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Sindacale 14 Mar 2008

Tv: stop a processi mediatici Prove di dialogo alla Fnsi La libertà d'informazione non si tocca, sì all'autoregolamentazione

La libertà dell'informazione è sacrosanta. Ma è ora di individuare regole nuove, in particolare per la tv, con il contributo degli stessi giornalisti, per evitare la spettacolarizzazione dei processi.

La libertà dell'informazione è sacrosanta. Ma è ora di individuare regole nuove, in particolare per la tv, con il contributo degli stessi giornalisti, per evitare la spettacolarizzazione dei processi.

È l'orientamento emerso dal convegno, organizzato a Roma da Associazione stampa romana e Unione nazionale cronisti, che nella sede della Federazione nazionale della stampa ha riunito attorno allo stesso tavolo tutte le parti interessate. Spunto dell'iniziativa, l'atto di indirizzo con il quale l'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni ha invitato all'elaborazione di un codice di autoregolamentazione sui processi in tv, istituendo un apposito tavolo tecnico. ''Non ci scandalizza il richiamo dell'Authority, anzi riteniamo giusto e di buon senso appellarsi alle regole della convivenza democratica e civile - ha esordito Franco Siddi, segretario della Fnsi - ma bisogna evitare che atti di questo tipo diventino la copertura buona di iniziative che puntano a mettere il bavaglio ai giornalisti. Siamo convinti che le gogne mediatiche non risolvano nulla, ma bisogna trovare un diverso equilibrio tra i poteri per garantire l'indispensabile ruolo democratico dell'informazione''. La libertà dell'informazione va difesa e nutrita giorno per giorno'', gli ha fatto eco Guido Columba, presidente dell'Unci, citando i tre principali avversari dei cronisti, ''la criminalità, normale e organizzata; la politica, che cerca di espropriare i cittadini del diritto di essere informati con leggi come il ddl Mastella, ma anche con Berlusconi e Veltroni già pronti a riproporre misure punitive; la magistratura, che cerca di scaricare le sue contraddizioni sui giornalisti''. ''L'Autorità non ha mai messo in discussione l'inattaccabilità del diritto all'informazione, né il diritto-dovere dei giornalisti di raccontare i processi'', ha replicato il commissario Agcom Sebastiano Sortino. ''Ma è ora di smetterla con la giustizia spettacolo: i processi si celebrano nelle aule giudiziarie''. Di qui la decisione dell'organismo di garanzia di ''fissare i principi nell'atto di indirizzo, delegando però alle parti lo sforzo di applicarli in regole di comportamento''. Il problema essenziale è trovare ''un equilibrio tra il diritto dei cittadini ad essere informati, quello delle parti a non veder svanire il diritto al giusto processo e quello della magistratura a svolgere il processo senza ingerenze esterne''. ''Nessuna censura'' all'informazione per il generale Nicola Raggetti, comandante del Racis, il Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche. ''Le regole ce le dobbiamo dare e devono essere rispettate da tutti. Siamo noi per primi a dover raccogliere l'invito prezioso del Garante''. Favorevole all'autoregolamentazione anche Alberto Intini, direttore del Servizio di polizia scientifica: ''Il processo mediatico può distruggere un innocente indagato o presentare come vittime perseguite ingiustamente persone in realtà colpevoli. È giusto l'invito dell'Autorità: il problema non si risolve con leggi calate dall'alto o mettendo in carcere i giornalisti, ma neanche con le prescrizioni che non hanno alcun effetto deterrente''. Dal presidente della Fnsi, Roberto Natale, una bacchettata alle tv, in particolare alla Rai: ''Si diano autonomamente una regolata nella spettacolarizzazione dei processi. In questo periodo stiamo attenti ai tempi, ai minuti e ai secondi della competizione elettorale. Ma non sarà il caso di chiedersi quante decine di ore sono state dedicate al caso Cogne?'. (ANSA)

@fnsisocial

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