Calcio: violenza; giornalisti, non siamo noi ad avvelenare
VIOLENZA:SERVENTI LONGHI A GALLIANI,FRUTTO ISTERIA DIRIGENTI SEGRETARIO FNSI: NEI MEDIA TROPPA ENFASI,OGNUNO FACCIA SUA PARTE 24 febbraio 2003. ANSA - ''Sparare nel mucchio è tipico di chi vuole scaricare le responsabilita'''. Così Paolo Serventi Longhi, segretario della Fnsi, replica ad Adriano Galliani, presidente della Lega che aveva sottolineato come la violenza nel calcio sia spesso figlia di certi programmi sportivi. Ad Adriano Galliani che dopo i gravi incidenti scoppiati al Delle Alpi durante Torino-Milan aveva detto ''Tutto il mondo del calcio, comprese radio televisioni giornali, deve fare un passo indietro se vogliamo che questo sport viva ancora perché c'è qualcosa che non va'' così risponde Paolo Serventi Longhi: ''La violenza nel calcio non è figlia tanto delle esagerazioni giornalistiche quanto dell'isteria collettiva soprattutto dei dirigenti e di chi manovra le leve del potere sportivo. Ciò non vuol dire - continua Serventi Longhi - che non vi siano enfatizzazioni eccessive ed anche episodi denunciati dalla organizzazioni dei giornalisti di utilizzo dei media, come le tv e le radio, per fare audience aizzando le frange della tifoseria più violenta. Ciò è contrario alla deontologia professionale dei giornalisti e meriterebbe provvedimenti disciplinari. Ma prima ognuno, a cominciare dal presidente della Lega e del Milan - conclude -, faccia la sua parte e non si limiti alle prediche''. CALCIO: VIOLENZA; USSI CONVOCA COMITATO PRESIDENZA 23 febbraio 2003. ANSA - L'Unione stampa sportiva italiana ha convocato d'urgenza un comitato di presidenza, che si riunirà il 3 e 4 marzo a Putignano (Bari). Lo ha annunciato il presidente dell'Ussi Antonello Capone che ha spiegato che all'origine della decisione ci sono anche gli ultimi episodi legati alla violenza negli stadi. «Ci sarà un richiamo alla categoria - ha detto - ma anche a tutte le componenti sportive. Vogliamo evitare i processi sommari. Non sono i giornalisti ad avvelenare il calcio. C'è qualche caso ma non si può generalizzare». «Finiamola con i processi sommari. Non siamo noi giornalisti ad avvelenare il mondo del calcio». Il presidente dell'Unione stampa sportiva (Ussi) Antonello Capone ammette certi «eccessi», ma nega decisamente che la stampa provochi la violenza come in qualche modo sostenuto ieri dal presidente della Lega, Galliani, ed oggi dal tecnico della Roma, Capello. In questa situazione, che lui giudica «drammatica», Capone afferma che è giunto il momento di dire basta ai sospetti: «È giusto ribellarci. È davvero sconfortante che in Italia il mondo dell'informazione sia messo non in secondo ma in ultimo piano. Nel resto d'Europa c'è rispetto, da noi invece tutti gli operatori dell'informazione sono messi sempre più in condizioni di lavorare male». Per mettere fine a tutto questo e «per richiamare tutti a un esame di coscienza» l'Ussi ha convocato d'urgenza per il 3 e 4 marzo un comitato di presidenza. Capone definisce l'attacco alla stampa il «secondo stadio», dopo le accuse agli arbitri, di una strategia complessiva. «È una situazione sgradevole - dice - Il tiro al giornalista fa pensare che il calcio-business invece di fare un esame di coscienza si voglia sottrarre alle proprie responsabilità e così si autoassolve. Sorprende che personaggi che da una vita vivono nello sport non accettino il confronto sereno». Il riferimento è alla lite in tv di oggi tra Capello e Varriale, ma Capone cita anche precedenti episodi con Lippi ed i tanti silenzi stampa. «Le critiche di Galliani? Era preoccupato più come Lega che come Milan: lui parlava di questioni economiche. Sta facendo opera di persuasione tra i presidenti... Il calcio non si deve autoassolvere. Questa crisi è dovuta ai comportamenti delle società. I giornalisti esigono rispetto. Come fa la Rai - conclude - a pagare i diritti quando questi vengono violati? Nelle competizioni europee questo non accade».