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Internazionale 04 Apr 2007

Usa: esce di prigione il giornalista detenuto più a lungo

Tornerà in libertà, dopo aver scontato un record di 226 giorni in prigione, un reporter californiano che aveva rifiutato di consegnare alle autorità il video di una protesta anti G-8 a San Francisco

Tornerà in libertà, dopo aver scontato un record di 226 giorni in prigione, un reporter californiano che aveva rifiutato di consegnare alle autorità il video di una protesta anti G-8 a San Francisco

Joshua Wolf, questo il nome del giornalista-blogger 24enne, ha raggiunto un accordo con il giudice, che ha accettato di liberarlo in seguito alla pubblicazione del video su internet. Il reporter aveva sempre rifiutato di consegnare il video alla polizia, che ne aveva ordinato il sequestro. Nel corso della manifestazione furono infatti numerosi gli incidenti fra manifestanti e forze dell’ordine: un’auto della polizia fu data alle fiamme, mentre un agente venne ricoverato con un trauma cranico. L’accusato aveva ripetutamente rifiutato di consegnare il materiale video, affermando che questo non conteneva alcuna scena violenta e che quindi non aveva nulla a che fare con le indagini. Pubblicando ieri il video sul suo sito internet, Wolf ha anche specificato di aver ripetutamente chiesto a un giudice di visionare il filmato, ma che la sua offerta è stata puntualmente rifiutata. “Oggi – scrive il giornalista nel nlog - tutti voi avete la possibilità di essere giudici, e sono certo che vedrete che non c’è nulla di interessante in questo materiale inedito”. Ieri dunque l’accordo fra le parti che mette fine al periodo di detenzione più lungo per un giornalista negli Stati Uniti: lo scorso 7 febbraio Joshua Wolf aveva infatti battuto il precedente primato di 168 giorni, appartenuto alla freelancer di Houston Vanessa Leggett, in carcere fra il 2000 e il 2001 per una vicenda molto simile. Nonostante le leggi californiane tutelino ampiamente la riservatezza delle fonti giornalistiche, l’accusa era riuscita a portare il caso alla corte federale statunitense, affermando che proprio i contributi federali avevano pagato in gran parte l’auto della polizia incendiata dai manifestanti. (9Colonne)

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