Via libera dell'Aula della Camera al testo che riforma il reato di diffamazione a mezzo stampa, cancellando il carcere per i giornalisti e i direttori di testate. I sì sono stati 308, 117 i contrari, 8 gli astenuti. Il testo passa al Senato. Contro votano Sel e M5s.
Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi: “La legge sulla diffamazione a mezzo stampa approvata, in prima istanza, dalla Camera dei Deputati è un chiaro passo avanti nella direzione della civiltà giuridica europea e della giurisprudenza sui diritti umani poiché abolisce il carcere a carico dei giornalisti, ma contiene anche elementi di evidente arretratezza e condizionamento.
E’ una grave delusione, infatti, che il riconoscimento del segreto professionale anche per il giornalista pubblicista sia accompagnato dalla conferma dell’obbligo di rivelare la fonte qualora ritenuta determinante per dirimere una causa di diffamazione. L’interesse riservato dalla legge al segreto professionale per alcune materie (salute, diritto alla difesa, libertà d’informazione, professione religiosa) che riservava perciò questo obbligo a medici, avvocati, sacerdoti e giornalisti è fortemente indebolito ed appare un oggettivo limite non in linea con la civiltà giuridica più avanzata in materia di libertà fondamentali. Anche sull’interdizione professionale per i casi di recidiva si avverte l’obliquità della norma, a fronte della mancata introduzione del Giurì per la lealtà dell’informazione che avrebbe temperato meglio la soluzione di eventuali gravi danni dolosamente causati da un giornalista. Altro motivo di delusione è la bocciatura dell’emendamento sulle liti temerarie in sede civile, spesso avviate allo scopo di intimidire giornalisti e editori con richiesta di risarcimenti esorbitanti e condizionare, fino al silenzio, nei casi dei soggetti più deboli, l’informazione su casi scottanti di inchieste su fenomeni di devianza dell’amministrazione pubblica o della criminalità organizzata. Ancora nubi non diramate ci sono, inoltre, per quanto riguarda gli obblighi a carico dell’informazione via web. La Fnsi confida che in Senato sia possibile compiere un passo definitivo in direzione di una legge per la libertà di informazione, nel giusto equilibrio tra diritti e doveri di lealtà e correttezza. In ogni caso, allo stato, va salutato certamente come positiva la cancellazione del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa, circostanza che, oltre ad essere un mostro giuridico fuori del tempo, ha causato anche di recente l’esposizione dell’Italia alla condanna da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”.
ALLA CAMERA, STOP AL CARCERE AI GIORNALISTI PER DIFFAMAZIONE
Via libera dell'Aula della Camera al testo che riforma il reato di diffamazione a mezzo stampa, cancellando il carcere per i giornalisti e i direttori di testate. I sì sono stati 308, 117 i contrari, 8 gli astenuti. Il testo passa al Senato. Contro votano Sel e M5s.(ROMA, 17 OTTOBRE - ANSA)
DOCUMENTO/DECALOGO DELL’ UNIONE NAZIONALE CRONISTI ITALIANI SULLA RIFORMA DELLA LEGGE SULLA DIFFAMAZIONE
Il ddl sulla riforma della disciplina sulla diffamazione, varato dalla Camera e passato alla Camera, pur eliminando il carcere per i giornalisti, è lontano mille miglia da un’apertura libertaria in sintonia con i richiami dell’Europa.
Da 20 anni vanno avanti e indietro in Parlamento, e a passo di gambero fra infinite resistenze, le proposte di riforma. Solo negli ultimi 10 anni sono abortiti una serie di tentativi persino quando erano vicini al capolinea come il progetto Pecorella approvato soltanto dalla Camera nell’ottobre 2004. Per la loro specifica attività, i cronisti sono particolarmente sensibili al problema, perché i più esposti ai rischi di querele facili e ricattatorie, di fumose comunicazioni giudiziarie e di cause esose per risarcimenti di danni. Peraltro, non da oggi denunciano il moltiplicarsi delle querele, la cui maggior parte finisce archiviata, promosse quasi sempre come arma di pressione contro il diritto di cronaca e il diritto di critica, e con intenti intimidatori sui giornalisti.
Da sempre l’Unione nazionale cronisti italiani è in prima linea per rivendicare una decisa inversione di rotta della legislazione, con una serie di indicazioni che possono riassumersi nel seguente decalogo.
1) In sintonia con gli indirizzi delle istituzioni internazionali, ONU, Consiglio d’Europa, OCSE, nonché di sentenze della Cassazione, non è più rinviabile la depenalizzazione del reato di diffamazione a mezzo stampa. Va radicalmente modificato l’art. 13 della legge sulla stampa del 1948, i cui contenuti sono ereditati dal famigerato codice fascista Rocco. La responsabilità del direttore rimane legata agli obblighi della legge sulla professione giornalistica e agli atti conseguenti i patti contrattuali
2) Rettifica come condizione pregiudiziale alla richiesta di risarcimento danni con tempi di pubblicazione compatibili con i necessari controlli sulla veridicità della smentita e delle precisazioni richieste. Costituzione di un giurì di cittadini estranei alla sfera dei poteri pubblici e privati per la lealtà dell’informazione
3) il diritto al risarcimento del danno va prescritto entro tre mesi per evitare un uso strumentale del ricorso all’autorità giudiziaria
4) Condanna del querelante alla pena pecuniaria nei confronti del querelato in caso di “lite temeraria”.
5) Da eliminare la previsione dell’interdizione professionale (finora raramente applicata), perché non appare né giusto né legittimo che il destino umano e occupazionale dei cronisti sia consegnato nelle mani dei giudici; e perché nessuna altra categoria professionale incorre in questa misura. Maggior rigore spetta semmai all’OdG nell’applicazioni delle sanzioni disciplinari
6) emendamento del comma 3 dell’articolo 200 del Codice di procedura penale sul segreto professionale (tutelato dalla legge sull’Ordine e dal Consiglio d’Europa) affinchè le disposizioni di totale riconoscimento e tutela, previste dai commi 1 e 2 per medici, avvocati e levatrici, siano estese anche ai giornalisti professionisti, praticanti e pubblicisti
7) divieto di perquisizioni, sequestri, interrogatori, fermi di polizia, intercettazioni telefoniche nei confronti dei giornalisti, in particolare se finalizzate all’individuazione delle fonti di informazione ritenute responsabili di fuga di notizie
8) esclusione della corresponsabilità dei giornalisti nelle violazioni dei segreti di indagini, di ufficio ecc. provocate da terzi specie se ignoti
9) riconoscimento del prevalente interesse pubblico del diritto di informazione al fine della completezza e comprensione della notizia rispetto al diritto del singolo. Da escludere dalla normativa della privacy e dalla tutela della riservatezza gli amministratori pubblici e privati obbligati a rispondere della loro irreprensibilità politica e morale 24 ore su 24
10) garanzie per il diritto del giornalista all’accesso agli atti delle pubbliche amministrazioni con modifica all’art. 23 della legge 7 agosto 1990, n 241 (estensione del diritto anche nei confronti di gestori di pubblici esercizi e di soggetti partecipati da capitale pubblico) e con modifiche al Dpr 27 giugno 1992, n. 352 (riconoscimento dell’essenzialità dell’informazione, di un interesse qualificato e legittimazione della funzione del giornalista con immediato diritto di accesso in via informale) Roma 18 ottobre 2013
DIFFAMAZIONE: CAMERA, GIUDICE DEL SOGGETTO OFFESO SE È ONLINE
Se il delitto di diffamazione viene commesso su internet, la competenza sarà del giudice del luogo di residenza della persona offesa: lo prevede un emendamento del governo al testo sulla diffamazione a mezzo stampa approvato dall'Aula della Camera.
L'Assemblea di Montecitorio ha quindi approvato emendamenti della commissione che, tra l'altro, prevedono le stesse pene della diffamazione anche per i giornalisti che rifiutino di pubblicare la rettifica.
Tra le novità introdotte, il riconoscimento della possibilità per il direttore di delegare le funzioni di controllo a uno o più giornalisti professionisti idonei a svolgere le funzioni di vigilanza. La delega dovrà avvenire con atto scritto ed essere applicata in relazione alle dimensioni organizzative della testata. Viene poi previsto che, eccetto per i casi di concorso, il direttore o il vicedirettore (anche di testate online) risponda dei delitti commessi con il mezzo della stampa se il delitto è conseguenza della violazione dei doveri di vigilanza sul contenuto della pubblicazione. La pena è ridotta di un terzo, e non viene applicata la sanzione accessoria dell'interdizione dall'esercizio della professione giornalistica. (ROMA, 17 OTTOBRE - ANSA)
DIFFAMAZIONE: PISICCHIO, MESSO FINE AD ANACRONISMO
"Mettiamo fine ad un anacronismo, quello della carcerazione per i giornalisti, che riecheggia culture incompatibili con la democrazia costituzionale". Così Pino Pisicchio, autore della prima proposta di legge di riforma della diffamazione, commenta l'approvazione del provvedimento che elimina la pena detentiva per i giornalisti.
"Certo, si poteva fare di più - aggiunge il presidente del gruppo Misto - si poteva porre l'istituzione di un Giurì d'onore per evitare la giurisdizionalizzazione dei contrasti tra giornalista e cittadino, così come sarebbe stato utile approfondire i temi relativi all'uso delle nuove tecnologie della comunicazione. Torneremo a porre il tema sul piano di una proposta organica. Oggi accontentiamoci di un passo". (ROMA, 17 OTTOBRE - ANSA)
DIFFAMAZIONE: VERINI (PD), BENE CANCELLAZIONE CARCERE GIORNALISTI
"La cancellazione del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa, rappresenta un traguardo di civiltà e un presidio per la libertà di informazione. Con l'approvazione di questa legge l'Italia si allinea all'Europa, tutela il lavoro dei giornalisti e, al tempo stesso, garantisce anche il diritto dei cittadini a difendersi in caso di comprovata diffamazione". Lo dice Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera.
"Avere escluso dalla normativa il mondo dei blog – prosegue Verini - limitandola ai siti on line di natura editoriale rappresenta una scelta giusta e in grado di garantire la libertà nella rete che a questo punto è chiamata anche a maggiori responsabilità. Certo, la legge avrebbe potuto contenere anche altre risposte, penso per esempio al tema del contrasto alle cosiddette querele temerarie fatte per intimidire, ma quello che abbiamo raggiunto - conclude – credo sia un risultato di grande equilibrio che mi auguro possa trovare rapida conferma e, se possibile, miglioramento nell'altro ramo del Parlamento". (ROMA, 17 OTTOBRE - AGI)