La Corte d'appello di Tunisi ha condannato a cinque anni di reclusione il giornalista della radio locale 'Mosaique Fm' Khalifa Guesmi, per essersi rifiutato di rivelare le sue fonti dopo la pubblicazione di informazioni sullo smantellamento di una rete terroristica a Kairouan nel marzo del 2022. Lo ha riferito la stessa emittente, citando il suo difensore Rahhal Jallali, che ha descritto la condanna «scioccante e ingiusta».
Il giornalista Guesmi resta in libertà, in attesa della decisione della Corte di cassazione. Era stato arrestato e poi rilasciato nel marzo 2022 dall'antiterrorismo, poiché si era rifiutato di rivelare le sue fonti, era stato condannato in primo grado alla fine del 2022 ad un anno di reclusione.
Il sindacato dei giornalisti tunisini (Snjt), si è detto scioccato dalla decisione della Corte d'appello di Tunisi di condannare Guesmi a cinque anni di carcere, sottolineando in una nota, che la decisione pronunciata contro è la più pesante nella storia della stampa tunisina, bollando la sentenza come ingiusta, e considerata «una traduzione chiara e concreta delle politiche restrittive della libertà di stampa, dei media e di espressione».
«In Tunisia è in atto una svolta autoritaria – afferma Raffaele Lorusso, componente del comitato esecutivo della Federazione internazionale dei giornalisti – Il nuovo corso politico ha messo nel mirino la libertà di espressione, mostrando sempre maggiore ostilità nei confronti della libera stampa. La condanna a cinque anni di reclusione del collega Khalifa Guesmi non ha alcun fondamento, ma rappresenta un chiaro avvertimento a quanti, nel Paese, vogliono continuare ad affermare le ragioni della democrazia e dello Stato di diritto».
Per Lorusso, «gli atti di intimidazione nei confronti dei giornalisti, così come perquisizioni personali e fermi di polizia, sono ormai all'ordine del giorno. È nostro dovere essere al fianco dei colleghi del Sindacato nazionale dei giornalisti della Tunisia nella loro strenua battaglia per la difesa di libertà e diritti conquistati in anni di lotte. A loro – conclude – giunga il sostegno per la manifestazione pubblica di protesta promossa per il 18 maggio».