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Rai 02 Lug 2013

Un importante 'no' alla privatizzazione e al decreto

''Un obiettivo importante oggi è già stato raggiunto. Con questa iniziativa ci proponevamo di avviare una discussione pubblica e trasparente sul futuro del servizio pubblico radiotelevisivo. Ebbene abbiamo avuto tre importanti risposte a livello istituzionale''. Così il presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, Fulvio Fammoni, commenta i risultati del convegno 'Una nuova carta d'identità per la Rai', organizzato questa mattina al Cnel dalla Fondazione Di Vittorio e Articolo 21 e al quale, tra gli altri, hanno partecipato anche il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, e il viceministro per lo Sviluppo Economico, Antonio Catricalà.

''Un obiettivo importante oggi è già stato raggiunto. Con questa iniziativa ci proponevamo di avviare una discussione pubblica e trasparente sul futuro del servizio pubblico radiotelevisivo. Ebbene abbiamo avuto tre importanti risposte a livello istituzionale''. Così il presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, Fulvio Fammoni, commenta i risultati del convegno 'Una nuova carta d'identità per la Rai', organizzato questa mattina al Cnel dalla Fondazione Di Vittorio e Articolo 21 e al quale, tra gli altri, hanno partecipato anche il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, e il viceministro per lo Sviluppo Economico, Antonio Catricalà.

''Questa mattina - spiega Fammoni - è stato ribadito il no alla privatizzazione della Rai; è stato escluso nettamente che il governo possa intervenire con alcun decreto sull'azienda; per le modalità e le regole  della prossima nuova concessione è stata assicurata la volontà della più ampia consultazione pubblica, sul modello della BBC inglese. È una premessa indispensabile e pensiamo dunque che questa di oggi sia la prima tappa di un dibattito che proseguirà e al quale contribuiremo concretamente per un migliore futuro del servizio pubblico, sulla base di un principio di democrazia indispensabile per una informazione più libera''.  (ROMA, 02 LUGLIO - ANSA)

RAI: GUBITOSI, 600 USCITE CON RISPARMIO 60-70 MILIONI EURO

''Al 30 giugno sono usciti dalla Rai 430 dipendenti, un centinaio dei quali sono giornalisti. Nel mio piano industriale sono previste entro l'anno in totale 600 uscite, con un risparmio per il triennio 2013-2015 di 60-70 milioni di euro''. È quanto precisato dal direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, nel corso del convegno al Cnel 'Una nuova carta d'identità per la Rai'.
''A fronte di queste uscite - ha poi aggiunto - sono previste assunzioni: 75 giornalisti, tra scuola di giornalismo di Perugia e concorso nazionale per i precari e per quelli con i contratti atipici. Altri 200 giovani che verranno assunti sempre per concorso con contratto di apprendistato, anche se manca ancora l'accordo con i sindacati''. (ROMA, 02 LUGLIO - ANSA)

RAI: PER ART.21 E FONDAZIONE DI VITTORIO SERVE NUOVA CARTA D'IDENTITÀ
AMPIA E TRASPARENTE CONSULTAZIONE PER DISEGNARE FUTURO SERVIZIO PUBBLICO

Una nuova "carta d'identità" per la Rai che definisca, in termini chiari e distinti, i compiti e i valori ai quali ispirare la sua programmazione in vista della nuova Convenzione che regolerà dal 6 maggio 2016 il Servizio pubblico radiotelevisivo. È la strada indicata da Articolo 21 e Fondazione Di Vittorio che oggi hanno dedicato un lungo convegno a questa missione convinti che, sulla base di un'ampia e trasparente consultazione, sia necessario "rifondare la Rai garantendole un quadro istituzionale che ne preservi l'indipendenza e un assetto organizzativo multimediale agile, decentrato e tecnologicamente avanzato che le consenta di assolvere con efficacia la sua missione. Non un'intrusione nell'autonomia organizzativa dell'azienda come tutte le leggi hanno tentato di fare ma, per l'appunto, una 'nuova carta d'identità'".
 Il che significa una Rai che, come tutti i paesi europei, abbia "un canale all news visibile all'estero, una nutrita rete di corrispondenti e un sito web in inglese o in piu' lingue". E a questo scopo, si legge nel documento stilato da Articolo 21 e Fondazione Di Vittorio, "sarebbe opportuno investire sulle risorse aziendali disponibili e da tempo 'congelate' come Rai World, Rai Med, l'accordo per la diffusione in Cina di un canale Rai in cinese" e mettere in campo "una strategia di esportazione dell'audiovisivo di qualità da parte del servizio pubblico" che consenta di acquisire dall'esterno risorse per finanziare il prodotto". Significa una Rai che da "ministero" si trasformi in "impresa efficiente e moderna". Una Rai che promuova "un sistema piu' equilibrato, fondato su un mix di digitale terrestre, satellite e banda larga, e su un modello produttivo 'total digital' al pari dei maggiori servizi pubblici europei".
A parlarne oggi al Cnel, fra gli altri, Fulvio Fammoni (presidente Fondazione Di Vittorio), Beppe Giulietti (portavoce Articolo 21); Renato Parascandolo (ex direttore Rai Educational, autore tv e saggista) che oggi, in qualità di coordinatore del gruppodi lavoro, ha letto il documento stilato da Articolo 21 e Fondazione Di Vittorio; il giornalista Marino Sinibaldi che ha moderato l'incontro; il segretario Usigrai Vittorio Di Trapani; il viceministrodello Sviluppo Economico Antonio Catricalà e il dg Luigi Gubitosi. Tutti convinti della opportunità di una larga consultazione, di qui atre anni, in vista del rinnovo della convenzione. Consultazione che, nelle intenzioni di Articolo 21 e Fondazione Di Vittorio, dovrebbe essere "capillare" e divenire la "bussola che orienterà la stesura della nuova convenzione indicando anche quali vincoli legislativi e statutari debbano essere preventivamente rimossi per garantire finalmente alla Rai una reale indipendenza".
A breve termine, però, c'è un altro importante appuntamento: il rinnovo del Contratto di Servizio fra Rai e Ministerodello Sviluppo economico al quale sta lavorando Catricalà. Anche su questo punto Articolo 21 e Fondazione Di Vittorio chiedono che "si apra, fin d'ora, una discussione" visto che "sul contratto di serviziodel quale circolano bozze, non si sa quanto attendibili, che non convincono nel merito e che soprattutto non guardano al futuro". Si tratterebbe di "una prima occasione per affermare un metodo nuovo, partecipato e trasparente per discutere del futuro della Rai avviando,allo stesso tempo, un'ampia consultazione sul rinnovo della Convenzione che coinvolga, in primo luogo la scuola, le università, le associazioni culturali, i dirigenti e i dipendenti della Rai, ma anche le forze intellettuali più vivaci dell'industria audiovisiva e dell'editoria (produttori, sindacati, autori, giornalisti, ecc.)".
Insomma il punto di partenza è una consultazione il più possibile partecipata. E su questo è d'accordo anche il segretario dell'Usigrai, Vittorio Di Trapani, che mette in evidenza però i tre soggetti fondamentali che devono sedersi al tavolo per un confronto: "governo, sindacato e Azienda". Oltre a chiarire, in premessa, che "ilservizio pubblico non può essere affidato a privati perché hanno troppi interessi per adempiere ad una simile missione" e che "le gare per svolgere il servizio pubblico funzionano solo se tutti vengono messi nelle condizioni di giocare alla pari". E questo, come può essere possibile, dice il sindacalista, "se in Commissione di Vigilanza Rai c'è un soggetto che è proprietario di una tv locale?".
Più in generale, secondo Di Trapani, tutto il sistema funziona "solo se c'è una reale indipendenza e autonomia e se si affrontano i conflitti di interesse, le nuove norme antitrust e si mette a punto una nuova governance". Ma anche qui, "come si può fare questo se chi deve controllare o approvare il nuovo contratto di servizio, come è il caso della Commissione di Vigilanza Rai, ha fra i commissari un dipendente Rai che è in causa con la stessa Rai?".
Già soddisfatto dell'esito dell'incontro di oggi al Cnel Fammoni che, infine, osserva: "Con il convegno di oggi un obiettivo importante è già stato raggiunto. La Fondazione Giuseppe Di Vittorioe Articolo 21 si proponevano, con questa iniziativa, di avviare una discussione pubblica e trasparente sul futuro del servizio pubblico radiotelevisivo. Ebbene abbiamo avuto tre importanti risposte a livello istituzionale: è stato ribadito il no alla privatizzazione della Rai (da parte di Catricalà, ndr); è stato escluso nettamente che il governo possa intervenire con alcun decreto sull'azienda (da parte di Catricalà, ndr); per le modalità e le regole della prossima nuova concessione è stata assicurata la volontà della più ampia consultazione pubblica, sul modello della Bbc inglese (da parte di Gubitosi, ndr). È una premessa indispensabile - rileva il presidente della Fondazione Di Vittorio - e pensiamo dunque che questa di oggi sia la prima tappa di un dibattito che proseguirà e al quale contribuiremo concretamente per un migliore futuro del servizio pubblico, sulla base di un principio di democrazia indispensabile per una informazione più libera". (ROMA, 2 LUGLIO - ADNKRONOS)

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