Don Mario Vatta, fondatore della Comunità di San Martino al Campo, il prete degli ultimi, che impersona il volto aperto, generoso e solidale di Trieste, ha ricevuto oggi (venerdì 18 dicembre) - nel corso di una affollata e partecipata cerimonia, svoltasi nella sala del Consiglio comunale - il 49° San Giusto d'oro, tradizionale riconoscimento che i giornalisti triestini assegnano a chi ha saputo distinguersi e portare con eccellenza alto il nome della città.
Promossa dal Comune di Trieste, dall'Associazione della
Stampa del Friuli Venezia Giulia e dal Gruppo Giuliano Cronisti con il
contributo della Fondazione CRTrieste (che mette a disposizione ogni anno la
statuetta opera dello scultore Tristano Alberti) la cerimonia ha visto gli
interventi del presidente del Consiglio
comunale Iztok Furlanic, del sindaco Roberto Cosolini, dei presidenti di
Assostampa FVG Carlo Muscatello, e dell'Ordine dei Giornalisti del FVG
Cristiano Degano, del vicepresidente del CdA della Fondazione CRTrieste Lucio
Delcaro, della vicesindaco Fabiana Martini e del fiduciario del Gruppo Giuliano
Cronisti Furio Baldassi.
Con don Vatta,i giornalisti triestini hanno voluto premiare un uomo che ha speso tutta la sua vita per
aiutare gli ultimi, i meno fortunati, le donne e gli uomini che la nostra città
ha lasciato e lascia troppo spesso ai margini. Nato nel 1937, sacerdote dal
1963, don Mario Vatta è il fondatore della Comunità di San Martino al Campo,
organizzazione che da 45 anni opera a Trieste in stretta collaborazione con le
istituzioni e in rete con simili realtà italiane per garantire accoglienza a
chi fa più fatica: persone vittime dell’alcol, della droga, reduci dal carcere,
ostaggio della solitudine, che non ce la fanno a stare al passo e hanno bisogno
di assistenza, di una casa, di cure, ma soprattutto di qualcuno che condivida
le loro vite in salita. E la vita di questo “prete degli ultimi”, che un
biografo potrebbe descrivere elencando premi, incarichi e inaugurazioni di
nuovi centri d’accoglienza, è di fatto una galleria di volti, incontri,
confronti, che hanno contribuito a costruire il volto solidale della nostra
città.
“Oggi gli ultimi sono diventati i primi con questo premio” ha detto aprendo la
cerimonia il presidente del Consiglio comunale Iztok Furlanic, mentre il
sindaco Roberto Cosolini ha evidenziato come don Mario è “un simbolo dell'amore
verso il prossimo”, oltre che “un'autorità morale di indiscutibile esempio”.
Sempre il sindaco Cosolini ha sottolineato l'importanza della sua opera: “non
solo nel dare aiuto, ma nel dare strumenti e opportunità per fare uscire le
persone dal bisogno, ricercando l'integrazione e la coesione”. Il presidente
Carlo Muscatello ha messo in luce il valore di “un uomo che della solidarietà
ha fatto la ragione della sua vita con la Comunità di San Martino al Campo”,
mentre la vicesindaco Fabiana Martini, ha brevemente ripercorso il significato
dell'opera di don Mario e della Comunità di San Martino al Campo, che ha visto
sempre “la persona al centro e prima di tutto ed è solo il noi che vince”.
“Significativo anche il fatto -ha aggiunto Martini- che questo premio sia
consegnato oggi, 18 dicembre, giornata internazionale dei migranti”.
Parole di gratitudine con commozione sono venute da don Mario Vatta. “Dalla
strada -ha detto- ho imparato a leggere il Vangelo a vivere e a trasmettere
alla mia gente il messaggio del Maestro”. Ricordando i tanti tipi di povertà,
ha voluto ringraziare la Caritas Diocesana, espressione della Chiesa che gli è
sempre stata accanto in questi 45 anni di attività, come pure quella rete
infinita di solidarietà, fatta da tante persone, volontari e operatori, che
rendono Trieste una città accogliente. “Questo San Giusto d'Oro fa un po' di
luce sulle povertà, accende un faro più forte e ci rende ancora più attenti ai
fratelli ed amici in difficoltà”.
Sempre nel corso della cerimonia è stata presentato anche suggestivo e
apprezzato filmato Rai che, in tredici minuti ha ripercorso, a partire dal 1967
il quasi mezzo secolo del Premio e i suoi illustri vincitori. Una targa
speciale del San Giusto d'Oro è stata conferita dal fiduciario dei Cronisti
Giuliani Furio Baldassi al ristoratore Mario Suban, l'uomo che ha servito generazioni di
triestini, politici, presidenti, che ha festeggiato gli 80 anni e i 150 anni
del suo storico ristorante nel rione di San Giovanni (il nonno, nel 1865, aveva
aperto l'osteria allora fuori porta grazie a una vincita alla Lotteria di
Vienna), un simbolo della triestinità a tavola, che ha portato il nome della
città mondo, dall'Australia ai Paesi Arabi al Giappone, in qualsiasi posto ci
fosse bisogno di affabilità, gusto e professionalità.
Da ricordare infine che, prima della cerimonia in Consiglio, in salotto
azzurro, don Vatta ha firmato, come da tradizione, il libro d'oro del Comune,
lasciando questa significativa dedica: “Il San Giusto di oggi è per noi. Noi ci
sentiamo premiati e ne proviamo una gran gioia. Noi continueremo sulla strada
già battuta, con tutte le donne e gli uomini di questa magnifica città di
Trieste”.