Usigrai: pressing per la vendita di pezzi Rai

Usigrai: pressing
per la vendita
di pezzi Rai

Il pressing in atto da giorni per ottenere che quote consistenti della Rai vengano messe in vendita sta diventando un’autentica campagna per abbassare il valore di mercato dell’azienda. Esemplare al riguardo il pezzo che oggi dedica alla Rai “Affari e Finanza”, il supplemento economico di “Repubblica”. Esemplare per la superficialità (o la malizia) con la quale viene svolto ad esempio il raffronto con gli organici giornalistici di Mediaset. Basterebbe ricordare l’impegno Rai per l’informazione regionale: oltre cento appuntamenti al giorno e venti sedi sparse per l’Italia, che per Turani sono un costo immotivato e invece rappresentano un’offerta specifica del servizio pubblico. E poi ancora la radio, i servizi parlamentari, le trasmissioni per l’estero. Le tabelle non ne parlano, perché la Rai deve essere rappresentata a tutti i costi come un carrozzone irriformabile. Il ministro Gasparri invece dice di volerla difendere, la Rai, però ci informa di avere l’anticamera affollata di potenziali compratori. Ma quale titolo ha il ministro per decidere sulla collocazione delle azioni Rai? E’ questa la maggiore autonomia dalla politica che l’ingresso di capitali privati dovrebbe portare con sé? Anche questo dimostra l’urgenza di individuare una sede nella quale si possa aprire una discussione trasparente su finalità, modi e tempi dell’arrivo di privati. Ci sono garanzie precise da dare a chi lavora in Rai, ma soprattutto bisogna spiegare come questo ingresso sia compatibile con il ruolo centrale del servizio pubblico, del quale parlano il Parlamento Europeo ed il Presidente Ciampi. I dipendenti Rai, ma prima ancora i cittadini che pagano il canone, hanno diritto di conoscere i progetti e di dire la loro. Un’anticamera non è il luogo adatto per una decisione che interessa tutta la società italiana.