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Fnsi 04 Set 2003

Berlusconi: "Le grandi firme mi attaccano? Sono gelosi e mossi da sentimenti irrazionali. L'80 per cento dei giornalisti è di sinistra. Il giudice è un lavoro da mentalmente disturbati" Serventi Longhi: "E' il premier la vera anomalia di que

Berlusconi: "Le grandi firme mi attaccano? Sono gelosi e mossi da sentimenti irrazionali. L'80 per cento dei giornalisti è di sinistra. Il giudice è un lavoro da mentalmente disturbati"Serventi Longhi: "E' il premier la vera anomalia di questo Paese"

Berlusconi: "Le grandi firme mi attaccano? Sono gelosi e mossi da sentimenti irrazionali. L'80 per cento dei giornalisti è di sinistra. Il giudice è un lavoro da mentalmente disturbati"
Serventi Longhi: "E' il premier la vera anomalia di questo Paese"

Commentatori come Enzo Biagi e Indro Montanelli hanno attaccato Silvio Berlusconi perchè «gelosi» e «mossi da un sentimento irrazionale». Lo afferma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in un'intervista rilasciata a Boris Johnson, direttore di 'The Spectator' e Nicholas Farrel, editorialista de 'La Voce di Rimini', pubblicata oggi dal quotidiano romagnolo. Ai giornalisti che gli chiedono perchè tutti i commentatori lo attaccano, Berlusconi risponde: «Credo ci sia un elemento di gelosia in ognuna di queste persone perchè non riesco a trovare un'altra spiegazione. Tutti questi giornalisti, Biagi, Montanelli, erano più anziani di me e credevano di essere loro quelli importanti nel nostro rapporto. Poi - osserva - il rapporto si è capovolto e io sono diventato ciò che loro stessi volevano essere. Dunque - conclude il presidente del Consiglio - dato che loro non mi sono politicamente affini, si è sviluppato un sentimento irrazionale tra giornalisti italiani molto famosi». Ai giornalisti britannici che gli chiedono se secondo lui Giulio Andreotti sia un mafioso, Berlusconi infatti risponde: «Ma no, ma no. Andreotti è troppo intelligente. Guardate, Andreotti non è mio amico. Lui è di sinistra. Hanno creato questa menzogna per dimostrare che la Democrazia Cristiana, che è stata per 50 anni il partito più importante nella nostra storia, non era un partito etico, ma un partito vicino alla criminalità». «Ma - commenta il presidente del Consiglio - non è vero. È una follia! Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perchè lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro, devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perchè sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana». «Dopo la caduta del Muro di Berlino, il Partito comunista, la sinistra, era stato sconfitto dalla storia, non fu processato per la complicità morale con i crimini dei regimi comunisti che loro avevano sempre appoggiato, dalla Cambogia a Fidel Castro a Milosevic». Lo afferma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nella lunga intervista concessa a Bori Johnson e Nicholas Farrell per il settimanale 'Spectator' e 'La Voce di Rimini'. Secondo Berlusconi, il Partito comunista italiano appoggiava questi regimi «perchè la sinistra ha sempre avuto un'attrazione fatale per la dittatura». «Non furono portati in tribunale - aggiunge - perchè la sinistra fece infiltrare i suoi uomini in tutti i punti nodali dello Stato, cioè le scuole, i giornali, le stazioni tv, la magistratura, nel sistema nervoso centrale dello Stato. Invece di essere processati, usarono le loro infiltrazioni per portare in tribunale tutti gli altri partiti a cui la storia aveva dato ragione». «L'Economist ha fatto un grande e fondamentale errore confondendo le guardie con i ladri. Ha preso i protettori della democrazia e della libertà per i ladri, e ha preso i ladri per le guardie». Ai cronisti che gli chiedono perchè il settimanale britannico non lo creda adatto a governare l'Italia, Berlusconi risponde che «L'Economist ha mescolato tutto». «Non ho mai - spiega il presidente del Consiglio - guadagnato un soldo nella mia vita dalla politica. Ho messo i miei soldi nella politica, sì, per finanziare Forza Italia. Non oso telefonare al mio gruppo perchè un solo operatore telefonico potrebbe dire 'Berlusconi sta chiamando'». «E per il conflitto di interessi - aggiunge - è tutto il contrario, perchè ho dovuto vendere tutto il mio sistema di grandi negozi in quanto i comunisti non volevano comprare da me e avevano una strategia 'BB', boicotta Berlusconi. Le autorità di Sinistra non mi davano nessun nuovo permesso per costruire negozi, e non ho chiesto alla Destra perchè si sarebbe potuto pensare che io avessi un interesse, quindi i miei figli hanno deciso di vendere». «Perchè il mio gruppo dovrebbe pagare Squillante se non c'era una mia sola causa che lui avesse per le mani. Tutte le mie cause erano a Milano, non a Roma». Silvio Berlusconi lo afferma nella lunga intervista al periodico 'Spectator' e alla 'Voce di Riminì in cui sottolinea con forza che il giudice Squillante «non era coinvolto» in nessun caso che lo riguardasse. Con il cancelliere tedesco Gehrard Schroeder »non c'è mai stata nessuna rottura« dopo la vicenda Schulz al Parlamento europeo. Con Schroeder - spiega Berlusconi - ci fu solo una telefonata. Ero io che ero offeso, il mio governo, il mio paese, e ho risposto con una battuta. Volevo essere spiritoso. Tutto il Parlamento ha riso. La mia risposta è stata presa ed usata contro di me«. »Ma sapete una cosa? Era - aggiunge il premier - una risposta a cui era praticamente impossibile per me resistere perchè una volta ho trasmesso 120 episodi di 'Hogan's Heroes' in cui c'era questo Sergente Schulz. Vi ricordate? Era una battuta che mi è venuta spontaneamente. Ed è uscita di getto. Cerco sempre di essere ironico nei miei discorsi«. »Comunque - precisa Berlusconi - ho avuto una conversazione telefonica con Schroeder in cui ho detto che la mia intenzione non era stata di offendere e che ero dispiaciuto del fatto che la mia battuta avesse offeso qualcuno«. »In quella seduta del Parlamento - spiega - i discorsi erano stati preparati precedentemente sotto la regia degli europarlamentari della Sinistra italiana. Così ne era uscita la seguente immagine dell'Italia. Uno, che in Italia c'è un signore che controlla l'85 per cento della stampa italiana. Ma è vero il contrario, io sono l'editore più liberale della storia. Due, che questa persona controlla anche tutta la televisione italiana, quando poi ho un amico, che è Emilio Fede, che ha il 7 per cento di share. Tre, che metto sotto i piedi i giudici italiani e quindi che, se l'Italia si candidasse oggi per far parte dell'Unione Europea, sarebbe respinta. Questo - rileva Berlusconi - era l'argomento dei discorsi della Sinistra quel giorno«. E il premier va oltre. »La realtà italiana - dice - è che è una democrazia assoluta con delle anomalie. Una è che abbiamo unþopposizione che non è del tutto democratica perchè è fatta di persone che furono comunisti e protagonisti del partito comunista italiano che era stalinista in origine. Un'altra anomalia, che all'estero non è conosciuta, è che abbiamo una magistratura estremamente politicizzata. E la terza anomalia è che c'è una enorme disinformazione da parte della stampa. Basta leggere 'La Repubblica', basta leggere 'L'Unità', sono quotidiani completamente al servizio della Sinistra. Se leggete 'L'Unità' penserete di star vivendo sotto una tirannia«. (ANSA). «Credo che l'80% dei giornalisti sia di sinistra e che abbiano rapporti molto stretti con l'informazione estera, e hanno tutti un club a Roma». Lo ha detto Silvio Berlusconi a «The Spectator». «Non concedo conferenze stampa all'informazione estera perchè loro la usano solo come opportunità per attaccarmi. Non prendono in considerazione ciò che faccio o dico. Scrivono ciò che c'è già nella loro testa». (Dire) «L'anomalia italiana è proprio il presidente del Consiglio. Non si ricordano opinioni espresse con tanta violenza e in termini così sprezzanti nel dibattito, pure acceso, tra le forze politiche e sociali». Lo dice il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Paolo Serventi Longhi, commentando le dichiarazioni di Silvio Berlusconi alla 'Voce di Rimini'. «Al di là dei giudizi incredibili sulla magistratura, le opinioni del premier sull'informazione - continua il segretario generale della Fnsi - non stanno nè in cielo, nè in terra. Non vi è un 80% di giornalisti comunisti gelosi del potere del presidente del Consiglio; è ridicola la generica accusa di disinformazione, così come non sono accettabili i giudizi su importanti quotidiani o voci non assonanti con quelle del Governo. Occorre molto rispetto per il lavoro di chi fa informazione e questo rispetto il capo del Governo non dimostra di averlo. D' altra parte l' Esecutivo sta cambiando le leggi in funzione degli interessi di Silvio Berlusconi e le preoccupazioni espresse dai giornalisti italiani e da larghi settori della società del nostro paese sono confermate dallo stesso Parlamento europeo. Non c'è un complotto, non ci sono vittime, c'è un problema: Berlusconi». (ANSA). «La vera anomalia - ribadisce Paolo Serventi Longhi - è quella di un paese il cui governo è presieduto da un premier che ha le caratteristiche di Silvio Berlusconi: un imprenditore di scarsa tradizione familiare, i cui interessi sono diventati il punto centrale della politica dell'esecutivo da lui presieduto. Berlusconi continua ad attaccare le istituzioni che non fanno riferimento a lui stesso: la magistratura, l'informazione e il giornalismo, con un linguaggio che non ha precedenti nella storia repubblicana». In italia - aggiunge il segretario generale della Fnsi - «vi è un'informazione migliore e una peggiore, vi sono giornalisti bravi e meno bravi, ma certamente il sistema della comunicazione non può essere liquidato in maniera sprezzante nelle parti che non sono di proprietà del presidente del consiglio». Di più: «Ho la sensazione che l'autostima del premier stia crescendo di giorno in giorno, e che quindi non sia più consentito il diritto di critica. Biagi e Montanelli, così come altri autorevoli colleghi, hanno criticato e criticano l'attuale assetto di potere nazionale e lo fanno legittimanente e liberamente». Certo, «Berlusconi ha il diritto di criticare la stampa, ma non può assumere un atteggiamento vittimistico che rischia di legittimare forme di intervento repressivo, anche attraverso leggi sull'etica e sulla professione giornalistica oppure sulla informazione nel suo complesso». (Dire).

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