«La celebrazione dei processi penali a porte chiuse a causa dell'emergenza sanitaria sta diventando una forma sempre più diffusa di limitazione del diritto di cronaca. Per quanto formalmente corretta, la decisione del presidente della Corte di Appello di Catanzaro di vietare a Radio Radicale la possibilità di effettuare la registrazione dell'ultima udienza del processo cosiddetto 'Toghe lucane' impedisce di assicurare ai cittadini una informazione esauriente e completa». Lo affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana.
«In questo modo – aggiungono – non è stato riconosciuto il ruolo di servizio pubblico che Radio Radicale assicura da decenni. L'emittente, peraltro, avrebbe reso fruibile a tutti l'ascolto integrale del processo, predisponendo il servizio con un solo operatore in condizioni di massima sicurezza. L'auspicio è che la decisione possa essere rivista e che il divieto venga rimosso, considerato che il diritto dei giornalisti di informare e quello dei cittadini ad essere informati sono garantiti dall'articolo 21 della Costituzione che, nonostante le limitazioni dovute alla pandemia, è ancora pienamente vigente».
PER APPROFONDIRE
Di seguito il comunicato di Radio Radicale sulla decisione del presidente della seconda sezione penale della Corte di Appello di Catanzaro.
Radio Radicale: «Rammarico per una decisione preoccupante»
Questa mattina abbiamo comunicato con dispiacere ai nostri ascoltatori che non potremo seguire il processo d'appello cosiddetto "Toghe lucane", diversamente da quanto avvenuto con il procedimento di primo grado.
Il presidente della Seconda Sezione Penale della Corte di Appello di Catanzaro ci ha infatti formalmente negato la possibilità di effettuare la registrazione dell'ultima udienza in virtù di quanto previsto dall'art. 22 del DL 137/2020 convertito in L 176/2020, che dispone la celebrazione dei processi penali a porte chiuse, in ragione della emergenza sanitaria in essere.
Ce ne rammarichiamo perché tale decisione sembra non considerare che Radio Radicale svolge da 45 anni un servizio pubblico, rendendo fruibile l'ascolto integrale dei processi, ancor più rilevante in un momento, come quello attuale, in cui l'accesso alle aule viene negato ai cittadini proprio per la pandemia in atto.
Comprendiamo infatti le esigenze di massima attenzione al rischio Covid e proprio per questo ricordiamo che Radio Radicale mette a disposizione di tutti la registrazione integrale dei processi, consentendone la conoscenza grazie alla presenza di un solo operatore tecnico e nelle condizioni di massima sicurezza.
Riteniamo pertanto preoccupante che, pur in presenza di più che fondate esigenze, si possa interpretare il senso delle norme citate a discapito di uno dei principi essenziali della democrazia che vede nell'informazione un connotato imprescindibile.
Ci auguriamo che tale decisione possa essere ripensata per consentirci di documentare, come sempre in spirito di massima e leale collaborazione, un processo così importante e di indubbio interesse generale.