Venerdi 6 ottobre, ore 11,40: l'avvocato Claudia Costantini dello studio legale D'Amati riceve a Roma dall'avvocato di Italia Oggi un telegramma destinato al collega Ugo Degl'Innocenti. "Si comunica al destinatario di presentarsi per la ripresa del servizio il prossimo lunedì 9 ottobre 2006, presso la sede di Milano in via Burigozzo 5".
Benché Ugo avesse per legge trenta giorni di tempo, alle ore 10 di lunedì 9 si presenterà in via Burigozzo 5. Pare che abbia così finalmente corso la sentenza emessa oltre un anno fa dalla magistratura del lavoro per ordinare a Italia Oggi la riassunzione del collega, ingiustamente licenziato quasi quattro anni prima. In totale, per Degl'Innocenti sono stati oltre cinque anni di calvario e umiliazioni, che vanno da sorrisi e nulla di fatto in molte aziende editoriali, Rai compresa, a un concorso vinto come addetto stampa della Regione Lazio assieme ad altri 14 concorrenti, ma di fatto da questa bloccato solo perché nel frattempo è cambiato il colore della giunta e la nuova non ne vuole sapere di onorare certi impegni di quella precedente. Dico "pare" e uso il verbo al congiuntivo anziché all'indicativo perché il richiamo in redazione è avvenuto obtorto collo. Si legge infatti nel telegramma: "I contenuti della presente comunicazione devono intendersi come formulati al solo scopo di evitare la esecuzione coattiva della detta pronunzia...", ove per "detta pronunzia" si intende la sentenza del magistrato. Nulla esclude, purtroppo, che Ugo non venga sottosposto a mobbing o nuovamente alla pretesa di essere sottoposto a un dirigente amministrativo anziché a un caposervizio o al direttore responsabile. A suo tempo il licenziamento è scattato proprio per non avere voluto sottostare alla illecita pretesa di prendere ordini e lavorare come impiegato anziché essere utilizzato come giornalista. Bisognerà quindi continuare a vigilare. Anche perché la riassunzione potrebbe essere un espediente temporaneo per chiudere il fascicolo aperto dall'Ordine di Milano contro Paolo Panerai, dominus di Class e di Italia Oggi, per via del suo infischiarsene dell'ordine del magistrato e dei conseguenti diritti di Degl'Innocenti. Tra qualche giorno infatti Panerai deve presentarsi davanti all'Ordine dei giornalisti di Milano per essere debitamente interrogato sul suo comportamento, che danneggia un collega. L'aria che tira è quella di radiarlo dall'Ordine, anche se sarebbe francamente incredibile che vanga radiato un Panerai e sospeso solo per un anno l'agente dei servizi segreti militari Renato Farina, noto col nome in codice Betulla. Come che sia, per il patron di Class e Italia Oggi è più prudente arrivare a quell'appuntamento con il caso almeno per il momento chiuso. Può trattarsi inoltre di un espediente temporaneo anche per evitare tra un paio di mesi il sequestro a palazzo Chigi di parte della quota di provvidenze pubbliche per l'editoria, cioè di soldi pubblici regalati, prevista per il gruppo editoriale capeggiato da Panerai. Il magistrato ha infatti deciso che a Ugo devono essere corrisposti tutti gli stipendi arretrati, più i danni, ma siccome finora non ha visto neppure una lira, pardòn, un euro, l'avvocato s'è dato da fare per pignorare qualcosa di buono. Ai pignoramenti è facile sfuggire, per Panerai è un gioco da ragazzi, ma in questo caso la campagna lanciata da Senza Bavaglio, e subito generosamente raccolta da tutti un po', ha indicato una pista precisa: anziché andare a caccia di farfalle, puntare subito ai quattrini in transito per palazzo Chigi. Si tratta delle notevoli somme smistate dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Ricardo Franco Levi, ex giornalista del Corriere della Sera. E infatti il magistrato ha già convocato Levi fissando una udienza per dar corso al pignoramento. A favore di Ugo e di un altro collega, Paolo Menon, anch'egli licenziato da Panerai e non riassunto nonostante un'altra apposita sentenza del magistrato, la campagna iniziata da Senza Bavalio ha raccolto centinaia di adesioni di giornalisti e di decine di organismi di categoria per un appello al capo dello Stato, prima a Carlo Azeglio Ciampi e poi a Giorgio Napolitano. Ha firmato anche l'ex presidente della Repubblica Franesco Cossiga. Il Quirinale ha vagliato l'appello e anziché limitarsi a generiche espressioni di solidarietà lo ha girato a palazzo Chigi segnalandolo alla particolare attenzione di Romano Prodi. Nel frattempo la mobilitazione ha fatto da traino per la richiesta che alcuni partiti e uomini politici cominciano a fare ad alta voce: perché regalare milioni di euro anche agli editori che, come Panerai, prendono sì i soldi dallo Stato, ma si guardano bene dall'ottemperare alle decisioni di altri organi dello stesso Stato quali per esempio la magistratura del lavoro? E siccome gli editori in blocco si guardano bene dal sedersi al tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico, ecco che comincia a circolare anche l'idea di non regalare quattrini a palate agli editori almeno fintano che non vada in porto tale rinnovo del contratto. E poi magari cominciare a fare le pulci a tutti per vedere se qualcuno è bene che resti a bocca asciutta o se debbano tutti garantire almeno una certa correttezza di comportamenti in cambio delle pubbliche elargizioni. Insomma, la posizione di Panerai rischia di essere scomoda non solo per sé, ma anche per altri editori. Ecco perché l'Innominabile, come curiosamente Panerai viene da sempre soprannominato, ha dovuto infine piegare la testa e calare le brache. Facile immaginare che abbia il dente avvelenato e che aspiri alla classica vendetta tremenda vendetta. Si tratta di vigilare e di essere pronti a reagire per impedirgliela. Oltre che per ricordargli che il caso Menon è tuttora aperto. Pino Nicotri (di Senza Bavaglio)