Stop ai "fenomeni di discriminazione fondati sulla diversità etnica e culturale". È il richiamo del presidente Agcom Angelo Marcello Cardani in una lettera inviata a tutte le emittenti televisive e radiofoniche, pubbliche e private. Una missiva che arriva dopo il caso Kyenge, pur non esplicitamente citato nel testo.
Gli attacchi della Lega al ministro dell'Integrazione sono infatti partiti dai organi di informazione del Carroccio, come La Padania, Tele Padania e Radio Padania e poi rimbalzati sui principali media nazionali. A generare indignazione, in particolare, la pubblicazione sul quotidiano della Lega degli appuntamenti della Kyenge con inviti alla contestazione.
"Recenti commenti e affermazioni diffuse in programmi radiotelevisivi nazionali e locali - spiega una nota dell'Agcom - hanno messo in evidenza il preoccupante rincorrersi di fenomeni di discriminazione fondati sulla diversità etnica e culturale". Nella lettera, dopo aver ricordato che il principio della libertà di opinione previsto dalla Costituzione non può mai andare a discapito della dignità umana, il presidente dell'Agcom auspica "un rinnovato impegno delle istituzioni al rispetto dei diritti fondamentali della persona, riservandosi, per quanto di competenza dell'Autorità, il costante esercizio dell'attività di monitoraggio sul sistema radiotelevisivo invitando le emittenti a garantire l'osservanza dei principi fondamentali sanciti dalla normativa vigente".
Gli attacchi della Lega al ministro Kyenge e il dibattito che hanno scatenato sono approdati nei talk show delle principali reti nazionali e molte critiche ha scatenato l'intervento della deputata di Forza Italia Jole Santelli che nel corso di Agorà su Rai3 una settimana fa ha affermato: "I neri? Hanno la fortuna di non doversi truccare come noi. Quindi sono più fortunati".
Un altro richiamo, questa volta nei confronti della sola Rai, arriva dall'Ordine dei giornalisti che in un ordine del giorno approvato all'unanimità invita la tv pubblica a recepire i propri codici e le proprie carte, a partire da quella di Treviso sui minori, e ad avviare un confronto più generale sulla qualità dell'informazione. "Ci vuole - si legge in una nota dell'Ordine - più e non meno dimensione pubblica, più e non meno programmi che contribuiscano alla crescita culturale e civile del Paese, più e non meno responsabilità etica e civile". (di Michele Cassano) (ROMA, 23 GENNAIO - ANSA)