Assostampa Lombarda critica il metodo con cui è stato sostituito il capo della redazione Rai di Milano
L'Associazione Lombarda dei giornalisti comunica: " L'Associazione Lombarda dei Giornalisti censura il metodo adottato per sostituire il capo della redazione RAI di Milano. Un metodo non limpido, riconducibile soltanto alla deprecata logica della lottizzazione. In modo improvviso, a quanto risulta alla Associazione, la direzione della informazione regionale ha annunciato la nomina a Milano di Luciano Ghelfi, proveniente dalla redazione romana del TG2, senza chiarire le ragioni del cambiamento e senza contemporanea comunicazione al caporedattore in carica Enrico Castelli. Il rispetto della professionalità, della correttezza del rapporto interpersonale e l'attenzione agli articoli del Contratto di lavoro è la base del riconoscimento non formale della figura del giornalista. L'Associazione Lombarda è già intervenuta su questo argomento partendo dal rispetto che si pretende dagli editori nei confronti dei giornalisti che hanno responsabilità redazionali. Turba di più quando queste regole non vengono osservate da un editore investito da compiti di servizio pubblico. Con oltre 70 giornalisti, la redazione di Milano è l'incarico di maggior peso che esista nell'informazione RAI al di fuori di Roma. Dopo che a parole era stato promesso un potenziamento della sede milanese, ci si trova di fronte ad un atto di centralismo ottuso e senza senso. A meno di non dover pensare ad una vendetta ritardata contro la redazione, che tre mesi fa aveva votato la sfiducia sia al direttore Angela Buttiglione che al caporedattore di Milano. Senza voler mettere in discussione la professionalità del nuovo designato, l'Associazione Lombarda dei giornalisti ritiene inaccettabile il metodo, che segna un nuovo record nel degrado delle relazioni sindacali e umane in seno al servizio pubblico radiotelevisivo. In collegamento con gli altri organismi della categoria, l'Associazione intende reagire contro questa situazione, e intervenire in difesa dei diritti e della dignità professionale dei colleghi della RAI."