"Sussistono tutti i presupposti per l'affermazione della sussistenza dell'aggravante del metodo mafioso, essendo stato accertato che Roberto Spada si avvalse della forza di intimidazione promanante dall'associazione malavitosa imperante sul territorio, nota come clan Spada, ben presente alla mente dei giornalisti e bene nota agli abitanti del luogo, tant'è che alla stessa si fece riferimento ripetutamente nel corso dell'intervista, come soggetto collettivo in grado di influenzare le decisioni politiche assunte nell'ambito del quartiere». Lo scrivono i giudici della V sezione penale della Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui il 13 novembre scorso hanno confermato la condanna a sei anni con il riconoscimento dell'aggravante del metodo mafioso per Roberto Spada per la testata al giornalista della trasmissione Rai "Nemo" Daniele Piervincenzi e l'aggressione dell'operatore Edoardo Anselmi avvenuta il 7 novembre 2017.
Piervincenzi e Anselmi vennero aggrediti di fronte alla palestra di Roberto Spada, a Ostia, durante un'intervista sulla campagna elettorale nel X Municipio. Avvicinato per alcune domande sui presunti rapporti con Casapound nel municipio di Ostia, sciolto dopo l'inchiesta su Mafia Capitale, Spada colpì il giornalista con una violenta testata che venne immortalata dalla telecamera.
Per l'aggressione il 18 giugno 2018, dopo l'inchiesta portata avanti dal pm della Dda Giovanni Musarò, Roberto Spada e Ruben Nelson Del Puerto sono stati condannati in primo grado a sei anni di reclusione per violenza privata e lesioni aggravate con il riconoscimento dell'aggravante mafiosa. Condanna confermata poi in Appello per Spada. Stralciata, invece, la posizione del braccio destro, Ruben Nelson Del Puerto il cui processo è ancora in corso.
Con questa sentenza, la Fnsi, quale parte civile, si vede riconosciuto in via definitiva (e quindi con la forza del giudicato penale) il ruolo di soggetto rappresentativo di tutti i giornalisti, vittime del dovere di informazione.