È appena passata in Commissione Cultura alla Camera, con un solo astenuto, la riforma dell'Ordine dei giornalisti. La commissione Cultura della Camera si è espressa sulla riforma dell'Ordine dei giornalisti, relatore Giancarlo Mazzuca (Pdl), in sede legislativa. Il provvedimento passa ora al Senato.
SIDDI, RIFORMA ORDINE PRIMO PASSO AMMODERNAMENTO. ORA VOTI IL SENATO
“Il voto di oggi di riforma dell’Ordine dei giornalisti è un primo importante passo per l’adeguamento e ammodernamento dell’ordinamento professionale. Ed è di grande valore il voto unanime (un solo astenuto) della commissione Cultura della Camera espresso in sede legislativa, che offre un’indicazione precisa anche a quanti in questi mesi, a livello politico e di Governo, hanno avuto mere tentazioni abrogazioniste. Non si può ignorare che la professione giornalistica è chiamata a garantire il diritto dei cittadini a una corretta informazione e ha, perciò, un contenuto etico e un valore non solo materiale che necessita di garanzie della legge, sia per l’autonomia che le deve essere sempre riconosciuta, sia per l’accesso alle fonti, sia per la tutela del segreto professionale. Certo avremmo voluto di più, sia in materia di accesso, sia soprattutto per l’istituzione del Giurì per la lealtà dell’informazione, ma è importante che questa legge abbia intanto il varo definitivo dal Senato in tempi rapidi. Si tratta di creare, presto, le condizioni per un ordinamento efficace. Un Consiglio meno pletorico ( da 156 a un massimo di 90 membri) può essere più efficace nelle sue attività di cura degli albi, delle verifiche nell’accesso, di vigilanza deontologica che la legge gli affida. È interessante che quanti abbiano la laurea almeno triennale siano esentati dall’esame di cultura generale. Ed è molto importante la maggiore qualificazione per l’attività dei pubblicisti, i quali potranno accedere all’albo mediante esame di cultura generale e sulla deontologia professionale. È un’indicazione netta, condivisa dal Sindacato dei Giornalisti che, stando sul campo del lavoro e delle sue condizioni, vuole considerarla oggi una scelta di indirizzo per una più penetrante, successiva iniziativa specifica sull’accesso in connessione alle tumultuose trasformazioni in corso e alle verifiche dei percorsi di istruzione.
Si tratta di linee essenziali per la qualità dell’informazione professionale e per il pieno recupero di un leale rapporto con i cittadini, che ne sono i veri destinatari. Apprezzamento per questo alla commissione Cultura nella sua interezza (dal Presidente Aprea al primo firmatario Pisicchio, ai parlamentari più impegnati sui temi dell’informazione come Scalera, Barbieri, Giulietti, Levi, De Biase, Rivolta e altri) e, particolarmente, al relatore Giancarlo Mazzuca, che ha puntato con determinazione a fissare dei primi punti fermi pur ribadendo la volontà di riprendere successivamente altri temi, come quello del Giurì per la lealtà e la correttezza dell’informazione.
Si poteva quindi fare di più, soprattutto per il “Giurì” , per lo snellimento dei procedimenti in relazione ai procedimenti per violazioni deontologiche e anche per l’accesso . Ma di questi tempi una riforma, sia pure di carattere essenziale sullo “strumento”, è certamente un buon segno e un risultato positivo, sanzionato da un accordo bipartisan su una materia di valore e di merito, in base a una proposta di iniziativa parlamentare, condivisa nel merito.
Il Governo dovrà tenerne conto e considerare queste scelte una risposta anche all’obbligo stabilito dalla recente normativa finanziaria in materia di liberalizzazioni. Quella giornalistica è una professione che ha bisogno di un ordinamento etico chiaro e non di mere norme mercantili tipiche del mondo degli affari perché possa essere considerata veramente libera e, in questo senso, “liberalizzata”.
La prima riforma dell’Ordine dei giornalisti che ottiene un voto in un ramo del parlamento dopo 58 anni dalla sua istituzione è, frattanto, una doppia buona notizia: per il fatto in se e per la convergenza bipartisan su scelte improntate a sobrietà ed equilibrio. La riduzione da 156 a 90 membri del Consiglio Nazionale è scelta significativa per le istituzioni (l’Ordine, per legge, lo è), nella salvaguardia dei principi di partecipazione democratica e di efficienza delle attività pubbliche”.
IACOPINO, BENE MA SENATO REINTRODUCA GIURÌ
''Dopo 17.685 giorni (48 anni) dall'istituzione dell'Odg, la Camera dei deputati ha approvato in prima lettura una mini riforma della legge sull'Ordine dei giornalisti. È doveroso ringraziare per l'impegno profuso la commissione Cultura, la sua presidente Valentina Aprea, il relatore Giancarlo Mazzuca e, tramite il primo firmatario della proposta, Pino Pisicchio, tutti i parlamentari''. Lo dice il
presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino.
''Sono sicuramente positivi alcuni aspetti: l'introduzione di un numero massimo dei membri del Consiglio (fissato in 90 contro gli attuali 150 in progressiva crescita dati gli automatismi attualmente vigenti), la previsione che i giornalisti professionisti debbano avere almeno una laurea triennale - aggiunge - e che gli aspiranti pubblicisti debbano superare un esame di cultura generale che attesti, tra l'altro, la conoscenza dei principi di deontologia professionale. Norme che contribuiranno alla crescita di qualità dell'informazione e, al tempo stesso, ad una maggiore consapevolezza dei doveri nei confronti dei cittadini''.
''Restano qualche amarezza e un profondo disagio.
Tra le prime il fatto che siano state cancellate dalla proposta la commissione deontologica nazionale e il giurì per la correttezza dell'informazione. L'una e l'altro – continua Iacopino - avrebbero consentito di dare risposte in tempi più rapidi alle doglianze dei cittadini su comportamenti ritenuti scorretti di giornalisti. Il disagio è legato all'introduzione di un rapporto tra professionisti e pubblicisti che penalizza fortemente i secondi. Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti nel progetto di riforma, con una decisione unanime, e recentemente, il 12 aprile 2011, con un documento (approvato con 3 voti contrari e 4 astenuti su 113 presenti) aveva invitato la Camera a 'lasciare al potere regolamentare dell'Ordine la ripartizione proporzionale in base alla realtà in evoluzione della professione, prevedendo verifiche durante e al termine del periodo di transizione'. L'auspicio è che il Senato non solo recuperi la commissione deontologica e il giurì per la correttezza dell'informazione, ma consenta all'Ordine - certamente più a conoscenza di come avviene il lavoro giornalistico, indipendentemente dall'iscrizione agli elenchi dei professionisti e dei pubblicisti - di riflettere al suo interno per stabilire criteri di rappresentanza rispettosi della realtà. In questo senso c'è stato un impegno formale assunto dalla presidente Aprea e dal relatore Mazzuca, i quali - il 18 aprile, in occasione di un incontro con una delegazione dell'Ordine (composta da Enzo Iacopino, Enrico Paissan, Giancarlo Ghirra, Ugo Armati) si sono fatti carico di rappresentare tale esigenza alla competente commissione del Senato. Il vertice dell'Ordine si ritiene impegnato dalla volontà del Consiglio nazionale e rappresenterà, con le doverose argomentazioni, le esigenze che sono alla base di questa richiesta''. (ANSA)
MAZZUCA, SODDISFATTO VIA LIBERA A RIFORMA ORDINE
''Sono soddisfatto sia passata la riforma dell'Ordine dei giornalisti nella commissione cultura della Camera con un voto praticamente unanime visto che c'è stato soltanto un astenuto''. Lo ha detto Giancarlo Mazzuca, deputato del Pdl e relatore del provvedimento, all'uscita della Commissione Cultura della Camera dove è stato approvato. La riforma ora andrà al Senato.
''Molti colleghi mi hanno chiesto che senso ha portare avanti questa legge quando si parla di azzerare tutti gli ordini.
Anch'io in realtà sono favorevole a un azzeramento, ma il rischio era che succedesse la stessa cosa capitata con l'abolizione delle province, tutti ne parlano ma non si fa niente. Non si poteva andare avanti con una legge vecchia di 50 anni, varata nel 1963. Questa riforma serve a snellire e modernizzare l'ordine a dargli più senso e efficienza, più regole nell'accesso alla professione''. Per Mazzuca comunque, ''questa è una situazione provvisoria. Mi sarebbe piaciuto portare avanti nella riforma anche la parte sul giurì, ma c'è stato lo stop del governo, spero di riprenderla in futuro''.
Anche Giuseppe Giulietti, del gruppo Misto e membro della Commissione Cultura della Camera, sottolinea la delusione per lo scorporo della parte della riforma sul giurì: ''ho votato comunque si perché è importante intervenire sull'Ordine regolato da una legge vecchia di 50 anni, e anche per riconoscere il grande lavoro fatto da Mazzuca, ma non capisco lo scorporo della parte sul giurì, che avrebbe permesso di affrontare un tema come quello delle rettifiche e di agire per la difesa soprattutto dei senza reddito e dei senza potere. Ora la riforma andrà al Senato dove sicuramente verrà modificato qualcosa e poi tornerà qua''. (ANSA)
SIDDI (FNSI), IMPORTANTE SIA RIFORMA BIPARTISAN
L'approvazione alla Commissione Cultura della Camera, in sede legislativa, della riforma dell'Ordine dei Giornalisti, per Franco Siddi, segretario generale della Federazione Nazionale stampa italiana ''è sicuramente un passo importante per un ammodernamento dell'Ordine professionale''.
Per il segretario generale della Fnsi ''il fatto che la riforma sia stata approvata in modo pressoché unanime offre un'indicazione precisa anche a quanti a livello politico e in settori del governo, in questi mesi hanno avuto mere tentazioni abrograzioniste, dimostrando come una professione delicata come quella del giornalista, chiamato a garantire i diritti dei cittadini ad essere informati, abbia una tenuta etica e un valore che necessita di un adeguata tutela di legge, anche per quanto riguarda l'accesso alla professione e il segreto professionale''. La legge approvata oggi ''in prima lettura - aggiunge - è positiva perché conserva questo caposaldo e perché riformando la struttura dell'Ordine, rende il suo Consiglio meno pletorico e più efficace per l'attività giurisdizionale e decisionale che la legge gli affida. È anche interessante, secondo Siddi ''che i giornalisti professionisti che abbiano una laurea almeno triennale siano esentati dall'esame di cultura generale, indicando con ciò la strada della formazione di base come elemento qualificante per l'accesso. Come anche la scelta della qualificazione che vale per gli aspiranti pubblicisti - se la legge sarà approvata in modo definitivo, come auspichiamo - che dovranno sostenere un esame culturale generale che comprenda anche la conoscenza dei principi di deontologia professionale''. Certamente, per lui ''la riforma sarebbe stata più completa se avesse previsto norme ancora più definite per l'accesso alla professione e soprattutto se avesse compreso il giurì per la correttezza dell'informazione, e una procedura più rapida ed efficace per i procedimenti in ambito delle violazioni deontologiche''. Ma di questi tempi, sottolinea ''è importante che un accordo bipartisan consenta di avviare un procedimento riformativo di valore condiviso. la Fnsi ringrazia tutta la Commissione Cultura, dal presidente Valentina Aprea al relatore Mazzuca al primo firmatario Pisicchio ai parlamentari di maggioranza e opposizione, che sono riusciti, nonostante le forti tensioni politiche in Parlamento a trovare un'intesa su un criterio di sobrietà e di equilibrio''. (ANSA)
GIORNALISTI: FARINA, IO ASTENUTO PERCHE' ORDINE E' OBSOLETO
''Mi sono astenuto nella votazione in cui è stata approvata la riforma dell'Ordine dei giornalisti perché lo ritengo una struttura obsoleta''. Lo ha detto all'ANSA il deputato Pdl Renato Farina all'uscita della Commissione Cultura della Camera dove oggi è passato il provvedimento.
''Bisognerebbe adeguarsi alla media della legislazione europea sui giornalisti. Tra i vari paesi solo in Portogallo c'è qualcosa di simile all'Ordine e come da noi era figlio di Mussolini lì è figlio di Salazar. L'Ordine - ha aggiunto Farina - è per me solo una struttura di controllo del pensiero.
Non dico che bisogna tagliare tutti i regolamenti né di adottare modelli come quello anglosassone in cui non ci sono regole e il giornalista è visto come un prolungamento della libertà di pensiero. Ma si potrebbe pensare - conclude Farina - a un modello come quello francese dove esiste la Carta del giornalista, che viene assegnata solo dopo un controllo sulla professionalità, se stai lavorando o no in un giornale. Lo Stato non c'entra affatto''. (ANSA)
GIORNALISTI: SCALERA (PDL), RIFORMA ORDINE PRIMO IMPORTANTE PASSO =
"In un momento estremamente delicato per la stampa italiana, solcato costantemente da forti richiami ai principi deontologici, si avvertiva chiara l'esigenza di un adeguamento normativo della legge istitutiva dell'Ordine dei giornalisti, datata ormai 1963. L' informazione e, più complessivamente, i media hanno subito, infatti, in questi anni, trasformazioni profonde. L'arrivo di internet, l'aumentato peso specifico delle televisioni e delle varie piattaforme informative ha finito per mutare radicalmente lo scenario di un giornalismo che ha vissuto gli stessi, inevitabili cambiamenti della società italiana''.
Lo ha dichiarato il deputato Pdl Giuseppe Scalera, autore della dichiarazione di voto per la maggioranza in commissione cultura.
"L'approvazione pressoché unanime registrata in commissione cultura -ha aggiunto- testimonia la volontà di governare il cambiamento di questa difficile transizione, regolando l'accesso dei giornalisti pubblicisti, intervenendo in modo organico sugli stessi concorsi per giornalisti professionisti. Un primo, importante passo sulla strada di una riforma che necessita ora di ulteriori, importanti approfondimenti, facendo della libertà professionale del mondo giornalistico -ha concluso Scalera- il punto di riferimento essenziale dell'azione del Parlamento". (ADNKRONOS)
GIORNALISTI: PISICCHIO, RIFORMA IMPORTANTE, NON È L'OPTIMUM
''L'approvazione di oggi della riforma dell'Ordine dei giornalisti, è un passo importante, necessario, ma non è l'optimum visto che manca la parte sull'accesso alla professione e soprattutto quella del giurì, che spero al Senato si possa recuperare''. L'ha detto il deputato Pino Pisicchio (Api), primo firmatario della proposta di legge bipartisan di riforma dell'Ordine, all'uscita della Commissione Cultura della Camera, dove oggi è passato il provvedimento.
''Questa è una riforma dell'Ordine dei giornalisti quanto mai necessaria, visto il ruolo sempre più sensibile di quest'organo nella vita democratica del Paese'' ha spiegato, ricordando che ''questa proposta è stata messa in piedi coinvolgendo tutte le parti politiche''.
Pisicchio sostiene ''l'importanza della parte del giurì che avrebbe permesso di affidare certi percorsi sul rapporto tra lettore e giustizia a una diversa giurisdizione. Il governo ha ritenuto che questo comportasse degli oneri, anche se noi non li abbiamo visti, e quindi ne ha chiesto lo scorporo. Comunque si doveva partire da un gesto politico come l'approvazione della riforma e per questo possiamo dirci soddisfatti''. (ANSA)
DA CAMERA OK A RIFORMA DELL'ORDINE
MOLTE NOVITÀ MA SALTA PARTE SU GIURÌ, ORA TOCCA A SENATO
L'obbligo di una laurea, almeno triennale, per i giornalisti professionisti, e quello di passare un esame di cultura generale, che attesti anche la conoscenza dei principi di deontologia professionale, per gli aspiranti pubblicisti. Sono fra i punti della Riforma dell'Ordine dei giornalisti, approvata oggi alla Commissione Cultura della Camera, che ha deliberato in sede legislativa, con un solo astenuto (il deputato Renato Farina del Pdl). Unanime la soddisfazione in Commissione e da parte di Enzo Iacopino, presidente dell'Ordine, che però auspica (insieme a molti in Commissione) in Senato vengano recuperate la parti cancellate dalla proposta, come ''la commissione deontologica e il giurì per la correttezza dell'informazione''.
Per Giancarlo Mazzuca (Pdl), relatore della riforma, ''non si poteva andare avanti con regole vecchie di 50 anni, varate con la legge Gonella del 1963. Questa è una soluzione provvisoria, serve a snellire e modernizzare l'Ordine a dargli più senso e efficienza, più regole nell'accesso alla professione''.
Tuttavia ''mi sarebbe piaciuto portare avanti - aggiunge – anche la parte sul giurì, ma c'è stato lo stop del governo. Spero di riprenderla in futuro''. Per il presidente dell'Ordine Iacopino i vari aspetti della riforma, tra i quali anche l'introduzione di un numero massimo dei membri del Consiglio (fissato in 90 contro gli attuali 150 in progressiva crescita dati gli automatismi attualmente vigenti) ''contribuiranno alla crescita di qualità dell'informazione e, al tempo stesso, ad una maggiore consapevolezza dei doveri nei confronti dei cittadini''. Restano tuttavia ''qualche amarezza e un profondo disagio'' per la cancellazione di alcune parti come quella sul giurì e per ''l'introduzione di un rapporto tra professionisti e pubblicisti che penalizza fortemente i secondi''. È importante secondo Franco Siddi, segretario generale della Federazione Nazionale Stampa Italiana ''il fatto che la riforma sia stata approvata in modo pressoché unanime. Offre un'indicazione precisa anche a quanti a livello politico e in settori del governo, in questi mesi hanno avuto mere tentazioni abrograzioniste''. Vincenzo Vita, vicepresidente della commissione Cultura al Senato e componente della commissione di Vigilanza Rai, giudica quello della riforma ''un buon testo che richiede ovviamente qualche ulteriore approfondimento e alcune modifiche''.
Pino Pisicchio (Api), primo firmatario della riforma, spiega che la parte mancante sul giurì, ''avrebbe permesso di affidare certi percorsi sul rapporto tra lettore e giustizia a una diversa giurisdizione. Il governo ha ritenuto che questo comportasse degli oneri, anche se noi non li abbiamo visti, e quindi ne ha chiesto lo scorporo. Spero al Senato si possa recuperare''. Anche Giuseppe Giulietti, del gruppo Misto e membro della Commissione Cultura della Camera è deluso per l'assenza del giurì ''che avrebbe permesso di agire per la difesa soprattutto dei senza reddito e dei senza potere''. Per il deputato Pdl Giuseppe Scalera, autore della dichiarazione di voto per la maggioranza ''in un momento estremamente delicato per la stampa italiana, solcato costantemente da forti richiami ai principi deontologici si avvertiva chiara l'esigenza di un adeguamento normativo''. Unico ad astenersi il deputato Renato Farina del Pdl, ex vicedirettore di Libero: 'Ritengo l'Ordine una struttura obsoleta - ha spiegato all'ANSA -. Bisognerebbe adeguarsi a modelli come quello francese dove esiste la Carta del giornalista, assegnata solo dopo un controllo sulla professionalità. Lo Stato non c'entra affatto''. (Di Francesca Pierleoni) (ANSA)
NUCCIO FAVA, BENE VOTO PARLAMENTARE MA RIFORMA VA MIGLIORATA
''Tra tanto marasma non solo parlamentare è di buon auspicio l'accordo unanime sulla riforma dell'ordine dei giornalisti vecchia del 1963. Andrebbe ancora migliorata, ma intanto accontentiamoci del risultato raggiunto''. Lo sottolinea Nuccio Fava, ex direttore del Tg1 e presidente dell'Associazione Giornalisti Europei.
''Sarebbe comunque indispensabile -rileva- operare in collegamento con le altre organizzazioni europee anche perché è questa la strada obbligata per disciplinare con serietà e superare in modo omogeneo il caos e i gravi conflitti di interesse esistenti nel sistema dei media. Valga per tutti la scandalosa vicenda del magnate australiano che ha sconvolto non solo Londra''. (ADNKRONOS)