«È ammirevole la pervicacia con cui una certa parte del Parlamento italiano vuole conquistarsi un posto nell'Olimpo di Orban». Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.
«Martedì 23 aprile 2024 - prosegue - ha avuto il via libera ad essere esaminato un emendamento al ddl sulla Cybersicurezza del deputato di Azione Enrico Costa che prevede il carcere fino a tre anni per chi divulghi informazioni conoscendone la provenienza illecita. Sempre sul ddl Cybersicurezza si è esercitato anche il forzista Tommaso Calderone, la cui proposta prevede che le disposizioni in materia di ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio vengano applicate anche ai dati o programmi contenuti in un sistema informatico telematico sottratti illecitamente e alla loro utilizzazione, riproduzione, diffusione o divulgazione con qualsiasi mezzo. In questo caso la pena può arrivare fino a otto anni di reclusione. Come se il caso Assange non fosse mai esistito».
Incalza Costante: «Ai giornalisti italiani si chiede non solo di verificare se una notizia è vera, come prevede la legge ordinistica, ma di vestire anche i panni degli investigatori per accertarsi che a monte non ci sia un reato. Evidentemente alcuni parlamentari, non solo di maggioranza, non riescono a rassegnarsi al fatto che il carcere per i cronisti debba uscire dalla legislazione italiana. È lampante il tentativo di irrigidire le leggi prima che il Media Freedom Act dispieghi i suoi effetti anche nel nostro Paese. Un motivo in più per chiedere all'Europa di vigilare sull'attacco che l'informazione italiana sta subendo».