Ancona, 11 febbraio - Forti aspettative ma anche grande preoccupazione esprime l'assemblea dei redattori del Corriere Adriatico sullo stato della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico, che sembra giunta a uno snodo cruciale.
Le aspettative sono legate all'impegno profuso ormai da molti mesi dalla Federazione nazionale della stampa italiana per respingere l'attacco degli editori ad alcune fondamentali garanzie contrattuali, con il progetto di governare i cambiamenti in atto nel sistema dell'informazione realizzando un patto generazionale che garantisca il presente e il futuro di questa professione. Un impegno particolarmente importante e prezioso a difesa dell'autonomia del giornalismo in un momento storico in cui la libertà e il dovere di informare sono minacciati addirittura da iniziative parlamentari che mirano a cancellare per legge le notizie scomode. Ma le preoccupazioni, diffuse e forti tra i redattori, sono legate alle anticipazioni, certamente incomplete ma significative, sul contenuto del confronto e sull'indirizzo seguito dalla Fnsi. Le questioni indicate dal sindacato come dirimenti della trattativa - in particolare i temi della multimedialità e della multitestata - investono direttamente, e con un forte impatto, il Corriere Adriatico, giornale regionale delle Marche inserito da qualche tempo nel grande gruppo editoriale Caltagirone e oggetto di una recente revisione grafica che verrà presto integrata da un'aggiornata versione online. La redazione ritiene che la multimedialità sia un'opportunità, non solo per migliorare l'offerta editoriale e la concorrenzialità informativa, che deve essere governata garantendo l'autonomia e mirando alla qualificazione professionale. Ma sono le norme sulla flessibilità e la multitestata a suscitare allarme. Le garanzie rivendicate dal sindacato (secondo quando accreditato nella conferenza nazionale dei Cdr e in successivi interventi di componenti della segreteria Fnsi), rispetto alla richiesta degli editori di sganciare i giornalisti non sono dalla testata ma anche dal luogo di lavoro e dall'azienda, non sembrano sufficienti. I redattori del Corriere Adriatico ritengono che l'esistenza di comprovate ragioni produttive e organizzative (seppure non di quelle sostitutive e all'interno di un gruppo editoriale) e la richiesta del direttore, che comporterebbe una valutazione di tipo professionale, non tutelino veramente la redazione dal rischio che i potenziali trasferimenti (per chi lavora nel gruppo Caltagirone in un'area che va dalla Puglia al Veneto, dalle Marche al Lazio e alla Campania) diventino un'arma di ricatto e uno strumento punitivo nei confronti dei giornalisti, concretizzandosi in situazioni di forte disagio personale. L'unica condizione di vera garanzia è quella della volontarietà: i giornalisti non hanno paura dei cambiamenti e non rifiutano un approccio dinamico alla professione, ma tali cambiamenti oltre a soddisfare l'interesse degli editori devono intercettare anche quello dei giornalisti, interesse che se non è presente in partenza può e deve essere adeguatamente suscitato. Del resto uno degli istituti giuridici che si applica alla mobilità tra aziende - la cessione del contratto, disciplinata dal Codice civile - prevede già il requisito del consenso del lavoratore mentre l'altro istituto - il distacco disciplinato dal decreto legislativo 276 del 2003, sempre temporaneo - lo richiede per il cambio di mansione. Pertanto, a giudizio dell'assemblea dei redattori del Corriere Adriatico, la trattativa sindacale deve partire da queste solide basi giuridiche per mirare, sul tema della mobilità, all'obiettivo del consenso del giornalista. L'assemblea fa anche presente che la norma di legge secondo la quale nel caso di distacco il datore di lavoro rimane responsabile del trattamento economico e normativo a favore del lavoratore, lungi dal costituire una garanzia, per i giornalisti del Corriere Adriatico rappresenta un'ulteriore penalizzazione, posto che nelle altre testate del gruppo Caltagirone le condizioni contrattuali sono migliori per l'effetto dei contratti integrativi aziendali. Nel confronto con gli editori, la norma dovrebbe essere temperata con la previsione che al lavoratore distaccato si applichi il trattamento di miglior favore. Infine, l'assemblea teme vivamente che la rinuncia all'attuale sistema degli scatti biennali in percentuale finisca per penalizzare anche economicamente i giornalisti di testate come il Corriere Adriatico dove storicamente è assente il livello della contrattazione aziendale. L'auspicio corale è che si arrivi comunque a un accordo che adegui, e difenda nel tempo, il potere d'acquisto reale delle retribuzioni, purtroppo condannato da diversi anni a un livellamento verso il basso. Assemblea dei redattori del Corriere Adriatico