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Cronaca 07 Apr 2011

A Milano il presidio dei cronisti perché i cittadini possano vedere il processo Ruby

6 aprile, Milano - Il presidio davanti al Palazzo di Giustizia di Milano organizzato oggi dal Gruppo Cronisti Lombardi, d’intesa con l’Associazione Lombarda Giornalisti e l’Unione Nazionale Cronisti Italiani, ha messo in luce in maniera inequivocabile lo sconcerto degli operatori dell’informazione di fronte alla decisione del Procuratore generale Manlio Minale di vietare l’ingresso a cineoperatori e fotoreporter nell’aula dove si è aperto il processo a carico di Silvio Berlusconi.

6 aprile, Milano - Il presidio davanti al Palazzo di Giustizia di Milano organizzato oggi dal Gruppo Cronisti Lombardi, d’intesa con l’Associazione Lombarda Giornalisti e l’Unione Nazionale Cronisti Italiani, ha messo in luce in maniera inequivocabile lo sconcerto degli operatori dell’informazione di fronte alla decisione del Procuratore generale Manlio Minale di vietare l’ingresso a cineoperatori e fotoreporter nell’aula dove si è aperto il processo a carico di Silvio Berlusconi.

“Liberi di informare. Liberi di sapere” è lo slogan riprodotto sullo striscione esibito all’ingresso del Palagiustizia ma è anche il senso della protesta che vede i cronisti in prima fila contro un provvedimento antistorico e antidemocratico, tra l’altro applicato per la prima volta in Italia. E’ dunque un precedente che mette in pericolo la libertà di informare e di essere informati in modo tempestivo, corretto e trasparente.
E’ evidente lo sconcerto dei colleghi delle televisioni straniere, i quali avevano presentato la richiesta di accredito con largo anticipo e il giorno prima hanno avuto la certezza di non poter entrare in aula. Di fronte a un processo rilevante come questo, in cui il presidente del Consiglio è imputato per concussione e prostituzione minorile, la Procura generale ha deciso di oscurare la comunicazione visiva benché il presidente di Collegio della 4a Sezione Penale, Giulia Turri, avesse già dato parere favorevole alla presenza almeno del servizio pubblico (Rai) che avrebbe poi fornito il segnale audio e video in tempo reale alle altre emittenti. Dunque nessun cineoperatore e nessun fotoreporter è stato ammesso in aula, inoltre le registrazioni audio effettuate dai colleghi di alcune testate televisive sono state sequestrate.
Al di là del danno provocato all’attività degli operatori dell’informazione, emerge purtroppo la mancanza di disponibilità della Procura generale a trovare una soluzione condivisa: soluzione che da un lato garantisca la sicurezza e il sereno svolgimento del processo e dall’altra non violi il principio di informare e di essere informati garantito dalla Costituzione e dalle leggi che regolano la professione giornalistica.
Il Gruppo Cronisti Lombardi, d’intesa con l’Associazione Lombarda Giornalisti e l’Unione Cronisti Italiani (al presidio di oggi ha preso parte anche il presidente nazionale Guido Columba), rinnova l’appello al Procuratore generale Manlio Minale e all’Avvocato generale Laura Bertolé Viale a revocare il provvedimento di divieto, che peraltro inasprisce il clima di tensione nato intorno al “caso Ruby”. Nei prossimi giorni i vertici della categoria invieranno alla Procura generale una formale richiesta d’incontro per tentare una ulteriore mediazione in vista delle prossime udienze, riservandosi comunque azioni legali nelle competenti sedi giudiziarie se il divieto all’informazione visiva dovesse essere mantenuto.

 

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