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Uffici Stampa 15 Mar 2012

Ufficio stampa Cineteca di Bologna sì, ma nessun giornalista Ghirra (Cnog): situazione inaccettabile, violate leggi e regole

Malgrado il Sindacato dei giornalisti, a livello nazionale, da tempo abbia addirittura elaborato e diffuso, con l’assistenza del proprio ufficio legale, un bando tipo per contribuire ad evitare contenziosi che arrivano fino alla causa legale, continuano a proliferare concorsi e selezioni che riguardano funzioni giornalistiche quali sono universalmente riconosciute come tali quelle di addetto stampa, che si caratterizzano per scelte discutibili quando non, addirittura, in palese contrasto con le norme generali che regolano la professione giornalistica.

Malgrado il Sindacato dei giornalisti, a livello nazionale, da tempo abbia addirittura elaborato e diffuso, con l’assistenza del proprio ufficio legale, un bando tipo per contribuire ad evitare contenziosi che arrivano fino alla causa legale, continuano a proliferare concorsi e selezioni che riguardano funzioni giornalistiche quali sono universalmente riconosciute come tali quelle di addetto stampa, che si caratterizzano per scelte discutibili quando non, addirittura, in palese contrasto con le norme generali che regolano la professione giornalistica.


Il caso più eclatante recentemente verificatosi nella nostra realtà regionale è quello della Cineteca di Bologna che ha bandito concorsi per il capo ufficio stampa e per redattori dello stesso ufficio senza prevedere l’iscrizione all’Albo dei giornalisti. Il risultato è che due vincitori su tre – ai quali va, ovviamente, il nostro rispetto - non possiedono tale titolo generalmente riconosciuto come indispensabile per svolgere un’attività di natura giornalistica. Tanto è vero che il Parlamento ha previsto, già 12 anni fa, l’obbligo della presenza dei giornalisti negli Uffici stampa pubblici.  
La Cineteca è oggi una Fondazione, ma è, pur sempre, “partecipata” principalmente dal Comune di Bologna.
Una scelta, quella della Fondazione, che ha conseguenze anche concrete. Poiché l’esercizio dell’attività giornalistica nel nostro Paese, sia essa di carattere dipendente o libero professionale, comporta l’iscrizione, dal punto di vista previdenziale, all’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani (Inpgi) come sarà possibile rispettare tali norme se gli interessati non sono iscritti all’Ordine professionale?
Il Consiglio direttivo dell’Associazione stampa dell’Emilia-Romagna (Aser) rinnova l’invito ad Amministrazioni pubbliche ed aziende private a ricorrere, per l’assunzione o l’incarico ad addetti stampa, alle professionalità utili a tal fine, cioè a professionalità giornalistiche.
Non è la rivendicazione di un “privilegio”, ma un richiamo alla logica dell’efficienza e della efficacia dell’attività lavorativa professionale, così spesso richiamata, ma, evidentemente, assai poco praticata. 

 

ICHIARAZIONE DEL SEGRETARIO DELL’ORDINE NAZIONALE, GIANCARLO GHIRRA
“Se non ci sarà un immediato passo indietro, che l'Ordine auspica, la Cineteca di Bologna avrà un capo ufficio stampa e un redattore non giornalisti. Ciò è inaccettabile”, sostiene Giancarlo Ghirra, segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti.
“La fondazione "partecipata" dal Comune - continua Ghirra – contribuisce ad alimentare il Far West nel mondo dell'informazione, colpito da precariato dilagante, giornalisti pagati pochi euro a pezzo, arbitrio di editori (privati e pubblici) che violano leggi e regole elementari di comportamento”.
“E' insopportabile – sottolinea il segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine – che nel bando di selezione non sia stata prevista l'iscrizione all'Albo dei giornalisti. Ciò è gravissimo non soltanto perché si ignorano e violano leggi dello Stato, ma perché si trascura un elemento fondamentale: i giornalisti hanno la capacità di valutare le notizie, e, soprattutto, di garantire ai cittadini un'informazione corretta. I giornalisti non sono portavoce di chi li assume neppure negli uffici stampa privati, sono professionisti che conoscono le regole della correttezza e della trasparenza dell'informazione, che dovrebbero stare a cuore anche a una Fondazione di proprietà quasi esclusiva del Comune di Bologna. E ' vero che formalmente non si applica a una fondazione la legge 150 del 2000 che regola la vita degli uffici stampa pubblici, ma nella sostanza la violazione è evidente. Anche negli uffici stampa privati l'esercizio abusivo della professione va evitato e combattuto. E sarebbe bene che per primi gli amministratori pubblici contribuiscano a questa battaglia”.

@fnsisocial

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