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Fnsi 27 Mag 2004

25° Congresso mondiale Ifj ad Atene, Serventi Longhi: “Indispensabile un impegno internazionale a salvaguardia delle leggi contro la concentrazione dell’informazione” Molinari (Stampa democratica): "Serventi chiederà aiuto a

25° Congresso mondiale Ifj ad Atene, Serventi Longhi: “Indispensabile un impegno internazionale a salvaguardia delle leggi contro la concentrazione dell’informazione”Molinari (Stampa democratica): "Serventi chiederà aiuto alla Nato?"Intervento della delegata Marina Cosi, sul tema delle donne

25° Congresso mondiale Ifj ad Atene, Serventi Longhi: “Indispensabile
un impegno internazionale
a salvaguardia delle leggi contro la concentrazione dell’informazione”
Molinari (Stampa democratica): "Serventi chiederà aiuto alla Nato?"
Intervento della delegata Marina Cosi, sul tema delle donne

Si è aperto ad Atene il 25/o congresso mondiale della International federation of Journalists, che quest'anno ha come tema la ''Costruzione della solidarietà attraverso media di qualità, vincendo la sfida della globalizzazione''. Nel corso della prima giornata di lavori, è intervenuto il segretario generale della Fnsi Paolo Serventi Longhi, che nel suo discorso ha parlato della ''concentrazione dei poteri, finanziario, politico ed economico attorno ai media''. Serventi Longhi ha ''invocato un impegno internazionale affinché non vengano a cadere le leggi anticoncentrazione e siano garantite indipendenza dei media e pluralismo, anche a livello di Costituzione europea''. Il segretario Fnsi ha affermato che il conflitto di interessi deve essere evitato,''per meglio garantire uno sviluppo equilibrato delle libertà democratiche, assicurare l'autonomia professionale e l'affermazione del pluralismo''. ''Il caso italiano non va duplicato ma corretto'', ha affermato nella sua relazione Serventi Longhi. Il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, è stato eletto nella presidenza del Congresso. La delegazione italiana è anche composta da Roberto Seghetti, Antonio Velluto e Marina Cosi. (ANSA) ''Il segretario della Fnsi chiede il soccorso internazionale per difendere la liberta' d'informazione nel nostro Paese. Evidentemente all'angolo, puo' solo lanciare un S.O.S. a livello planetario. Il prossimo passo sara' invocare l'intervento dell'Onu o della Nato?''. Lo chiede Mariagrazia Molinari, esponente di Stampa Democratica (Sd) e componente della giunta Fnsi, a commento dell'intervento di Paolo Serventi Longhi al Congresso mondiale della IFJ (International Federation of Journalists) in corso ad Atene. ''Che ci sia un problema di conflitto di interessi tra le attivita' mediatiche del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il suo ruolo di Premier, questo e' evidente e noto a tutti'', dichiara Mariagrazia Molinari. ''Che la Fnsi abbia perduto credibilita', rappresentativita' e capacita' di contrastare le spinte negative, appare lampante dai pianti internazionali del segretario. Che esporta dell'Italia l'immagine di un paese sudamericano quanto a liberta' dell'informazione''. ''La Fnsi conclude Molinari - farebbe meglio a battersi per ottenere contratti che non privassero di dignita' e ruolo i giornalisti, com'e' stato quello in vigore e che porta la sua firma (ma non la nostra firma), piuttosto che limitarsi a proclami ad effetto che non costano fatica e anzi sono politicamente corretti''. (ANSA). Atene, 26 maggio 2004 Intervento di Marina Cosi, uno dei delegati al Congresso mondiale di Atene, sul tema delle donne Oltre al paradosso mediatico d'un Paese che concentra potere politico, controllo dei media, dell'editoria, della pubblicità e della distribuzione, un modello che, come abbiamo ascoltato, viene esportato con buon successo, l'Italia vive un altro paradosso: di genere. Paese avanzato, in cui le donne hanno pari diritti politici, sociali, economici, l'Italia partecipa sicuramente degli stessi handicap delle altre società evolute (salari eguali ma tetto di cristallo, sacche di resistenza ideologica, difficoltà nella conciliazione fra professione e lavoro di cura, minori ruoli di vertice e di potere), ma con alcune aggravanti e, soprattutto, con un esito "paradossale". Le aggravanti sono gli ostacoli insormontabili posti alla conciliazione: da una parte i datori di lavoro (fra cui gli editori spiccano per particolare miopia) che negano flessibilità oraria, persino quella già prevista nel contratti (part-time, sabbatici, aggiornamento), da un'altra parte la scarsa condivisione degli impegni domestici e parentali da parte dei compagni di vita (gli uomini italiani non si oppongono certo con dichiarazioni maschiliste alla condivisione, ma scelgono invece dl operare una sorta di resistenza passiva...), da un'altra parte ancora i servizi sociali e di pubblico supporto totalmente insufficienti o organizzati non sulla base dei bisogni delle donne che lavorano (asili nido aziendali, scuole materne per tutti, trasporti pubblici dedicati, domiciliazione dei servizi al cittadino, assistenza agli anziani...). Le giornaliste, la cui professione ha fra l'altro orari instabili, notturni, festivi eccetera sono in tal senso fra le lavoratrici più danneggiate. L'esito "paradossale", invece, sta nella risposta con cui le italiane hanno reagito negli ultimi due decenni al muro di cristallo che s’è detto fra diritti annunciati e opportunità negate: facendo meno figli. Col doppio risultato che l'Italia in Europa è il Paese che ha il minor numero di donne che lavorano e contemporaneamente la minore natalità. Colpa anche nostra, di noi giornalisti, intendo, che solo ora abbiamo cominciato a pubblicare inchieste approfondite sul "paradosso italiano". Come Commissione pari opportunità della Fnsi stiamo combattendo da diversi anni contro la rigidità, a partire dalla mancata concessione del part/time, contro editori e direttori dei personale, ma anche contro direttori e capiredattori. I quali, nel paese della "mamma", si permettono ancora di dichiarare: "Scegli se fare la mamma o la giornalista". Oppure approfittano dello stato di bisogno per proporre la risoluzione dei contratto dipendente ex articolo 1, sostituendolo con un contratto di collaborazione... E' una battaglia solo agli inizi, anche perché persino all'Interno del nostro sindacato, un sindacato dalle forti tradizioni di solidarietà e di democrazia, un sindacato di una categoria di "lavoratori della mente", vi sono indifferenze e persino reazioni infastidite. Ma noi siamo ben decise ad andare avanti, tanto che ora, come Cpo, stiamo conducendo una battaglia arretrata. Volutamente. Dopo avere per anni discusso, anche in pubblici convegni, dei linguaggio sessuato, delle categorie dell'immaginario, oppure contro (invano) le donne discinte in tivù e sulle copertine, abbiamo deciso di essere meno sofisticate, meno intellettuali, meno d'avanguardia e puntare ad un obiettivo unico e chiaro: la massa critica. Attraverso la conquista normata di una percentuale garantita nella presenza dei generi, ossia attraverso una prefissata rappresentanza delle donne. Con uno slogan che con un gioco di parole in italiano suona "tante quanti". Ed ora qualche parola sulla nostra breve storia. La Fnsi ha oltre un secolo di vita, la sua commissione Cpo neanche dieci anni. Nel Consiglio nazionale Fnsi, che riunisce i rappresentanti di tutti i giornalisti italiani, la percentuale di colleghe non raggiunge Il 10%. Questo spiega, fra l'altro, come la Cpo/Fnsi sia nata anche per introdurre una riflessione di genere nella struttura, ancora fortemente maschile, del sindacato di categoria. Dopo una battaglia con colpi di scena al congresso straordinario per la riforma dello statuto federale, la presenza e la funzione della Commissione Pari Opportunità sono state sancite all'interno dell'art.3. La Commissione si è data una struttura radicata nelle Associazioni regionali ed è intervenuta ad ampio raggio su tutte le questioni del Sindacato. L'ultimo contratto nazionale generale ha introdotto nuove norme grazie soprattutto alla battaglia della Cpo: ampliamento e garanzie dei part-time; introduzione dei free-lance nell'accezione di collaborazione coordinata e continuative; attenzione ai nuovi media; riassorbimento del precariato entro forme contrattuali; osservatorio antisopruso (mobbing o bulling). La Commissione Pari Opportunità in questi anni ha avuto anche la funzione di "centro studi": riflessioni e ricerche confluite in convegni di rilevanza nazionale. Fra cui: "Carriere e tetto di cristallo", "Presenza delle donne nell'informazione a vent'anni dal Convegno di Milano"; "Donne e informazione, il prezzo della qualità; "II mobbing nel giornalismo e sui giornali"; "Dall'Iran e sull'Iran, donne e giornalismo"; "Parole come lame: l'informazione sull'infibulazione". La Cpo, attraverso la sua coordinatrice, che al tempo era anche il Segretario nazionale aggiunto Fnsi, ha partecipato a Seul anche al precedente congresso mondiale della stampa e fa parte de Gender Council Efj a Bruxelles. Attualmente la Cpo/Fnsi si impegna ad "imporre" una modifica degli Statuti nazionale, regionali e delle istituzioni di categoria, introducendo una rappresentanza di genere, "per ora" di almeno il 30% di donne o di uomini. Primo passo verso il raggiungimento di un reale bilanciamento, secondo il motto "tante quanti". L'impegno, fra l'altro contenuto nell'art.51 della Costituzione italiana, è stato recepito per prima dall'Associazione di stampa siciliana. Infine due segnalazioni. Vi sono gruppi spontanei di colleghe che lavorano sul territorio a progetti concreti, senza i quali - come le forme di part-time, il telelavoro, i nidi aziendali, i sabbatici - la pari rappresentanza non si concretizza. Vi sono poi iniziative pubbliche attuate dalla Cpo in alleanza con movimenti della società civile (su pace, eguaglianza, giustizia) nella consapevolezza che la libertà della donna, la libertà d'espressione, la libertà d'informazione o sono un'unica cosa o non sono. Marina Cosi, delegata Fnsi/Italy

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