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Lutto 03 Apr 2012

Un giornalismo alimentato dalla passione civile Capace di un'informazione insieme colta e popolare

''La sera del giorno in cui se ne è andato avremmo dovuto vedere assieme Juventus-Napoli. Quando hosaputo che non c'era più ho pensato: pur di non darla vinta alla Juve ha preferito morire''. Commozione, ma anche tanta ironia, come in questo ricordo dell'amico e attore Carlo Molfese, all'ultimo saluto di Antonio Ghirelli nella sede della Fnsi a Roma. Giornalisti, politici, registi e attori hanno detto addio al giornalista e scrittore, scomparso domenica scorsa a Roma a 89 anni, in un'atmosfera informale. Oltre ai figli Guido e Massimo, c'erano, in prima fila, i suoi amici di gioventù, Francesco Rosi e Raffaele La Capria, superstiti di quel gruppo di napoletani, cresciuti insieme nell'antifascismo, che hanno segnato la vita culturale e politica del Paese. Assente, a causa del suo viaggio istituzionale in Giordania, il presidente Giorgio Napolitano, che ha voluto comunque che fosse presente una sua corona personale, oltre a quella del Quirinale, di cui Ghirelli fu capo ufficio stampa di Sandro Pertini per i primi due anni del mandato.

''La sera del giorno in cui se ne è andato avremmo dovuto vedere assieme Juventus-Napoli. Quando ho
saputo che non c'era più ho pensato: pur di non darla vinta alla Juve ha preferito morire''. Commozione, ma anche tanta ironia, come in questo ricordo dell'amico e attore Carlo Molfese, all'ultimo saluto di Antonio Ghirelli nella sede della Fnsi a Roma. Giornalisti, politici, registi e attori hanno detto addio al giornalista e scrittore, scomparso domenica scorsa a Roma a 89 anni, in un'atmosfera informale. Oltre ai figli Guido e Massimo, c'erano, in prima fila, i suoi amici di gioventù, Francesco Rosi e Raffaele La Capria, superstiti di quel gruppo di napoletani, cresciuti insieme nell'antifascismo, che hanno segnato la vita culturale e politica del Paese. Assente, a causa del suo viaggio istituzionale in Giordania, il presidente Giorgio Napolitano, che ha voluto comunque che fosse presente una sua corona personale, oltre a quella del Quirinale, di cui Ghirelli fu capo ufficio stampa di Sandro Pertini per i primi due anni del mandato.

''I ricordi sono tanti, dalla scuola in poi - ha detto Rosi - Antonio è stato grande in tanti campi, dal calcio alla storia.
Ho portato avanti l'idea di una Napoli giusta e corretta e non disastrata come è oggì'. Gremita la sala Tobagi della Fnsi.
Tanti i giornalisti, che hanno lavorato nelle testate che ha diretto, come Tuttosport, il Corriere dello Sport, il Tg2. ''Ha rivoluzionato il giornalismo, insegnandoci che il calcio era un fenomeno sociale importantissimo'', ha affermato nel suo intervento David Messina, salutando ''quel gruppo di professionisti straordinari cresciuti sotto la sua direzione'' e presenti in sala, come Gianni Minà e Giuseppe Pistilli. ''Una volta mi disse: il giornalista deve essere europeo e tu sei di Nuoro. Così mi ha indicato la strada'', ha ricordato, suscitando una risata, l'altro suo allievo Vanni Loriga.
Giancarlo Santalmassi ha invece parlato della ''ventata di aria fresca che portò al Tg2, rompendo incrostazioni ancora oggi esistenti''. Presenti anche Vittorio Emiliani, Bruna Bellonzi Curzi, vedova di Sandro, il presidente della Figc, Giancarlo Abete e il sociologo Domenico De Masi.
''Siamo onorati di ospitarlo qui - ha detto il segretario della Fnsi, Franco Siddi - Ghirelli ha sempre lottato per un'Italia libera e più uguale attraverso un giornalismo etico, competente e preciso''. In sala tanti politici, che hanno ripercorso il suo passato prima socialista, poi dal '56, con la rivoluzione d'Ungheria, socialista. C'erano Bobo e Stefania Craxi, figli di Bettino, che lo volle alla guida dell'ufficio stampa di Palazzo Chigi quando fu premier; poi Gianni Letta, Enzo Carra, Claudio Signorile, Marco Follini.
Gerardo Bianco ha ricordato che una volta Ghirelli gli disse: ''Perché mi dai del lei? Ricordati che sei l'unico democristiano per cui il sottoscritto socialista ha parlato in un comizio''.
A testimonianza del legame con Napoli, il comune partenopeo ha concesso il suo gonfalone e il direttore de Il Mattino, Virman Cusenza, ha ricordato in un messaggio letto nella cerimonia che ''negli ultimi tempi era tornato a scrivere per il quotidiano e qualche volta mi rimbrottava per i ritardi nella pubblicazione degli articoli''. Molfese ha sottolineato l'importanza dell'opera teatrale di Ghirelli, mentre il legame con il cinema era testimoniato dalla presenza della regista Lina Wertmuller, oltre che delle attrici Ilaria Occhini e Angela Pagano.
Il corpo di Ghirelli sarà cremato e le ceneri sparse nella sua Napoli. (ROMA, 3 APRILE - ANSA) GHIRELLI: FRANCESCO ROSI AL COMMIATO, DIFESE LA MIA LIBERTÀ
"Qui ci sono portieri, benzinai, donne di servizio, negozianti. Mio padre credeva in una parola: 'democrazia' e lui pensava che la democrazia andasse comunicata ogni giorno". Con queste parole i figli di Antonio Ghirelli hanno concluso il rito civile di commiato, svoltosi nella sala Walter Tobagi della Federazione Nazionale della Stampa.
Presenti, fra gli altri, i suoi amici di infanzia: il regista Francesco Rosi e lo sceneggiatore Dudu La Capria. E poi uomini politici fra cui Gianni Letta, Gerardo Bianco, Bobo Craxi, Claudio Signorile, Enzo Carra, Gennaro Acquaviva, Gerardo Labellarte, Luigi Covatta, Marco Follini, Bruno Pellegrino.
Giornalisti come il portavoce di Napolitano Pasquale Cascella, Gianni Minà, Davide Messina, Giancarlo Santalmassi, Carlo Correr, Franco Siddi, Roberto Natale e uomini di teatro.
Francesco Rosi, l'autore del mitico 'Mani sulla città', lo ha ricordato così: "Io non ero iscritto al Psi, ma ritenevo ideologicamente di farne parte. Feci un film sulla droga e la mia posizione era diversa da quella di Craxi. Antonio, portavoce del Presidente del Consiglio, mi scrisse una lettera di molte pagine. Le nostre posizioni erano differenti, ma lui mi capiva e voleva salvare la mia libertà di dire ciò che pensavo".
Gianni Letta ha citato uno per uno il gruppo di amici di Napoli: Ghirelli, Rosi, La Capria, Peppino Patroni Griffi, Barendson. "Leggermente più giovane, ma a loro sempre vicino, l'attuale Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano".
Francesco Rosi sulle amicizie di Ghirelli ha commentato: "Anche il nostro magnifico Presidente Giorgio Napolitano ne ha sofferto". Roberto Natale, Presidente della Fnsi, ha ricordato lo stile di Antonio Ghirelli a Palazzo Chigi, durante la Presidenza Craxi. "Scrisse una lettera al direttore di 'Repubblica' Eugenio Scalfari: 'Caro Eugenio, spero che il Tuo successo duri così a lungo perché Tu possa volerci un po' di bene'".
Davide Messina ha menzionato il Ghirelli giornalista sportivo e direttore del Corriere dello Sport. Giancarlo Santalmassi ha ricordato la 'ventata di novità' che introdusse al Tg2 durante la sua direzione. Gerardo Bianco e Gianni Letta hanno citato i libri 'Storia di Napoli' e 'Democristiani'. È mancato purtroppo un accenno al Ghirelli, direttore dell'Avanti, alla fine degli anni ottanta.
Il commiato civile si è svolto sotto il gonfalone della città di Napoli, che ha impresso in lui un indelebile modo di vivere. Amava Napoli ed il Napoli calcio, di cui guardava tutte le partite. Ghirelli, 90 anni, ci ha lasciato domenica scorsa.
Iscritto al Pci nel 1942, lavoro con Unità e Paese Sera per poi passare al Psi nel 1956 dopo l'invasione dell'Ungheria.
Diresse Tuttosport, il Corriere dello Sport, il Globo, il Tg2, l'Avanti. Fu capo ufficio stampa al Quirinale con Pertini e a Palazzo Chigi con Craxi. Franco Siddi ha citato l'episodio delle sue dimissioni da portavoce di Pertini per tutelare un suo giovane collaboratore che aveva scritto un comunicato su Marco Donat Cattin in sua vece. "Antonio - ha detto Siddi – si dimise per proteggere un giovane e le istituzioni. Fu un cittadino che lavorò per la libertà del nostro Paese e del giornalismo". (Roma, 3 aprile - AGI) La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica:
Pochi giornalisti italiani possono vantare una biografia ricca come quella di Antonio Ghirelli. La versatilità con la quale ha saputo passare dall’informazione sportiva a quella politica, dalla cronaca ai saggi storici poggiava su una cultura di straordinaria ampiezza e profondità. Un giornalismo che si è alimentato della passione civile cresciuta negli anni della Resistenza e di una partecipazione ininterrotta alla vita pubblica; un’intelligenza rimasta sempre tenacemente legata alle sue radici meridionali; un’informazione che sapeva essere popolare e colta insieme, come poche volte riesce.
È un onore per il sindacato dei giornalisti italiani che la famiglia Ghirelli abbia scelto la sede della Fnsi per ospitare la camera ardente, martedì tre aprile dalle 16,30 alle 19,30, Corso Vittorio Emanuele II al secondo piano nella Sala Walter Tobagi, la commemorazione si svolgerà alle 17,30. 
GHIRELLI: ORDINE GIORNALISTI, ESEMPIO DI AUTONOMIA
Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti ''saluta commosso Antonio Ghirelli, protagonista di pagine eccelse della storia dell'informazione nel nostro Paese''.
''In decenni di attività - si legge in una nota – è riuscito a testimoniare cosa significhi l'autonomia e la professionalità di un giornalista capace di raccontare le vicende sportive, politiche e culturali con imparzialità e competenza. Il suo esempio potrà indicare ai colleghi più giovani la strada di un giornalismo non fazioso ma ricco di passione e di curiosità nell'indagare le trasformazioni del nostro Paese''. (ROMA, 2 APRILE - ANSA) UN RICORDO DEL COLLEGA NUCCIO FAVA

“Sono sogni o pensieri?”

2 aprile 2012 - Cominciamo dalla fine, come Ghirelli scriveva nel suo incipit nel libro“Caro Presidente- due anni con Pertini-” . Uno straordinario documento storico e politico, ma anche una scrittura capace di analizzare acutamente fatti e avvenimenti ancora in corso- con la lungimiranza di uno storico- che farebbero bene a leggere specie quei tanti giovani che vogliono fare il nostro mestiere. Il libro racconta come il capo dell’ufficio stampa del Quirinale sia stato “sollevato” dall’incarico. Fu una bomba nel mondo giornalistico e politico mentre paradossalmente l’unico non sorpreso, se non addirittura divertito e davvero sollevato, fu proprio Antonio Ghirelli. Per un particolare : la lettera di licenziamento gli fu direttamente consegnata da Antonio Maccanico amico da una vita e segretario generale di Pertini. L’unica differenza, non da poco, era la napoletanità di Ghirelli.
Giornalista di razza conosceva tutti i segreti del mestiere anche se prevaleva nel giudizio più diffuso la sua passione per lo sport, il calcio soprattutto e la sua straordinaria impresa di direttore del corriere dello sport, sull’orlo della bancarotta, che con la sua direzione, raggiunse vette di gradimento e di vendite mai più registrate. Ghirelli scrisse una storia del calcio in Italia che fu un grande successo ma anche la storia di Napoli e Napoli italiana, oltre a vari  romanzi e racconti unendo  sempre grande scioltezza, approfondimento e capacità narrativa.
Dopo la direzione di altri giornali sportivi si cimentò anche in materia economica e politica, fino ad assumere il compito di capo ufficio stampa di Pertini, poi di Craxi e infine direttore del Tg2 . La fantasia e l’innovazione creatrice costituivano la sua molla principale, capace di espressività e di ricerca sperimentale ed innovativa, qualunque fosse l’ambito a cui si applicava. Ricordo benissimo la domenica in cui il Napoli di Maradona vinse lo scudetto, evento non solo sportivo, ma attraverso il quale si manifestava tutta l’anima napoletana, non solo quella calcistica. Antonio dirigeva il Tg2 –studio aperto- che andava allora in onda alle 19.45. Mentre il Tg1 cominciava alle 20. Riuscii a raggiungerlo solo alle 20.20 e i nostri due studi erano separati, a via Teulada, da una rampa di scale. Invitai Ghirelli appena in tempo ad entrare in studio. Non batté ciglio e fece una splendido commento che senza trascurare nulla dell’impresa sportiva commentò con calore e intelligenza. La grandezza di Ghirelli non è facile da racchiudere in una singola definizione o in un solo aspetto della sua personalità poliedrica, prorompente come una esplosione improvvisa del Vesuvio e placida come il mare al tramonto in una bella serata sul lungomare di Napoli. L’ho incontrato ancora quando il governo Monti non era  ancora all’orizzonte. Per Napolitano nutriva grande stima. Entrambi napoletani, avevano militato insieme nella federazione giovanile comunista. Poi le loro strade si separarono durante i tragici giorni dei carri armati sovietici a Budapest e Ghirelli divenne socialista nenniano, partecipando con convinzione al grande dibattito per favorire l’incontro con la Dc. In effetti la crisi della sinistra fu un suo rovello costante e non gli piaceva molto la deriva del Pd e la scomparsa progressiva della grande tradizione del socialismo italiano. In fondo restava convinto che senza gli errori di Craxi e i tanti compagni saltati all’ultimo momento dalla scialuppa di via del Corso in maniera opportunistica e non dignitosa, le cose avrebbero potuto avere un corso diverso e il Paese non avrebbe dovuto subire lo sfregio di tanti anni di berlusconismo ormai alla frutta. Difficile ricordare in presenza della morte di un amico  singoli episodi, esperienze comuni, quasi tutto si mescolasse in una atmosfera d’insieme ,in una dolcezza malinconica, pur nel dolore e rimpianto. Tanto più nei confronti di un collega che univa serenità e rigore, fantasia e in un quadro di permanente leggerezza e di disincanto. ANTONIO GHIRELLI, UNA VITA TRA GIORNALISMO E POLITICA
L'AMORE PER NAPOLI, LO SPORT, LA CULTURA. LUNGA MILITANZA NEL PSI
Antifascista, poi comunista e quindi socialista. Amante dello sport, del cinema, del teatro e della cultura in generale. Profondamente legato alla sua Napoli, ma forse prima di tutto giornalista. Collaboratore, quindi uomo di desk, direttore di quotidiani e tg, ma anche capo ufficio stampa. Difficile racchiudere la vita di Antonio Ghirelli in poche righe, una vita con mille interessi e decine di incarichi ed una passione per la partecipazione alla vita civile italiana continuata fino all'ultimo.
Nato a Napoli quasi 90 anni fa (li avrebbe compiuti il 10 maggio), Ghirelli muove nella sua città i primi passi della carriera. La passione per giornalismo si palesa da giovanissimo quando comincia a scrivere sulla rivista IX Maggio, il giornale della Gioventù Universitaria Fascista di Napoli. Alla Federico II frequenta Francesco Rosi, Giuseppe Patroni Griffi, Raffaele La Capria, Luigi Compagnone. ''Eravamo un gruppo di amici affiatati - rivelò lui stesso in una recente intervista all'ANSA - Eravamo un covo di antifascisti''. In quel colloquio Ghirelli parlò dell'altro illustre elemento del gruppo: il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, suo amico di lunga data, che ''una volta da attore - raccontò lo scrittore - interpretò una parte in un mio atto unico''.
''Perdo uno degli amici più cari dei lontani anni della mia prima formazione'', ha detto oggi il presidente Napolitano in un messaggio alla famiglia. ''Fummo egualmente legati a Napoli ed egualmente animati da valori di libertà e di progresso mentre il fascismo si avviava alla fine. E non ci siamo mai persi di vista per il resto della vita, fino a tempi recentissimi. È stato un giornalista di razza guidato dalla sua passione di democratico e di socialista che lo aveva condotto anche a svolgere ruoli importanti accanto al Presidente Pertini e nel Psi; un popolarissimo giornalista sportivo e un interprete autentico dell'anima di Napoli''.
Nasce in quegli anni giovanili la passione per il cinema ed il teatro, ma soprattutto la forte spinta antifascista che lo porterà ad partecipare attivamente alla Resistenza e ad inscriversi al Partito Comunista dal 1942. Dopo la guerra si getta a capofitto nel giornalismo e, tra Milano e Roma, collabora con L'Unità e Milano Sera, facendosi presto notare per la penna chiara e pungente. Cresce in questi anni anche la competenza sportiva, che trova spazio prima a Paese Sera e poi alla Gazzetta dello Sport, fino alla direzione prima di Tuttosport e, per una lunga stagione, dal '66 al '77, del Corriere dello Sport. Ghirelli continua però a coltivare la passione per la cultura, scrivendo anche sulla terza pagina di diverse testate con cui collabora, tra cui il Corriere della Sera e il Mondo.
Una svolta alla sua carriera e alla sua militanza politica arriva nel '56, quando con l'invasione d'Ungheria, lascia il Pci e si iscrive al Partito Socialista Italiano. Una militanza che lo porterà nel 1978, subito dopo l'elezione di Sandro Pertini alla Presidenza della Repubblica, a guidare l'ufficio stampa del Quirinale. Poi, negli anni '80, durante i governi Craxi, al vertice dell'ufficio stampa della Presidenza del Consiglio dei ministri. Quindi alla guida del Tg2, per un breve periodo dall' '86 all' '87, e alla direzione dell'Avanti!, dall' '88 all' '89.
La sua saggistica è poliedrica un po' come la sua vita. C'è lo sport con la 'Storia del calcio in Italia', su prima opera edita nel 1954 e la raccolta 'Tre volte campioni del mondo'.
C'è la politica, con i testi su Craxi, Moro e il compromesso storico, e le ultime sue creazioni enciclopediche: 'Democristiani. Storia di una classe politica dagli anni Trenta alla Seconda Repubblica' del 2004 e 'Aspettando la rivoluzione.
Cento anni di sinistra italiana' del 2008. Ma c'è soprattutto la sua Napoli, raccontata da un uomo che la conosceva a fondo, tra tanti riferimenti storici e aneddoti. Tra i testi dedicati alla città partenopea spicca 'Storia di Napoli', scritta nel '73 e poi tornata in libreria nel '92 e nel 2007.  (di Michele Cassano) (ROMA, 1 APRILE - ANSA)

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