della Journalist Association di Gerusalemme: «Il nostro premier verrà giudicato in tribunale, e così il nostro ex presidente della Repubblica, grazie alla libertà della stampa israeliana. Non siamo ipocriti: i giornalisti palestinesi temono i loro leader, quelli che hanno dialogato con noi sono stati additati come traditori». Nettissimo anche Yosi Bar-Moha, assostampa di Tel Aviv. Il suo è un intervento orgoglioso, a tratti polemico («nessun giornale palestinese ha scritto contro gli attentati terroristici in Israele») ma è da lui che viene a fine dibattito lo storico invito «a tutti i giornalisti arabi» al congresso. Una prova di dialogo suggellata da due padrini. Franco Siddi, segretario generale della Fnsi, fa un appello a far prevalere la buona volontà: «Se indulgiamo alle rese dei conti tra di noi facciamo il gioco degli altri, quelli che non vogliono una stampa libera e indipendente». E White: «Va riconosciuto che la stampa israeliana è libera: quando il blocco di Gaza ha tagliato fuori i giornalisti internazionali sono stati i cronisti isrealiani a portare il caso davanti alla Corte Suprema. Ed è vero che i colleghi palestinesi meritano appoggio e solidarietà. Il mio cruccio è che morirò e il conflitto israelo-palestinese sarà ancora vivo. Eppure oggi sotto la rabbia ho visto voglia di dialogo. Parliamoci, confrontiamoci come abbiamo fatto oggi qui a Cagliari».
( di CELESTINO TABASSO da L'UNIONE SARDA dell'8 maggio 2010)

Coniugare etica e professionalità alla crisi globale che arriva in un momento in cui si apre un nuovo mercato dei media, fondato non più solo su carta stampata e servizi radiotelevisiva, ma anche sulle piattaforme multimediali. E' questa la sfida che i sindacati dei giornalisti dei 30 paesi del Mediterraneo hanno raccolto nella seconda giornata del 10/o Meeting organizzato a Cagliari dall'International Federation of Journalist (Ifj) e dalla Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi), con il patrocinio della Regione Sardegna.
Gli organismi internazionali e nazionali dei giornalisti hanno anche avviato la scrittura della Carta di Cagliari, una dichiarazione finale del Meeting che dovrà segnare un percorso
- avviato con la difficile ripresa di dialogo tra i giornalisti israeliani e quelli arabo palestinesi, entrambi presenti alla conferenza - per creare nuove forme di solidarietà ed unità e quindi costruire  una società in armonia. Per arrivare a questo i sindacati chiedono tutela della professionalità e della sicurezza dei giornalisti che fanno informazione nelle regioni in conflitto o con problemi politici e si impegnano a far fronte alle minacce comuni ai diritti dei loro componenti.
Oltre a questo, però, occorre rinnovarsi di fronte al "collasso dei media tradizionali", magari attraverso nuove forma di lavoro adatte alla nuova era dell'informazione. "Stiamo andando verso una soluzione darwiniana e molti giornali, soprattutto quelli piccoli, non resisteranno senza rivedere la propria struttura - ha detto Franco Siddi, segretario della Fnsi - occorre un sistema di media attraverso il quale è possibile fare business, ma anche pagare il giornalista".
Anche Aidan White, segretario generale della Ifj, ha sottolineato che "i media devono rigenerare le strutture di finanziamento e guardare oltre i mercati tradizionali alla ricerca di fondi". Dal canto loro i sindacati dei giornalisti investono sulla propria capacità di adattamento per rinsaldare la fiducia nel pubblico, appellandosi ad una nuova solidarietà
tra giornalisti ed al sostegno dei valori etici e tradizionali. Riguardo al futuro del giornalismo, oggetto anche di un dossier che l'International Federation of Journalist sta finendo di preparare, si dovrà necessariamente passare attraverso tre elementi fondamentali per l'informazione sia quella tradizionale che moderna: lavoro, etica e democrazia. (Fabrizio Fois, ANSA)

"Adeguarsi alla multimedialità, ma anche rafforzare il concetto di informazione come bene pubblico. E' l'appello lanciato dal palco del 10/o Meeting dei giornalisti del Mediterraneo, in corso a Cagliari, organizzato dalla International Federation of Journalist (Ifj) e dalla Fnsi, con il patrocinio della Regione Sardegna.
Il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, ha ripreso il filone del discorso avviato dal segretario generale dell'Ifj, Aidan White, che aveva spiegato come il giornalismo debba essere visto come un "bene pubblico". "Negli Stati Uniti oltre 60 mila posti di lavoro nei Media sono stati soppressi - ha osservato White - ed in Europa accade lo stesso. Vi sono meno soldi per la ricerca e la specializzazione, il giornalismo investigativo è una specie a rischio e vi sono molti freelance".
Secondo Siddi occorre "stringere un'alleanza con il mondo intellettuale, della cultura e le Università attorno a cui costruire il sistema nuovo del giornalismo: bilanci pubblici, proprietà trasparenti, statuti editoriali e tutela dei diritti editoriali". (ANSA).

Cagliari - ''La libertà di stampa non è mai troppa. Meglio subire qualche problema di un'informazione che nulla trascura, che porsi il problema di cosa nascondere''. È la replica del segretario della Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi), Franco Siddi, a margine del X Meeting dei giornalisti del Mediterraneo, alle dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi che aveva parlato di troppa libertà di informazione in Italia."'Dire che è troppa vuol dire impoverire l'importanza che ha e soprattutto la stampa non può essere considerata una nemica - ha aggiunto Siddi - nel nostro Paese i giornalisti, invece, sono presi di mira dal potere, venendo considerati una parte della competizione politica. Anche noi dobbiamo fare di più come categoria. Il tempo di Pajetta, Arfè o di Ganella, che sui giornali dei loro partiti si confrontavano con vigore ma rigore, è finito da temp meno ideologia, meno ideali e meno scontro politico''. Secondo il segretario generale del sindacato dei giornalisti, ''l'indipendenza del giornalista si fonda soprattutto sul rigore dell'informazione che parte dei fatti e dalla loro verifica''. (ANSA)

WHITE (IFJ), SENZA NON VI È DEMOCRAZIA
CAGLIARI 7 MAGGIO - ''La libertà di informazione è in pericolo in tanti Paesi, a causa di ostacoli legali posti ai giornalisti nella ricerca di informazioni, non solo nel mondo arabo. Senza questa libertà è impossibile avere un pluralismo di informazioni e si mette in crisi la stessa democrazia''. È quanto ha sostenuto il segretario generale dell'International Federation of Journalists (Ifj), Aidan White, a margine del X Meeting dei giornalisti del Mediterraneo.
''Il Governo italiano ha una grande paura del potere dei media di avere accesso alle informazioni - ha chiarito - l'informazione, invece, è un grande beneficio per la democrazia perché racconta i fatti a tutte la fasce della società. Lo stesso controllo che si vuole mettere sulle intercettazioni è incredibile perché è, invece, molto importante per i media avere a disposizione tutte le modalità per trovare e dare informazioni''.
Sul tema delle intercettazioni sono intervenuti, durante i saluti iniziali del Meeting, il segretario regionale dell'Associazione Stampa Sarda, Francesco Birocchi, secondo cui si tratta di una ''legge pericolosissima'', ed il presidente regionale dell'Ordine dei Giornalisti della Sardegna, Filippo Peretti, il quale ha ricordato che ''se questa legge fosse stata in vigore i cittadini non avrebbero potuto conoscere la vicenda Scajola, per questo occorre una mobilitazione forte ed un'alleanza sociale ampia''. (ANSA)

S. CRAXI, STAMPA LIBERA MA ANOMALIA EDITORI 'LA REPUBBLICA' È UN VERO GIORNALE DI PARTITO
CAGLIARI, 7 MAGGIO - ''Sfido chiunque a dire che in Italia la stampa non è libera. Lo è tanto che in passato ha appoggiato vere e proprie campagne politiche''. Lo ha detto il sottosegretario agli Affari esteri, Stefania Craxi, intervenendo a Cagliari al X Meeting dei giornalisti del Mediterraneo.
''Se vogliamo parlare invece dell'anomalia italiana – ha aggiunto il sottosegretario - dobbiamo rifarci al fatto che non ci sono editori puri. Parlo ad esempio del Corriere della Sera, di proprietà di una compagine finanziaria, oltre che ovviamente di Repubblica, vero e proprio giornale di partito. Quanto all'influenza di Berlusconi sulla televisione pubblica – ha concluso Stefania Craxi - nella Rai ci sono molti più programmi antigovernativi che filogovernativi''. (ANSA)  

  (di Fabrizio Fois)

CAGLIARI, 7 MAG - Oltre un'ora e mezza per coprire la distanza tra Ramallah e Gerusalemme superando i check point militari, per rafforzare il processo di pace attraverso i media   e la formazione dei giornalisti. E' questa l'immagine più forte che arriva dal X Meeting dei giornalisti del Mediterraneo, che si è aperto oggi a Cagliari su iniziativa della Ifj e della   Fnsi e con il patrocinio della Regione Sardegna.
Collaborazioni con media indipendenti per i palestinesi, un   network che lavora attraverso radio, tv e notizie on line, circa   600 giornalisti formati per migliorare la democrazia, talk show   su economia ed attualità e produzioni per dare quella speranza   che va riposta nel dialogo tra Israele e Palestina. Oggi i due popoli sono più vicini anche grazie al lavoro quotidiano di Search for Common Ground, che ha portato la sua esperienza al   meeting in un appuntamento che ha segnato la ripresa dei   rapporti tra giornalisti israeliani ed arabo-palestinesi   all'interno della Federazione internazionale dei giornalisti.
"Si tratta di un incontro storico che pone le basi per una cooperazione in una situazione molto difficile - ha spiegato il   segretario generale dell'International Federation of Journalists   (Ifj), Aidan White -. E' possibile iniziare a lavorare insieme tra Nord e Sud del Mediterraneo, ma anche in tutti quei luoghi   dove ci sono dei problemi culturali e politici in un'azione comune di giornalisti e media istituzionali".
Secondo il segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, si tratta di un momento importante "perché segna   la ripresa di un lavoro comune sul giornalismo etico, quale pilastro di ogni democrazia. Il dialogo aperto tra irsaeliani e   palestinesi non è un passaggio facile, ma speriamo di   cominciare un nuovo cammino all'insegna dell'unità del   Mediterraneo che fonda la sua millenaria storia sulla   multiculturalità e sull'integrazione".
"Il bacino del Mediterraneo - ha osservato il sottosegretario agli Affari esteri Stefania Craxi - è un luogo di conflitti che pesano e il ruolo della stampa è   indispensabile per la formazione di una coscienza civile e per   creare sentimenti di pace. Lo sviluppo economico e il progresso   civile e sociale pensiamo possano aiutare anche a ristabilire la pace".
Al meeting non poteva mancare uno spazio di discussione sul tema della libertà di informazione in Italia.
"La libertà di stampa non è mai troppa - ha detto Siddi -. Nel nostro Paese i giornalisti sono presi di mira dal potere, venendo considerati   una parte della competizione politica". Il sottosegretario Craxi ha replicato che "in Italia c'é libertà di stampa", ma ha attaccato sull'"anomalia italiana" per la mancanza di "editori puri: parlo ad esempio del Corriere della Sera, di proprietà di una compagine finanziaria, oltre che ovviamente di Repubblica, vero e proprio giornale di partito".  (ANSA)

@fnsisocial

Articoli correlati