Nuova udienza a Roma davanti al Gup per il procedimento che vede imputati quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore Giulio Regeni. Al centro dell'udienza il nodo relativo alle notifiche degli atti agli imputati. A piazzale Clodio presenti i genitori di Regeni, la madre Paola Deffendi e Claudio Regeni, accompagnati dall'avvocata Alessandra Ballerini, che prima di entrare nella cittadella giudiziaria hanno mostrato lo striscione giallo con scritto "Verità per Giulio Regeni".
In concomitanza dell'udienza, davanti al palazzo di Giustizia erano presenti giornalisti, associazioni e personaggi pubblici per ribadire il sostegno alla richiesta di verità e giustizia. «Siamo qui per dire che non smetteremo mai di essere scorta mediatica per la famiglia Regeni», ha ribadito il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, aggiungendo: «Chiederemo che ci sia un'interruzione dei rapporti con l'Egitto qualora dovesse perseguire una politica di omissione e di cancellazione delle prove».
Ad animare la mobilitazione, fra gli altri, anche il segretario dell'Usigrai, Daniele Macheda, la portavoce di Articolo21, Elisa Marincola, il sindacalista Aboubakar Soumahoro, il senatore Gregorio De Falco, l'ex deputato Gianni Cuperlo, l'ex presidente della Fnsi, Roberto Natale, rappresentanti dell'Ordine dei giornalisti e di numerose associazioni.
Al presidio anche il presentatore tv Flavio Insinna. «Bisogna esserci. Come ha detto la mamma di Giulio su quel viso ha visto tutto il dolore del mondo, non dobbiamo darci pace fino a quando non si arriverà alla verità. Lo dobbiamo – ha detto – alla famiglia, alla parte buona di questo Paese. Voglio vivere in un Paese, come dice il Papa, che ritrovi un senso di fraternità, dove il tuo dolore diventa il mio. Questa famiglia sta facendo un'opera straordinaria con una compostezza unica al mondo».
Al termine dell'udienza, dopo le comunicazioni arrivate sia dal ministero della Giustizia, sia dai carabinieri del Ros in merito al rifiuto delle autorità egiziane ad una collaborazione con l'Italia, il giudice Roberto Ranazzi ha disposto nuove ricerche degli imputati e sospeso il processo fino al prossimo 10 ottobre.
«Prendiamo atto dei tentativi falliti del ministero della Giustizia di ottenere concreta collaborazione da parte delle autorità egiziane e siamo amareggiati e indignati dalla risposta della procura del regime di al Sisi che continua a farsi beffe delle nostre istituzioni e del nostro sistema di diritto. Chiediamo che il presidente Draghi condividendo la nostra indignazione pretenda, senza se e senza ma, l'elezione di domicilio dei 4 imputati dal presidente al Sisi e ci consenta lo svolgimento del processo per ottenere giustizia riguardo il sequestro, le torture e l'omicidio di Giulio. Visto il conclamato ostruzionismo egiziano pretendiamo da parte del nostro governo la necessaria, tempestiva e proporzionata reazione», ha commentato la legale della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini.