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Editoria 02 Ott 2009

Carlo de Benedetti: “Editore svizzero? Battuta da bar. Condivido la manifestazione a Roma organizzata dalla Fnsi”

''Io un'editore svizzero? E' una battuta da bar sport'': così il presidente del Gruppo editoriale Repubblica-l'Espresso Carlo de Benedetti ha commentato l'appellativo con il quale lo ha definito il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

''Io un'editore svizzero? E' una battuta da bar sport'': così il presidente del Gruppo editoriale Repubblica-l'Espresso Carlo de Benedetti ha commentato l'appellativo con il quale lo ha definito il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

De Benedetti lo ha detto a margine della Conversazione sull'informazione organizzata per i 25 anni del quotidiano ''La Nuova Venezia'', a cui ha partecipato con il sindaco Massimo Cacciari. ''Io sono cittadino italiano, pago le imposte in Italia da sempre - ha precisato - e ho preso la seconda cittadinanza svizzera per i motivi che ho già spiegato''. Significa che non userà lo scudo fiscale? gli è stato chiesto. ''Assolutamente no'', è stata la replica secca del presidente del Gruppo Repubblica-l'Espresso, secondo il quale in Italia c'è una scarsa libertà di informazione. De Benedetti ha detto di condividere la manifestazione di domani a Roma organizzata dalla Fnsi. ''Il presidente del Consiglio può ritenere che senza la Repubblica l'Italia sarebbe un Paese migliore - ha aggiunto De Benedetti - ma noi pensiamo di aver dato un contributo alla democrazia di questo Paese''. (ANSA)

DE BENEDETTI, IN ITALIA E' LIBERTA' LIMITATA

''È evidente che in Italia esiste la libertà di stampa, ma c'è un problema di limitazione della libertà di informazione e della possibilità da parte del cittadino di essere informato anche con punti di vista diversi''. A sottolineare la differenza fra i due concetti è il presidente del gruppo editoriale Repubblica Espresso, Carlo De Benendetti, che, alla vigilia della manifestazione promossa dalla Fnsi a Roma, spiega perché ritiene che in Italia la libertà di informazione sia a rischio. ''Credo che episodi come quelli accaduti di recente - ha dichiarato De Benedetti a margine dell'incontro per i 25 anni del quotidiano Nuova Venezia -, cioè di direttori che hanno dovuto addirittura dimettersi per il fatto di essere stati assaliti dimostra che la libertà con la quale il singolo giornalista può svolgere il suo lavoro in maniera serena ed indipendente è assolutamente limitato. Poi c'è tutto il capitolo della tv - ha aggiunto -: questo è un paese in cui se uno guarda solo la televisione non avrebbe neanche mai saputo che esisto le dieci domande di Repubblica al presidente del Consiglio. È un po' strano o no? Il Tg1, che è il principale telegiornale del paese, e il Tg5, che è il secondo, non ne hanno mai parlato''. De Benedetti ha poi criticato la Rai: ''Molto prima di scendere in politica Berlusconi si è occupato di televisioni commerciali e la Rai purtroppo ha seguito quel modello - ha sottolineato il presidente del gruppo editoriale L'Espresso - ha fatto in modo che al modello-maestra si sostituisse il modello-velina''. A sostegno della sua tesi sulla scarsa libertà di informazione in Italia, De Benedetti ha citato l'Economist: ''è evidente che esiste se un giornale che è il campione storico di 150 anni del pensiero liberale in Inghilterra come l'Economist nel numero in edicola oggi, parla dell'Italia scrivendo 'museruola all'informazione'. Lo dice gente - ha sottolineato - che è super liberale e che certo non appartiene al mondo che Berlusconi ama definire 'comunista' anche se credo che non sappia cosa voglia dire''. A differenza del sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, che ha parlato di crisi di sistema dell'informazione nel contesto di una crisi globale della democrazia, De Benedetti è convinto che la deriva democratica riguardi solo l'Italia: ''Esiste nel nostro paese ma non nell'occidente - ha affermato -. Ho viaggiato molto ma negli Usa non la percepisco, né in Gran Bretagna né in Germania. È vero che in Italia siamo di fronte ad una deriva demagogico-populistica - ha concluso De Benedetti - ma al contrario di Cacciari non penso che sia stata favorita dalla stampa, credo che la stampa non l'abbia capita in tempo e quindi non l'ha combattuta abbastanza''. (ANSA)    

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