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Editoria 12 Feb 2013

Stampa in lingua slovena tra mancanza fondi e indagini Gdf

L'Assostampa Fvg denuncia il grave stato di crisi della stampa italiana in lingua slovena. Tra i giornali e periodici cosiddetti di idee che rischiano la chiusura, ci sono infatti anche quelli della comunità di lingua e cultura slovena del Friuli Venezia Giulia - in primis il quotidiano Primorski dnevnik (Trieste) e il settimanale Novi Matajur (Cividale).

L'Assostampa Fvg denuncia il grave stato di crisi della stampa italiana in lingua slovena. Tra i giornali e periodici cosiddetti di idee che rischiano la chiusura, ci sono infatti anche quelli della comunità di lingua e cultura slovena del Friuli Venezia Giulia - in primis il quotidiano Primorski dnevnik (Trieste) e il settimanale Novi Matajur (Cividale).

Entrambi sopravvivono anche grazie ai fondi statali, che però non arrivano. Alla mancata erogazione del fondo per l'editoria che sta - come è noto - mettendo in ginocchio ampi settori del giornalismo italiano, si è andata ad aggiungere anche un'indagine della guardia di finanza che riguarda proprio il quotidiano sloveno di Trieste e il settimanale di Cividale. Un'indagine nata dal dubbio che entrambi abbiano lo stesso editore, «cosa assolutamente non vera» come continuano a ripetere a Trieste e Cividale. Le indagini proseguono da oltre un anno, le conclusioni degli inquirenti non sono note. Intanto però il Primorski é stato costretto a chiedere lo stato di crisi, a eliminare il lavoro festivo e ridurre la foliazione, mentre ai suoi 17 giornalisti sono stati applicati i contratti di solidarietà. Il presidente della cooperativa, che conta oltre 2 mila soci - i veri proprietari del quotidiano -, ha dichiarato che il Primorski dnevnik può contare soltanto su un altro mese di liquidità. Che cosa succederà dopo?
Il Novi Matajur, dal 1950 voce degli sloveni della Provincia di Udine, è già oggi in una situazione peggiore. L'ultimo numero, in edicola da qualche giorno, è stato stampato con le pagine bianche e la scritta: il Novi Matajur rischia di veder spenta la sua voce. I suoi giornalisti sono nuovamente senza stipendio, mancano i soldi per la tipografia, la spedizione postale. Chi si prenderà la responsabilità politica (anche a livello internazionale) e morale per aver permesso il declino di due giornali, voci di una minoranza linguistica e culturale tutelata dalle leggi italiane? Un quesito per il prossimo parlamento e per il nuovo governo.

@fnsisocial

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