Previdenza 23 Ott 2014
Siddi: rivedere misure su previdenza obbligatoria privata e integrativa
Camporese: grave se confermato aumento prelievo fiscale
“In attesa di conoscere nel dettaglio i contenuti della nuova legge di stabilità, non possiamo non esprimere perplessità e grande preoccupazione in merito ai ventilati provvedimenti di innalzamento del prelievo fiscale sulle casse di previdenza private - specie quelle come l'Inpgi che garantisce previdenza obbligatoria ed è sostitutivo dell'Inps - e sui fondi di pensione complementare e alla prospettiva di sottrarre il trattamento di fine rapporto ai suoi fini istituzionali.
“In attesa di conoscere nel dettaglio i contenuti della nuova legge di stabilità, non possiamo non esprimere perplessità e grande preoccupazione in merito ai ventilati provvedimenti di innalzamento del prelievo fiscale sulle casse di previdenza private - specie quelle come l'Inpgi che garantisce previdenza obbligatoria ed è sostitutivo dell'Inps - e sui fondi di pensione complementare e alla prospettiva di sottrarre il trattamento di fine rapporto ai suoi fini istituzionali.
La necessità di individuare risorse immediate che possano alimentare il consumo e consentire in questo modo al Paese di uscire dalla recessione e di riprendere una prospettiva di sviluppo non può indurre a compiere scelte frettolose, che a fronte di discutibili benefici momentanei rischiano di pregiudicare il futuro di intere generazioni. Le casse di previdenza private, e tra queste l’Inpgi, che assicura, appunto, le prestazioni di primo pilastro ai giornalisti italiani, vivono senza contributi dello Stato e contribuiscono al sostegno del welfare con centinaia di milioni di euro all’anno, come ha sottolineato lo stesso presidente dell’Adepp, Andrea Camporese, che lo Stato risparmia. Elevare su queste casse il prelievo fiscale dal 20 al 26% significherebbe alterarne considerevolmente i rispettivi bilanci con la conseguenza di forti penalizzazioni per tutti i loro iscritti, compresi coloro che già godono di prestazioni previdenziali. Elevare il prelievo fiscale sui rendimenti dei fondi di pensione complementare dall’11,5% al 20% significa non solo mortificare questo settore di importanza strategica ma, soprattutto se legato all’ipotesi di sottrazione del Tfr, condannarlo ad una inesorabile estinzione. Non bisogna dimenticare che, proprio in considerazione della insostenibilità dei regimi previdenziali a garantire nel tempo prestazioni adeguate, da tempo il nostro ordinamento ha previsto l’opportunità di affiancare al regime pensionistico obbligatorio un sistema pensionistico complementare, alimentato oltre che dalla contribuzione del lavoratore e dal datore di lavoro, anche dal Tfr annualmente maturato, oltre che l’obbligo per i fondi complementari di investire sul mercato dei titoli. E’ di tutta evidenza che se si sottrae al sistema di previdenza complementare il Tfr, o anche parte di esso, e si innalza in maniera così drastica il prelievo fiscale sugli utili degli investimenti si produrrà una inevitabile disaffezione da parte dei lavoratori nei suoi confronti. Si rischia, pur di ottenere un ipotetico vantaggio immediato, di prospettare per le nuove generazioni e per coloro che si affacciano al mondo del lavoro un futuro privo di una sufficiente assistenza previdenziale, con conseguenze sociali di facile previsione. Comprendiamo le esigenze del Governo ma, chiediamo che lo stesso esecutivo e il legislatore, prima delle definitive decisioni, riflettano con attenzione sui danni che queste possono comportare in prospettiva, si aprano al confronto è alla verifica e modifichino quanto appare assolutamente equo è giusto cambiare." Roma 17 ottobre 2014
CAMPORESE: GRAVE SE CONFERMATO AUMENTO PRELIEVO FISCALE
Se fosse confermato l'aumento del prelievo fiscale per le Casse di previdenza (dal 20% al 26%) e per il secondo pilastro (dall'11,5% al 20%) nella legge di Stabilità, si tratterebbe di una gravissima decisione dalle conseguenze pesanti per l’intero sistema della previdenza privata. Lo afferma Andrea Camporese, presidente dell'Adepp, il quale critica duramente la decisione che definisce ''sconcertante'', e che potrebbe a questo punto – aggiunge - far rivedere la manifestata intenzione degli enti dei professionisti di impegnare i risparmi in un fondo investimenti nell'economia reale del Paese.
''Condannare due milioni di professionisti, le loro famiglie e centinaia di migliaia di dipendenti degli studi professionali a un futuro di prestazioni ridotte, mentre i versamenti previdenziali all’Inps risultano non tassati, semplicemente per avere un maggior gettito nell'immediato, significa - dice ancora il Presidente dell'Associazione che riunisce le casse previdenziali private e privatizzate - andare in totale controtendenza rispetto alla linea seguita dagli altri Paesi della Ue, alle indicazioni Ocse e alle risoluzioni della Commissione europea''. ''Lo scandalo della doppia tassazione - aggiunge ancora Camporese ''sorpreso e sconcertato'' per l'ipotesi che trapela dalla manovra - diventerebbe una palese, grave, insanabile ingiustizia nei confronti di chi produce il 15% del Pil''. Di fronte al futuro di un intero comparto,''non sarebbero accettabili ragioni emergenziali'' puntualizza Camporese ricordando che si tratta di un comparto ''che non ha mai ricevuto un euro dalla Stato e spende oltre 500 milioni di euro l'anno di welfare sottraendo tali costi alle casse pubbliche''. ''Sarà il governo a spiegare a centinaia di migliaia di giovani professionisti che guadagnano meno di 1000 euro al mese, le motivazioni di questa scelta. Resterebbe l'amarezza profonda rispetto alla conseguenze proprio nel momento in cui si discute l'ipotesi importante di un fondo a favore dell'economia reale del Paese'' prosegue il presidente Adepp con un riferimento alla volontà manifestata dalle Casse di impegnare parte del proprio monte-risparmi in un fondo da 3-5 miliardi per investimenti in Pmi, infrastrutture, green economy e altri comparti strategici. Una disponibilità collegata tuttavia - hanno più volte sottolineato i presidenti degli istituti - a un fisco più favorevole al risparmio previdenziale, in linea con altri Paesi Ue. Le indiscrezioni circa la scelta del governo invece, potrebbe rimettere ora tutto in discussione. ''Lo sconcerto lascerà spazio a iniziative concrete - conclude Camporese - da assumere dopo il confronto con gli altri Presidenti''. Roma, 16 ottobre 2014
COMUNICATO STAMPA ADEPP
L’Assemblea dei Presidenti degli Enti previdenziali privati e privatizzati, riunita a Roma, esprime sconcerto e forte allarme per le notizie diffuse sull’ipotesi di un aumento della tassazione sulle rendite finanziarie derivanti dall’investimento del denaro degli iscritti.
Esiste un fraintendimento che necessita di essere chiarito al più presto attraverso un confronto franco e trasparente con il Governo. Chiediamo un nuovo incontro con il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che possa riaprire il tema per il bene comune.
Collocarci al 26%, dopo che una precedente norma di legge aveva stabilito una tassazione del 20% in attesa di una ulteriore armonizzazione del sistema di primo e secondo pilastro, costituirebbe un unicum in Europa e un danno irreparabile per le future prestazioni pensionistiche, in particolare dei giovani professionisti.
L’aumento della tassazione, inoltre, sottrarrebbe risorse oggi indispensabili per permettere agli Enti di continuare ad assicurare quel welfare integrato ed allargato resosi necessario per far fronte ad una delle peggiori crisi che abbia mai investito il Sistema. Un sostegno che ha superato i 540 milioni di euro, che ha registrato un 65% in più in termini nominali di azioni di welfare messi in campo dalle Casse di previdenza.
Azioni necessarie per dare risposte ad una categoria ignorata anche dai provvedimenti governativi a sostegno dei lavoratori. I liberi professionisti, pur subendo una profonda crisi economica, pur guadagnando redditi molto inferiori ai lavoratori dipendenti, sono stati esclusi nell’erogazione del bonus fiscale pari a 80 euro. Se con la spending rieview e l’aumento della tassazione si finanziano anche gli 80 euro destinati ai dipendenti si danneggiano due volte i liberi professionisti in un momento drammatico per il Paese considerandoli degli invisibili nel tessuto produttivo italiano
Equiparare l’investimento previdenziale a quello di qualsiasi operatore speculativo di mercato significa travisare la missione istituzionale e costituzionale della previdenza obbligatoria, penalizzando la contribuzione versata alle Casse rispetto a quanto previsto per quella corrisposta all’Inps.
Nonostante le leggi di privatizzazione sanciscano l’autonomia gestionale, organizzativa ed amministrativa degli Enti, siamo sottoposti a norme che ci costringono a versare i risparmi della nostra gestione nelle casse dello Stato con il paradosso di essere trattati da una parte come investitori privati e tassati quindi al pari di fondi speculativi e dall’altra come fondi di previdenza obbligatoria e quindi equiparati alle Pubbliche Amministrazioni.
Si tratta di una evidente e stridente contraddizione che viola il patto che il legislatore ha voluto vent’anni fa: diventi privato, ti fai carico delle passività accumulate quando eri pubblico, gestisci in autonomia una finalità sociale fondamentale, strettamente vigilato dai Ministeri competenti, dalla Covip, dalla Corte dei Conti e dalla Commissione Bicamerale sugli Enti previdenziali.
Non esistono motivazioni plausibili e spiegabili a due milioni di professionisti italiani. Non esistono giustificazioni di fronte a colleghi tedeschi o francesi che vedono i rendimenti dei loro versamenti non tassati affatto in un mercato unico europeo nel quale, oggi, ci presentiamo con una zavorra pesantissima.
Porremo con forza queste domande a Bruxelles, agli europarlamentari italiani, alla Commissione e al parlamento Europeo. L’iter parlamentare di approvazione del Disegno di Legge di Stabilità potrà permettere di correggere questo grave atto di ingiustizia. Restiamo della convinzione che il progetto, da noi ideato tempo fa, sulla costituzione di un fondo di investimento possa essere utile sia per i nostri iscritti sia per il bene del Paese. Intendiamo perseguire autonomamente la realizzazione di un fondo che soddisfi i criteri di trasparenza, efficienza e redditività. Speriamo che si possano verificare le condizioni affinché si riapra la discussione sul progetto che vedeva il Ministero dell’Economia come facilitatore. Roma, 23 ottobre 2014
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