“E’ apprezzabile il riconoscimento del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sul ruolo dei giornalisti nella società democratica così come merita attenzione la sua considerazione che “il mondo del giornalismo non è cosa diversa della classe dirigente del Paese”.
Certamente quest’ultima
“chiamata” sta sullo stesso piano del ruolo dell’informazione nella società, di
cui deve concorrere in maniera seria, rigorosa e plurale a formare l’opinione
pubblica, senza mai rinunciare alla fondamentale adesione ai principi della
testimonianza della verità e alla rinuncia a qualsiasi peccato di omissione. Il
giornalismo vincerà le sue sfide innalzando l’asticella del rigore, della
qualità informativa e dell’autonomia professionale.
Va dato atto al Presidente Renzi di non aver accettato di intervenire, nella
conferenza stampa di fine anno, su descrizioni caricaturali di una professione,
oggi in difficoltà per la crisi, chiamata a fare uno sforzo di cambiamento
importante nel tempo delle grandi trasformazioni, costretta a condizioni di
incertezza di lavoro mai viste prima. Certamente a ogni giornalista, dal più
umile cronista al più grande direttore, ai
titolari di funzioni di rappresentanza, è chiesto di sapersi confrontare
con la realtà senza scivoloni autoreferenziali, sapendo dare un nome il più
possibile esatto ai fatti, alle cose, senza speculazioni preordinate.
Sicuramente per i media e per il giornalismo cambiamenti radicali sono
necessari per sospingere i valori e la funzione dell’informazione professionale
e di qualità: dalle leggi per la libertà dell’informazione, alle soluzioni per
i conflitti d’interesse, al servizio pubblico radio televisivo, allo stesso
ordinamento professionale. Al Presidente Renzi diciamo che gli alibi per
nascondere le cose che non vanno possono e devono cadere per tutti.”