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Editoria 27 Giu 2012

"Bene le nuove regole ma che non siano scritte su lapidi Ora ci sono buone ragioni per incrementare i fondi"

“L’approvazione del decreto editoria, che introduce nella legislazione criteri di massima trasparenza e attenzione ai giornali veri e al lavoro giornalistico per la definizione del finanziamento pubblico alla stampa, è un’occasione – a giudizio della Giunta Esecutiva della Fnsi - che non può essere sprecata solo se la si legge per il verso giusto: adesso non ci sono più scuse per giustificare l’impoverimento dei fondi per l’editoria ma ci sono solo motivi per deliberarli nella misura giusta, per tempo, evitando che le regole restino scritte sulle lapidi. Norme buone, però, possono non funzionare se manca la materia prima per le quali debbono essere applicate. E non vi è dubbio che i soli 63 milioni di euro previsti a favore dei giornali in cooperativa, politici, di idee, delle minoranze linguistiche e delle comunità italiane all’estero, per l’attività dell’anno in corso (ma erogabili a fine 2013), siano talmente insufficienti da lasciare parecchi morti per strada. Regole e leggi debbono servire per i vivi.

“L’approvazione del decreto editoria, che introduce nella legislazione criteri di massima trasparenza e attenzione ai giornali veri e al lavoro giornalistico per la definizione del finanziamento pubblico alla stampa, è un’occasione – a giudizio della Giunta Esecutiva della Fnsi - che non può essere sprecata solo se la si legge per il verso giusto: adesso non ci sono più scuse per giustificare l’impoverimento dei fondi per l’editoria ma ci sono solo motivi per deliberarli nella misura giusta, per tempo, evitando che le regole restino scritte sulle lapidi. Norme buone, però, possono non funzionare se manca la materia prima per le quali debbono essere applicate. E non vi è dubbio che i soli 63 milioni di euro previsti a favore dei giornali in cooperativa, politici, di idee, delle minoranze linguistiche e delle comunità italiane all’estero, per l’attività dell’anno in corso (ma erogabili a fine 2013), siano talmente insufficienti da lasciare parecchi morti per strada. Regole e leggi debbono servire per i vivi.

Il decreto votato oggi dal Senato è un indubbio passo avanti, che sviluppa un percorso già aperto con il nuovo regolamento e che deve essere considerato base per una riforma complessiva che rimane indispensabile per il settore, come peraltro riconosciuto dallo stesso Governo quando, in contemporanea con l’emanazione del decreto, sempre su proposta del Sottosegretario all’Editoria, Paolo Peluffo, ha pure proposto all’esame del Parlamento un disegno di legge specifico. Le regole approvate oggi dal Senato e che, presumibilmente, diventeranno definitive con il voto della Camera entro il 20 luglio, sono senz’altro interessanti per la selettività dei criteri di accesso ai contributi per il valore dato all’occupazione professionale (con tetti fino a 2,5 milioni per testata su questo capitolo di spesa), per la valutazione delle copie vendute e per l’integrazione carta-online, fermo restando l’obbligo dell’organizzazione redazionale e dell’occupazione contrattualizzata. Su questi punti, peraltro, sono positivi gli emendamenti introdotti per iniziativa di alcuni Senatori (capofila Vincenzo Vita), mentre non del tutto convincenti appaiono altre norme come quelle dei limiti di diffusione per definire nazionale una testata (appena tre regioni). Sugli effetti pratici occorrerà valutare, cammin facendo, i risultati reali per le testate delle minoranze linguistiche e delle comunità italiane all’estero per le quali forse serviranno norme di specificazione”. IL TESTO DEL DL EDITORIA VOTATO AL SENATO IL 27 GIUGNO 2012 (formato Pdf) EDITORIA: ART.21, MORTE TV-GIORNALI SE DECRETO NON CONVERTITO
''Non vi è dubbio alcuno che il decreto legge votato dal Senato in materia di editoria possa e debba essere migliorato, ma, mai  come in questa occasione, il meglio potrebbe rivelarsi nemico del bene''. Lo ha dichiarato in una nota Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21.
''Il decreto - continua il comunicato - dovrà essere convertito entro il 20 luglio, se non dovesse accadere decine di emittenti e di giornali sarebbero condannati a sicura morte. Per questa ragione, come articolo 21, non presenteremo emendamenti, ma chiederemo a tutte le forze politiche di firmare una risoluzione per chiedere al  governo di procedere subito alla ''pulizia del settore'' e di garantire che la copertura prevista sia effettiva''.
Il timore espresso da Giulietti è che ''al danno del grave ritardo, si dovesse poi aggiungere quello della copertura parziale''. (ROMA, 28 GIUGNO - ANSA)

 

EDITORIA: OK SENATO AL DECRETO, PASSA ALLA CAMERA
DIVERSE NOVITÀ A PALAZZO MADAMA; FNSI E MEDIACOOP, ORA RISORSE
Via libera del Senato al decreto legge sull'editoria, che ora passa alla Camera. Il provvedimento, nato per razionalizzare l'erogazione dei contributi pubblici ai giornali di cooperative, no-profit e di partito, è stato approvato a larga maggioranza, con il solo no dell'Italia dei Valori. La nuova disciplina dovrebbe avere efficacia per i prossimi due anni, in attesa del riordino complessivo del settore a partire dal 2014, quando il fondo per l'editoria dovrebbe cessare di esistere e si dovrebbe passare ad un sistema di incentivi. Fino ad allora, vengono resi più stringenti i requisiti per accedere al fondo.
L'impianto complessivo del decreto non è stato toccato, ma in Senato sono intervenute alcune modifiche. Potranno ottenere contributi solo i quotidiani che vendono il 25% (nell'ipotesi iniziale erano il 30%) delle copie distribuite e che hanno almeno cinque lavoratori assunti a tempo indeterminato, in prevalenza giornalisti. Si pongono poi alcuni limiti ai costi ammissibili per calcolare l'importo del contributo: saranno coperti il 50% di quelli fondamentali per la produzione, compresi i costi per le agenzie di stampa. C'è inoltre un contributo aggiuntivo, calcolato esclusivamente sulle copie vendute, senza considerare le copie diffuse in blocco e tramite 'strillonaggio'.
Nel decreto anche norme per favorire il passaggio on line delle testate. Le imprese editrici che diffondono esclusivamente sul web potranno usufruire a certe condizioni di un sostegno di durata biennale. A Palazzo Madama è stata aggiunta la norma che esclude dall'obbligo di registrazione le piccole testate online.
Previsti inoltre sconti sulle tariffe postali per l'editoria non profit, un contributo di 2 milioni di euro annui per i periodici italiani pubblicati all'estero e una norma 'salva-Manifesto', secondo cui le cooperative editoriali per accedere ai contributi non dovranno rispettare il requisito di 5 anni dalla loro costituzione nel caso di subentro o acquisto di una testata. Non è passato, invece, l'emendamento del Pd, sostenuto dal governo, che prevedeva il 10% in più dei contributi per le aziende editoriali che hanno Cdr con non più di 2/3 delle persone dello stesso sesso.
''Oggi è un giorno importante per l'editoria italiana'', dichiarano i senatori del Pd, Vincenzo Vita e Marilena Adamo.
''Con questo testo si consente all'editoria tradizionale di affrontare la sfida lanciata dalla tecnologia e dall'evoluzione del mercato'', sostiene Alessio Butti del Pdl. Parla invece di ''un decreto legge scritto in maniera strampalata e confusa'' il capogruppo al Senato dell'Idv, Felice Belisario. Soddisfazione viene espressa da Fnsi e Mediacoop, che però chiedono risorse immediate per evitare che le nuove norme siano di fatto inutili.  (di Michele Cassano - ROMA, 27 GIUGNO - ANSA)

EDITORIA: ECCO IL TESTO DEL DECRETO APPROVATO DAL SENATO
Il decreto editoria approvato oggi dall'Aula del Senato in prima lettura (scade il 20 luglio), ridisegna i requisiti di accesso ai contributi pubblici, in modo da renderli più selettivi, per stampa di partito, società cooperative e detta nuove norme sulla rete di distribuzione della stampa quotidiana e periodica, mentre è rimandato a un ordine del giorno il capitolo dell'emittenza radiofonica e televisiva locale.
Il principale criterio scelto è la correlazione tra contributi e vendite effettive delle testate, con un determinante salto di qualità rispetto al requisito della legislazione precedente, ed ai livelli di occupazione professionale.
Così il testo approvato dall'Aula di Palazzo Madama fissa per le testate nazionali in 25%, così come proposto da un emendamento del vicepresidente della commissione Cultura del Senato, Vincenzo Vita (Pd), e fatto proprio dalla commissione, il rapporto tra copie vendute e distribuite (nelle edicole, escluso lo strillonaggio o le vendite in blocco), correggendo sia il 30% fissato nel testo del decreto che sforbiciava la quasi totalità degli aventi diritto, sia, in maniera significativa, l'attuale 15%, che al contrario rappresentava un filtro troppo esiguo. È del 35% il rapporto fissato per le testate locali.
La definizione di testata nazionale è stata modificata da un emendamento della Lega Nord, fatto proprio dalla commissione, che indica quale testate nazionali quelle distribuite in almeno 3 regioni (precedentemente era 5 il numero delle regioni di copertura richiesta), con una percentuale di distribuzione in ciascuna di esse non inferiore al 5% della propria distribuzione totale.
Per accedere ai contributi le cooperative editrici, oltre a garantire il fatto di essere composte esclusivamente da giornalisti, poligrafici, grafici editoriali, con prevalenza di giornalisti, e che abbiano la maggioranza dei soci dipendente della cooperativa con contratto a tempo indeterminato, così come previsto dal decreto varato dal Cdm, ''devono comunque essere in possesso del requisito della mutualità prevalente per l'esercizio di riferimento dei contributi'', così come stabilito in un emendamento inizialmente della Lega Nord, fatto proprio dalla commissione.
Per il resto il requisito occupazionale prevede che le società editrici di testate quotidiane abbiano almeno 5 dipendenti con contratto a tempo indeterminato per l'intero esercizio di riferimento, mentre per le testate periodiche tali dipendenti scendono a 3.
Una novità è stata inserita nel passaggio in Aula nei contributi a favore dei periodici italiani pubblicati all'estero: con parere favorevole di relatori e governo a un emendamento Pd riformulato, ''a decorrere dai contributi relativi all'anno 2012 è autorizzata la corresponsione dell'importo complessivo di 2 milioni di euro in ragione d'anno, di contributi a favore di periodici italiani pubblicati all'estero da almeno 3 anni e di pubblicazioni con periodicità almeno trimestrale edite in Italia e diffuse prevalentemente all'estero da almeno 3 anni anche a titolo oneroso per le pubblicazioni on line''.
Approvato anche un emendamento Perduca-Poretti-Vita indirizzato specificatamente a Radio Radicale, come ha sottolineato in Aula il senatore Ln, Sergio Divina che stabilisce come ''per i contributi relativi all'anno 2010 le imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale, mantengono il diritto all'intero contributo previsto. A tal fine si provvede prioritariamente nell'ambito delle risorse finanziarie disponibili per il riparto percentuale fra gli aventi diritto''.
Per quanto riguarda i costi ammissibili cui commisurare il contributo, con l'approvazione di un emendamento dei relatori, Malan e Adamo, vale la ''quota fino al 50% dei costi sostenuti per il personale dipendente, per un importo massimo di 120 mila euro annui e di 50 mila euro annui rispettivamente per ogni giornalista e per ogni poligrafico assunti con contratto a tempo indeterminato, per l'acquisto di carta,, per la stampa, per gli abbonamenti ai notiziari delle agenzie di stampa'' mentre restano esclusi i canoni di locazione per gli immobili destinati alla produzione e per la distribuzione. Con il via libera ad un'ulteriore emendamento Pd, si stabilisce che ''l'importo complessivo di tale quota non può comunque essere superiore a 2,5 milioni di euro per i quotidiani nazionali (erano 2 milioni nel testo del decreto, ndr), a 1,5 milioni per i quotidiani locali e per le imprese editrici di quotidiani digitali (on line, rispetto a 1,3 milioni del testo del decreto) e a 300 mila euro per i periodici''.
Ritoccati da 0,20 a 0,25 i costi riconosciuti per ogni copia venduta di quotidiani nazionali, da 0,15 a 0,20 per i quotidiani locali e da 0,35 a 0,40 per i periodici (emendamento dei relatori Adamo e Malan).
Novità vengono introdotte anche per quanto concerne l'editoria digitale, che viene 'delegificata' (con una semplificazione delle norme giuridico-formali) per quanto concerne i periodici web e i blog o siti di piccole dimensioni.
Un emendamento a prima firma del senatore Pd, Vincenzo Vita, fatto proprio dalla commissione, stabilisce che ''le testate periodiche realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse unicamente per via telematica, ovvero on line, i cui editori non abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche e che conseguano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100 mila euro non sono soggetti agli obblighi'' di legge previste per la stampa del mondo analogico. Lo stesso emendamento precisa che per ricavi annui da attività editoriale si intendono i ricavi ''derivanti da abbonamenti e vendita in qualsiasi forma, ivi compresa l'offerta di singoli contenuti a pagamento, da pubblicità e sponsorizzazioni, da contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati''.
Per il resto, l'art.3 del decreto editoria intende favorire il passaggio sul digitale delle testate fruitrici dei contributi, garantendo gli stessi nel caso di passaggio digitale on line anche non esclusivo (e anche a titolo non oneroso), ma garantendo almeno 240 uscite annuali e 10 articoli al giorno (novità quest'ultima introdotta in Aula con un emendamento Lega Nord) per i quotidiani, 45 per i settimanali e plurisettimanali, 18 per i quindicinali, 9 per i mensili, in formato non inferiore a quattro pagine per numero. In tal caso le testate sono esonerate dai requisiti di accesso al contributo posti per il cartaceo. Nei primi due anni sono previste inoltre ulteriori incentivazioni relative ai costi sostenuti per le pubblicazioni esclusivamente in formato digitale.
Sempre restando in area digitale un emendamento trasversale, approvato in commissione, fa rientrare la pubblicità on line (e sulle diverse piattaforme anche in forma diretta, incluse le risorse raccolte da motori di ricerca, da piattaforme sociali e di condivisione) nel paniere dei ricavi del Sic (Sistema integrato di comunicazioni) funzionale al calcolo del tetto del 20% previsto dalla legge.
Le imprese concessionarie di pubblicità di cui sopra sono inoltre obbligate ad iscriversi nel registro degli operatori di comunicazione.
Grazie all'approvazione di un emendamento della commissione si interviene quindi a sostegno delle associazioni non profit. L'emendamento approvato dalla commissione prevede che le associazioni onlus potranno avere le stesse tariffe postali agevolate così come i grandi quotidiani.
Sulla distribuzione, infine, il decreto interviene imponendo a edicole e rivenditori, a partire dal primo gennaio 2013, la tracciabilità delle vendite e delle rese dei giornali quotidiani e periodici attraverso l'utilizzo degli opportuni strumenti informatici e telematici basati sulla lettura dei codici a barre. Per favorire l'adeguamento tecnologico degli operatori è previsto un credito di imposta per il 2012 nel limite di 10 milioni di euro, da finanziare attraverso risparmi. La disposizione mira anche alla diffusione della moneta elettronica.
Numerosi gli emendamenti dichiarati improcedibili ai sensi dell'art.81, ovvero a causa della mancata copertura finanziaria certa, che sono stati trasformati ed accolti in ordini del giorno.
Il più importante è quello relativo alle imprese di radiodiffusione sonora locale. Ricordando che le ''provvidenza consistevano nella riduzione tariffaria del 50% dei costi delle utenze telefoniche, nel rimborso del 40% dei costi delle utenze elettriche e dei collegamenti satellitari e nel rimborso del 60% del costo dei canoni di abbonamento delle agenzie di informazione radiotelevisiva'' e che ''la sospensione dei suddetti contributi ha determinato una grave dequalificazione dell'offerta informativa e una riduzione del personale giornalistico nell'intera filiera'' l'odg impegna il governo ''ad assumere le iniziative necessarie per riammettere l'emittenza locale tra i soggetti aventi diritto ai benefici dell'editoria al fine di garantire un efficiente servizio di informazione sul territorio, nonché pluralismo e libertà di informazione''. (ROMA, 27 GIUGNO - ASCA)

IN DL NOVITÀ DA WEB A 'SALVA-MANIFESTO'
NEL PROVVEDIMENTO ANCHE NORME SU NON PROFIT E GIORNALI ESTERO
Il decreto editoria approvato in Senato prevede una serie di misure che, in attesa di una più complessiva ridefinizione delle forme di sostegno al settore, puntano a razionalizzare l'utilizzo delle risorse attraverso meccanismi che correlano il contributo per le imprese editoriali agli effettivi livelli di vendita e di occupazione professionale. Diverse le novità entrate nel testo durante la discussione a Palazzo Madama. Eccole in pillole:
CORRELAZIONE TRA COPIE VENDUTE E DISTRIBUITE - Scende dal 30 al 25% (attualmente è al 15%) la percentuale relativa al rapporto tra le copie vendute e quelle distribuite necessaria per accedere ai contributi. Per le testate locali la quota è del 35%. Vengono considerate testate nazionali quelle che sono distribuite in almeno tre regioni.
ABBONAMENTI AD AGENZIE - Nell'ambito del computo del contributo alle testate, il 50% è calcolato in base ai costi per il personale dipendente, per l'acquisto della carta, della stampa ma anche per gli abbonamenti ai notiziari delle agenzie di stampa.
AIUTI A ONLUS - Sconti sulle tariffe postali per l'editoria non profit.
GIORNALI PUBBLICATI ALL'ESTERO - Arriva un contributo di 2 milioni di euro annui per i periodici italiani pubblicati all'estero.
WEB - Le piccole testate online (che abbiano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100mila euro) non sono obbligate alla registrazione. La pubblicità online viene fatta rientrare nel paniere dei ricavi del Sic, su cui si applica il tetto 'anti posizioni dominanti' del 20%.
RADIO RADICALE - L'emittente mantiene, salvo verifiche, per intero il contributi relativi all'anno 2010.
SALVA-MANIFESTO - Le cooperative editoriali non dovranno rispettare il requisito di 5 anni dalla loro costituzione nel caso di subentro o acquisto di una testata e dunque per accedere ai contributi per l'editoria. (ROMA, 27 GIUGNO - ANSA) 

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