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Fnsi 15 Dic 2004

Sigim e Cdr della Rai di Ancona: il valore del servizio pubblico è fondamentale ma non commerciabile quindi non valutabile da un advisor chiamato a misurare strutture, personale e reti per dismettere l'azienda pezzo per pezzo, un percorso inquiet

Sigim e Cdr della Rai di Ancona: il valore del servizio pubblico è fondamentale ma non commerciabile quindi non valutabile da un advisor chiamato a misurare strutture, personale e reti per dismettere l'azienda pezzo per pezzo, un percorso inquietante

Sigim e Cdr della Rai di Ancona: il valore del servizio pubblico è fondamentale ma non commerciabile quindi non valutabile da un advisor chiamato a misurare strutture, personale e reti per dismettere l'azienda pezzo per pezzo, un percorso inquietante

Sindacato Giornalisti Marchigiani Associazione Stampa Marche 60122 Ancona via Leopardi, 2 – tel 071.2077708 fax 071.204210 E.mail segreteria@sigim.it Documento Sigim cdr Rai La nomina dell’”Advisor”, chiamato a misurare il valore della Rai, ha aperto un percorso inquietante per la sorte del servizio pubblico di informazione nel nostro paese. Lo scenario che si prepara, a partire dal primo gennaio 2006, è la possibilità della dismissione, pezzo per pezzo, dell’azienda di servizio pubblico. Come farà l’”advisor” a misurare, oltre che il valore di strutture, personale, reti, anche quel valore aggiunto, certamente non monetizzabile, ma che da senso alla sua esistenza? Portare energia elettrica e metano in montagna costa, ma il servizio è un diritto e la collettività sa di doversene fare carico. Così, ad esempio, è anche per l’informazione regionale, o con la produzione nazionale di qualità, confinata in orari improponibili perché poco compatibile con esigenze commerciali. Da mesi la Rai si sta “assottigliando”, bloccando turn over e ogni tipo di spesa per presentarsi “in forma” all’appuntamento con l’advisor, per l’apertura ai privati e l’ingresso in borsa. Il rischio è che chi governa l’azienda abbia fatto male i conti e per esigenze di linea non abbia percepito i sintomi dell’anoressia. Il servizio pubblico è un valore troppo importante per essere messo a rischio. L’ingresso dei privati può essere esperienza interessante e utile: ma se è l’ingresso di capitali privati orientati al profitto, che non hanno certo l’interesse a spingere produzione di qualità a servizio di fasce marginali, il danno sarebbe evidente e irrimediabile; può invece essere l’ingresso di azionariato popolare, che può portare veramente la Rai a essere azienda di tutti. Occorre, allora, su questi temi, aprire un ragionamento comune, capire cosa sta succedendo, verificare la posta in gioco e mobilitarsi. Occorre innanzitutto riproporre nel dibattito politico la centralità del servizio pubblico e elaborare un meccanismo di valutazione che faccia pesare questo ruolo che giustifica l’esistenza della Rai, soprattutto nel territorio; occorre inoltre che questa riflessione veda uniti, insieme ai lavoratori, istituzioni e società civile, vero azionista di riferimento della Rai. La posta in gioco, è bene capirlo, è molto alta. Ancona, 14 dicembre 2004

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