“Amicus Plato, sed magis amica veritas” (Mi è amico Platone, ma mi è più amica la verità), questa massima del pensiero filosofico greco è una linea guida per qualsiasi giornalista serio, competente e leale. Il giornalista può certo avere amici ma il dovere della verità lo chiama a distinguere e lo abilita ad esprimere agli amici anche le proprie critiche senza nessuna omissione dei fatti, che possono anche non piacergli”. E’ quanto ha detto stamani il Segretario della Fnsi, Franco Siddi, al convegno organizzato a Roma al Circolo Canottieri Aniene dall’Unione Stampa Sportiva Italiana su “La libertà di stampa nello sport”.
“E’ il tempo della responsabilità ma - ha proseguito il Segretario della Fnsi - è anche il tempo della piena comprensione nella chiarezza. Le contiguità che non siano professionali e le ‘dipendenze’ non sono un bene per nessuno, neanche per il mondo dello sport più ricco e viziato. Le cronache e i commenti sportivi non sono un fatto privato a disposizione di presidenti, di società o di organizzatori di manifestazioni ed eventi. Su qualsiasi attività d’interesse pubblico i giornalisti hanno il diritto-dovere di darne conto correttamente ai cittadini, titolari del diritto all’informazione, secondo i principi della lealtà e della verità sostanziale dei fatti. Alcuni diffusi fenomeni di ‘patron’ che ritengono di dover decidere a proprio piacimento sugli accessi agli avvenimenti, quindi alle fonti, sono francamente inaccettabili e debbono essere corretti, come sta tentando di fare, ad esempio, la Figc (Federazione italiana giuoco calcio) con alcuni deferimenti esemplari di presidenti protagonisti di arbitrarie e gravi invasioni di campo. Un’informazione libera, ovviamente, va sempre affidata a persone qualificate, abilitate alla professione e obbligate al rispetto della deontologia. Tutti gli altri casi vanno espunti. E’ arrivato il tempo di fare chiarezza. Infatti chiediamo ai media dello sport di stare nel proprio campo con correttezza. Va detto chiaro e tondo, insomma, che chi usa il tesserino di giornalista per attività di ultrà non ha più titolo a far parte di questa professione. E’ arrivato il tempo di chiedersi, quindi, se chi fa cronache sportive piene di urla da ultrà, in radio e tv, da tifoseria estrema, sia da considerarsi giornalista o non piuttosto personaggio da spettacolo o retro spettacolo”.