I giornalisti tunisini hanno manifestato oggi (18 maggio 2023, ndr) per denunciare la politica «repressiva» del potere che, secondo loro, usa la giustizia per intimidire e soggiogare i media. "Siamo giornalisti e non terroristi", "O magistratura agli ordini, riempite ancora le carceri", "Libertà per la stampa tunisina", questi gli slogan scanditi dai giornalisti riuniti davanti alla sede del Sindacato nazionale dei giornalisti tunisini (Snjt).
I manifestanti hanno protestato anche contro la condanna in appello a cinque anni di reclusione di un giornalista della radio privata Mosaïque fm, Khalifa Guesmi, per essersi rifiutato di rivelare la fonte in un caso di terrorismo. Ai sensi di una legge antiterrorismo, è stato giudicato colpevole di «aver partecipato alla divulgazione intenzionale di informazioni relative a intercettazioni, infiltrazioni, operazioni di sorveglianza audiovisiva o dati ivi raccolti», secondo il suo avvocato.
«C'è un orientamento (politico) franco e chiaro verso la chiusura e la repressione, che prende di mira i media non assoggettati», ha lamentato durante la manifestazione il presidente del Snjt, Mahdi Jlassi. «Ancora una volta lanciamo un grido d'allarme contro l'arretramento delle libertà nel Paese e contro i procedimenti giudiziari che prendono di mira giornalisti, avvocati e sindacalisti e altre persone per commenti o articoli o anche solo per una canzone».
Due studenti tunisini sono stati arrestati lunedì scorso dopo aver pubblicato sui social media una canzone satirica in cui veniva criticata la polizia e una legge che punisce con il carcere l'uso di droghe. Secondo Jlassi, una ventina di giornalisti sono stati perseguiti per il loro lavoro.
Diverse Ong locali e internazionali hanno messo in guardia martedì scorso «contro la gravità dell'orientamento repressivo dell'attuale potere» e ripetutamente denunciato una «battuta d'arresto» nelle libertà in Tunisia da quando il presidente Kais Saied ha assunto i pieni poteri il 25 luglio 2021. (Ansa)