«Convocheremo al più presto un tavolo con i collaboratori, le parti sociali, la proprietà delle due aziende, coinvolgendo anche il prefetto di Ferrara e le amministrazioni locali interessate, per affrontare la grave situazione che da mesi le due emittenti televisive private stanno vivendo. Si tratta di realtà che rappresentano un punto di riferimento per l’informazione locale e la comunicazione istituzionale a servizio del territorio, e che vivono un’inaccettabile precarietà salariale e lavorativa. Il primo passo dunque sarà di prendere contatti con l’editore delle due emittenti e avviare una verifica su piani aziendali ed eventuali ammortizzatori sociali per salvaguardare attività e occupazione».
Così l’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro della Regione Emilia Romagna, Vincenzo Colla, al termine di un incontro che si è svolto lunedì 5 agosto 2024 in Regione per fare il punto sulla vicenda delle due emittenti emiliano-romagnole, Telestense e Telesanterno.
«L’Associazione Stampa Emilia-Romagna – si legge in una nota diffusa dal sindacato regionale - rappresentata dal segretario aggiunto di Fnsi, Matteo Naccari, e dal presidente, Paolo Maria Amadasi, insieme ai rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil, presenti all’incontro hanno sottolineato come i giornalisti e i lavoratori dell'emittente locale Telestense di Ferrara siano alle prese da un anno con una proprietà che paga gli stipendi a singhiozzo e che ora è in ritardo di diverse mensilità».
I sindacati, prosegue il comunicato, «hanno chiesto l'attivazione di un tavolo di crisi regionale, ricordando che si è tenuto anche un incontro con il Prefetto di Ferrara il 21 giugno scorso a cui non sono seguite risposte adeguate da parte della proprietà. Complessivamente nella situazione di crisi sono coinvolti i giornalisti e una decina di impiegati amministrativi e tecnici che nel mese di luglio hanno scioperato per due giornate. Nella stessa situazione ci sono anche i due giornalisti di Telesanterno, unici dipendenti, dell’emittente di Bologna della stessa proprietà, la famiglia Bighinati, che da anni ricevono solo parti di stipendio e sono in attesa di ricevere diverse mensilità».
I sindacati hanno sottolineato come la situazione sia diventata ormai «insostenibile per questi lavoratori che nonostante le ripetute sollecitazioni e le mediazioni tentate con la dirigenza, non vedono prospettive per le condizioni lavorative e le problematiche salariali».