Intervenendo stamani a Cagliari a una riunione dell’Associazione della Stampa Sarda, il presidente della Fnsi, Franco Siddi, ha tra l’altro detto: “La Fieg non avrà mano libera per distruggere la contrattazione collettiva dei giornalisti. Con la tracotanza, l’arroganza e l’odio non si va da nessuno parte. I giornalisti l’hanno abbondantemente capito e hanno reagito di conseguenza, con straordinaria unità, come dimostra la massiccia adesione come non mai agli scioperi indetti dalla Fnsi, a ciò costretta per affermare il diritto al negoziato contrattuale.
E il malcelato fastidio della Fieg per l’appello del Capo dello Stato a riaprire il confronto, seguito da un’ostentata risposta negativa di fatto, in linea con il no già dato dal ministro del lavoro, non potrà ottenere consenso né restare privo di conseguenze. L’inganno con cui la Fieg ha cercato di imbrogliare le carte è ormai chiaro: vuole continuare a dichiarare trimestrali di casa strabilianti e poi dire al Governo e ai lavoratori che l’attività ordinaria va male e chiedere sacrifici ai primi e soldi al secondo; vuole fare profitti facili senza rischio, tagliando gli stipendi, sfruttando, e facendo crescere, l’esercito dei precari dai quali si può pretendere qualsiasi cosa, rivendicando contributi senza obbligo sociale alcuno allo Stato e scaricando all’Istituto di previdenza dei giornalisti i costi di scelte sbagliate . Anche chi sinora non aveva capito, dentro e fuori la categoria, comprende oggi, infatti, che la Fieg non si oppone alla Federazione della Stampa con una proposta ma solo con azioni distruttive. Vuole mano libera e decidere i destini dei lavoratori giornalisti e dei cittadini utenti dell’informazione. Tutto ciò è intollerabile anche per i più moderati e i più disponibili a considerare serenamente e a fondo le ragioni dei problemi posti da ciascuna parte. Gli editori italiani della Fieg hanno smesso l’abito buono che li rende presentabili e indossato quello dei padroni delle ferriere. Vogliono riportare all’età della pietra le relazioni industriali. Dall’Ottocento si fanno i contratti per tenere in equilibrio diritti e doveri delle imprese e dei lavoratori. E contratti sono fonte di stabilità e matrice di sviluppo economico e sociale. E’ incredibile che una categoria di imprenditori che si vorrebbe più illuminata di tutte le altre, anche per le responsabilità sociali e pubbliche che condivide nella formazione dell’opinione pubblica, si faccia guidare in un vicolo così buio da una Fieg che coltiva l’insano sogno della distruzione delle relazioni contrattuali. Le personalità più illuminate che ancora ci sono nel mondo delle imprese di settore hanno il dovere di riprendere in mano i fili per una concertazione intelligente e operosa. C’è una situazione grave, che i prossimi scioperi sanzioneranno ancor di più perché rischia di diventare esplosiva. Nessun Paese democratico può rinunciare a cuor leggero a una libera informazione Né può acetire un così sprezzate potere dei padroni dei mezzi informazione. Il rinnovo del contratto con maggiori tutele per tutta la categoria de giornalisti, nel rispetto della dignità delle prestazioni di lavoro intellettuale lealmente fornite, sono i presupposti per questa libertà, non privilegi da abbattere. Il confronto tra parti e il dialogo sociale, ancorché non semplice, resta fatica democratica ineludibile. Gli scioperi, che sono uno strumento per la democrazia del lavoro non il fine, e altre azioni più severe di lotta continueranno fintanto che gli editori manifesteranno inconcepibile odio verso i giornalisti, attori indispensabili per fare giornali credibili e dare un senso alle stesse loro imprese. Il Governo è chiamato a considerare la delicatezza di questi problemi e a adottare iniziative conseguenti”.