A quindici anni della promulgazione delle legge che doveva fare ordine negli uffici stampa pubblici i giornalisti che lavorano nella Pa ancora devono fare i conti con una sorta di far west: inquadramento, retribuzioni, diritti e tutele sembrano i mezzi di un mosaico che, come la tela di Penelope, vengono montati e smontati a piacere da chi è chiamato a redigere i bandi. Per questo l’Aser e il Gus Emilia Romagna hanno lanciato il nuovo Osservatorio bandi con l’obiettivo di realizzare un libro bianco sul lavoro negli uffici stampa che aiuti a “definire le possibili azioni che il sindacato potrà fare a loro tutela e promozione”.
Nasce un nuovo strumento con il quale l’Associazione stampa
dell’Emilia Romagna e il suo gruppo di specializzazione sugli uffici stampa
(Gus) puntano a mettere ordine in un mondo – quello della Pubblica
amministrazione – in cui, a quindici anni dalla promulgazione della legge 150
del 2000, ancora regna la confusione su quale debba essere il corretto
inquadramento professionale di chi fa ufficio stampa, quale debba essere il
contratto da applicare, quali sono le regole da seguire nella redazione dei
bandi e i diritti e le tutele da riconoscere ai giornalisti impiegati nella Pa.
“Salutata al suo nascere come uno strumento per dare concretezza all’esigenza
di ‘colloquiare’ con i cittadini, la legge 150/2000 – si legge sul sito
internet del Gus Emilia Romagna – è stata considerata inizialmente la risposta
giusta e moderna per mettere ordine nel settore della comunicazione e
dell’informazione pubblica. Si è però subito compreso che ambiguità e lacune
avrebbero messo in difficoltà la sua applicazione. Tra i diversi punti deboli
della legge vi è la stessa istituzione degli uffici stampa: per la PA la loro istituzione non è un
obbligo, ma una facoltà. Altro elemento
di debolezza è l’assenza di sanzioni nel caso in cui non si rispetti la
distinzione tra i tre ruoli così ben individuati. Più che una legge, la 150 è
parsa un’esercitazione accademica. Lo
schema proposto è ben pensato, ma, in assenza dell’obbligatorietà di procedere,
è carente sul piano applicativo. In ultima analisi si presenta più come un
consiglio che un dovere”.
“A livello istituzionale più basso la situazione nazionale è ancor più
anarchica e, in Emilia Romagna, la situazione non differisce dalla media
nazionale. Anche da noi – riporta il sito dell’Aser – si sono verificati casi
offensivi per la dignità del lavoratore ed episodi di scarsa trasparenza che ci
hanno lasciato disgustati e molto perplessi. Nei bandi soprattutto. Non siamo
di fronte a fatti isolati, ma a casi che proliferano indisturbati in quell’area
grigia che vogliamo contrastare ed eliminare”.
Per contrastare il fenomeno serve però avere il maggior numero possibile di
informazioni e monitorare con costanza la situazione del territorio: ecco
allora che nasce l’Osservatorio regionale bandi (osservatoriobandi@aser.bo.it) al
quale ogni collega potrà segnalare le anomalie di cui viene a conoscenza.
“L’obiettivo – scrivono i promotori dell’iniziativa – è quello di realizzare un
libro bianco al quale eventualmente associare una fotografia degli uffici stampa
pubblici e privati presenti in regione. La conoscenza della reale situazione
degli uffici stampa, della loro articolazione interna e della tipologia di
contratto che hanno coloro che vi lavorano, costituirà un risultato di grande
importanza per definire le possibili azioni che il sindacato potrà fare a loro
tutela e promozione”.