Una nuova sentenza sancisce l'applicazione del contratto di lavoro giornalistico in un ufficio stampa della Pa. La sentenza arriva dal tribunale di Palermo, dove il giudice del Lavoro ha riconosciuto ad una collega la qualifica di redattore ordinario, condannando il Comune di Bagheria al pagamento delle differenze retributive. La soddisfazione dell'Assostampa Sicilia.
Negli uffici stampa pubblici va applicato il contratto di
lavoro giornalistico. Lo certifica, una volta di più, il giudice del Lavoro del
tribunale di Palermo, dott.ssa Paola Marino, che, accogliendo il ricorso di una
collega, ha condannato il Comune di Bagheria al pagamento delle differenze
retributive tra il Ccnl degli Enti locali e il Cnlg, riconoscendo alla
giornalista la qualifica di redattore ordinario, oltre alle spese di lite.
Il Comune di Bagheria, che già versa i contributi previdenziali previsti
all'Inpgi e a cui “va riconosciuto – scrive l'Assostampa Sicilia in una nota –
di avere sempre considerato l’importanza dell’informazione pubblica, non si è
appellato alla sentenza, riconoscendo il ruolo e le attività svolte dalla
giornalista”.
Questa sentenza va ad aggiungersi alle altre (ex Province di Agrigento e
Messina, Comune di Adrano, Asp di Ragusa), che in questi ultimi anni hanno determinato
una ormai chiara giurisprudenza in favore dell’applicazione del contratto di
lavoro giornalistico negli enti locali sottoposti al controllo della Regione,
riconoscendo la piena validità dell’accordo, firmato nel 2007 dal sindacato
regionale, con il quale sono stati definiti i profili professionali dei
giornalisti che lavorano negli uffici stampa degli enti locali in Sicilia.
Soddisfatto il segretario regionale di Assostampa, Alberto Cicero: «Ancora un
altro esempio dimostra che applicare il contratto nazionale di lavoro
giornalistico Fnsi-Fieg ai giornalisti delle PA, così come affermato
nell’ambito della contrattazione stipulata nel 2007 fra Regione Sicilia,
Comuni, Province, Associazione Siciliana della Stampa e Federazione Nazionale
Stampa Italiana, è legittimo. È, questa di Bagheria, un’altra sentenza che va
in questa direzione e che dimostra che i burocrati, per sentirsi più sicuri,
hanno bisogno delle sentenze dei giudici, anche lì ove vi sono norme che
parlano chiaro».