«In una fase drammatica di conflitti in Europa e in Medio Oriente - una fase in cui ciascuno di noi, cittadino, politico, uomo delle istituzioni è scosso da eventi dolorosi e angoscianti e ha bisogno di capire - è quanto mai cruciale il ruolo dei giornalisti, il ruolo di chi va e vede, di chi a rischio della propria vita è testimone di quello che accade per raccontarlo a tutti noi, per aiutarci a formare la nostra coscienza sui fatti. Nell'era delle manipolazioni possibili a basso costo, come i deepfake, ciò che possiamo definire un fatto, qualcosa che è realmente accaduto, è tutt'altro che scontato. Abbiamo bisogno della presenza dei giornalisti, del loro lavoro. Abbiamo bisogno di chi ha la formazione, la competenza, l'etica deontologica». Lo ha detto il sottosegretario all'Informazione e all'Editoria Alberto Barachini nell'ambito della discussione generale nell'Aula della Camera dei Deputati sulla proposta di legge 1447 a prima firma Paolo Emilio Russo (Forza Italia) relativa all'istituzione della Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione.
«Nel tempo - ha aggiunto Barachini - tanti giornalisti hanno perso la vita proprio a causa del loro lavoro. Onorare la loro memoria di servitori della democrazia è un dovere e un monito. Dobbiamo essere riconoscenti a tutti coloro che hanno custodito e custodiscono la nostra democrazia e a chi lo fa attraverso la libertà di espressione, che è il pilastro costituzionale su cui si fonda la professione giornalistica».
Il sottosegretario ha ricordato poi che «la volontà di salvaguardare la libertà di stampa e il pluralismo informativo è ciò che dà impulso alla mia azione di governo ogni giorno, nella scrittura dei numerosi provvedimenti di sostegno all'editoria, all'informazione libera, alla professione giornalistica e a tutta la filiera. Perché libertà e pluralismo possano proseguire, è necessario che continuino ad avere risorse per confrontarsi con attori internazionali con una forza tecnologica ed economica esponenzialmente superiore nell'era dell'intelligenza artificiale generativa e dell'offensiva della distribuzione algoritmica. Attori che, però, non sono tenuti a rispettare né argini deontologici, né responsabilità editoriali, né fondamentali salvaguardie contrattuali. Ecco perché - ha concluso - ogni giorno, sempre di più, siamo dalla parte di questa professione difficile e necessaria, siamo dalla parte di una libertà che ha bisogno di risorse per essere testimone dei fatti».
La discussione è iniziata lunedì 14 luglio 2025. Il provvedimento riconosce il 3 maggio di ciascun anno (ricorrenza della Giornata Onu per la libertà di stampa) quale Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione e prevede specifiche iniziative per ricordare i cronisti uccisi, il cui elenco sarà pubblicato sui siti web del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della presidenza del Consiglio e dell'Ordine dei giornalisti.
Intervenendo in Aula, Paolo Emilio Russo ha letto i nomi di alcuni giornalisti uccisi per la loro attività, rilevando che «come giornalista di professione, ma innanzitutto come lettore, ho conosciuto il peso e la responsabilità di chi ogni giorno si impegna a raccontare la verità, spesso in contesti difficili, talvolta pericolosi. Penso a colleghi che hanno pagato con la vita il loro coraggio, la loro dedizione a un mestiere che non è solo un lavoro, ma è una missione al servizio della democrazia».
Per Russo «i giornalisti uccisi a causa del loro lavoro non sono solo vittime di una violenza brutale, ma martiri di un ideale che è il fondamento stesso della democrazia cioè la libertà di stampa. Essi rappresentano, per citare il filosofo Jürgen Habermas, i custodi del discorso pubblico, senza i quali il pluralismo e il controllo democratico del potere verrebbero meno. Questa proposta di legge - ha concluso il parlamentare di FI - nasce proprio dal desiderio di rendere omaggio a chi ha sacrificato tutto per difendere il diritto dei cittadini a essere informati e dall'urgenza di riaffermare come Stato che la libertà di stampa è un pilastro irrinunciabile della nostra società».