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Cronaca 12 Mag 2008

Alberto Spampinato: "Non lasciamo soli i giornalisti anti-mafia"

Minacciati, intimiditi, censurati, costretti a vivere con la scorta armata: sono i cronisti di mafia, sui quali mondo giornalistico ed editori dovrebbero fare ''una attenta riflessione'', che finora non c'e' stata, per ''riconoscere la specialita' di questa casistica, definire uno status piu' preciso del giornalista minacciato, stabilire criteri di valutazione piu' idonei del suo comportamento''.

Minacciati, intimiditi, censurati, costretti a vivere con la scorta armata: sono i cronisti di mafia, sui quali mondo giornalistico ed editori dovrebbero fare ''una attenta riflessione'', che finora non c'e' stata, per ''riconoscere la specialita' di questa casistica, definire uno status piu' preciso del giornalista minacciato, stabilire criteri di valutazione piu' idonei del suo comportamento''.

E' l'auspicio di Alberto Spampinato, quirinalista dell'ANSA, in un saggio pubblicato sul nuovo numero della rivista Problemi dell'informazione, diretta da Angelo Agostini. Per trovare ''le notizie piu' pericolose'', dice Spampinato, consigliere nazionale della Federazione della stampa e fratello di Giovanni, corrispondente del quotidiano L'Ora ucciso a Ragusa nel 1972 mentre pubblicava inchieste sui gruppi eversivi neofascisti e su un oscuro omicidio, un cronista deve avere l'indole del lupo solitario che esce dal branco. Deve accettare rischi che non finiscono al momento dello scoop, ma anzi dal momento della pubblicazione aumentano. Il giornalista 'indiscreto' comincia cosi' a ricevere pressioni, minacce, attentati che si intensificano se non da' prove di ravvedimento. Acuto osservatore di questo fenomeno da oltre trent'anni, Spampinato sottolinea che la situazione personale di questi cronisti si complica anche nel rapporto con gli altri giornalisti. ''Di solito i colleghi prudenti rimproverano la fuga in avanti al cronista che si e' ribellato alla regola del quieto vivere. Piu' o meno apertamente, lo accusano di aver violato un patto tacito, e di averlo violato per farsi bello a loro spese''. Il cronista minacciato dovra' cosi' ''fare i conti con queste complicazioni, a volte insormontabili, quando l'Ordine dei giornalisti, chiamato a esaminare il caso, esitera', come spesso accade, fra il giudizio salomonico e la colpevolizzazione dell''imprudente'''. Percio', per Spampinato, in questi casi ''gli organismi di tutela deontologica dovrebbero impiegare organi di giudizio speciale, o quantomeno rafforzati con la partecipazione di competenze specifiche''.(ANSA).

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